Tartarughe Caretta Caretta, c’é ancora un barlume di speranza | Volontari hanno posto rimedio ai danni dell’uomo e delle navi
Rinascita per le Caretta Caretta: grazie all’impegno dei volontari, salvaguardati nidi e habitat? Cosa sta succedendo.
L’inquinamento marino è una delle minacce per la fauna acquatica. Plastica, microplastiche, metalli pesanti e sostanze chimiche tossiche si accumulano negli oceani, causano soffocamento, avvelenamento e alterazioni genetiche in pesci, cetacei e tartarughe.
La pesca intensiva impoverisce gli stock ittici, mettendo molte specie marine a rischio di estinzione. L’uso di tecniche distruttive, come la pesca a strascico, danneggia habitat come le barriere coralline, senza contare gli effetti negativi della pesca a strascico che cattura animali che non c’entrano nulla e che non hanno mercato in Italia, come i delfini.
L’innalzamento delle temperature oceaniche e l’acidificazione delle acque, dovuta all’assorbimento di CO₂, danneggiano organismi come coralli e molluschi. Questi cambiamenti destabilizzano ecosistemi interconnessi, così gli animali si indeboliscono o si ammalano.
L’intensificazione delle attività umane, come trasporti marittimi, trivellazioni e costruzioni offshore, genera inquinamento acustico subacqueo. Questo interferisce con la comunicazione, la navigazione e il comportamento riproduttivo di cetacei e pesci. Il rumore eccessivo può causare disorientamento, spiaggiamenti e stress cronico negli animali marini.
La Caretta caretta
La tartaruga Caretta caretta, conosciuta anche come tartaruga comune, è una specie marina diffusa nelle acque temperate e tropicali di tutto il mondo. Ha un carapace di forma ovale, che varia in colore dal marrone al rossastro, e può raggiungere una lunghezza di circa 90 cm e un peso di 100-160 kg. Le zampe trasformate in pinne le permettono di nuotare agilmente. Questa specie predilige acque costiere poco profonde, dove si nutre di crostacei, meduse e molluschi.
Le tartarughe Caretta caretta si riproducono su spiagge sabbiose, dove le femmine scavano nidi per deporre fino a 120 uova per covata. La specie è classificata come “vulnerabile” dalla Lista Rossa dell’IUCN a causa della perdita di habitat, catture accidentali durante la pesca e inquinamento marino.
Gli interventi per la conservazione
Il Crama (Centro Recupero Animali Marini Asinara) dal 2006 si dedica alla cura, riabilitazione e rilascio di esemplari di tartaruga Caretta caretta, spesso vittime di lenze, ami e inquinamento. Un esempio recente è il rilascio di Marina Valeria, una tartaruga di 39 chili con una pinna amputata, rimessa in libertà dopo mesi di cure.
Il Crama monitora e protegge specie come balenottere, orche, delfini e squali. Con sede a Fornelli, sull’isola dell’Asinara, il centro collabora con enti locali e internazionali. L’osservatorio del mare, presso Cala Reale, è dotato di strutture per la ricerca e vasche per la riabilitazione. Iniziative come l’esposizione di uno scheletro di balenottera sensibilizzano il pubblico sull’importanza della biodiversità e sui pericoli derivanti da inquinamento e attività umane.