Archeologia marina e subacquea, parola d’ordine accessibilità | In Sicilia sarà tutto fruibile dai non vedenti

Archeologia marina

Reperto di archeologia marina (screenshot Rai/YouTube) - www.marinecue.it

Rivoluzione nell’archeologia subacquea: in Sicilia nasce un progetto che rende il patrimonio sommerso accessibile anche ai non vedenti.

L’archeologia marina è una disciplina che studia il patrimonio culturale sommerso nei mari, oceani, laghi e fiumi. Attraverso l’analisi di relitti, insediamenti costieri sommersi e manufatti, cerca di ricostruire le attività umane passate legate all’acqua, come commercio, pesca e migrazioni.

Gli archeologi marini utilizzano strumenti avanzati come sonar, droni subacquei e fotogrammetria per esplorare i siti sommersi. Le immersioni subacquee, supportate da attrezzature specializzate, permettono di documentare e conservare reperti senza danneggiarli. Le tecnologie moderne rendono possibile l’esplorazione di profondità altrimenti inaccessibili.

L’archeologia marina rivela aspetti fondamentali delle civiltà passate, come rotte commerciali e adattamenti all’ambiente marino. Studiare i resti sommersi aiuta a comprendere l’interazione tra uomo e mare nel corso dei secoli, contribuendo alla conservazione della memoria storica e al rafforzamento dell’identità culturale.

L’archeologia marina deve tenere conto delle difficoltà di accesso ai siti, dell’impatto di fattori naturali come correnti e salinità, e del rischio di saccheggio. La protezione del patrimonio sommerso richiede normative internazionali, progetti di conservazione e la sensibilizzazione del pubblico sull’importanza di preservare queste testimonianze storiche.

Le gite archeologiche in Sicilia

I siti archeologici sommersi della Sicilia saranno presto accessibili anche ai subacquei non vedenti grazie a un progetto innovativo. La Soprintendenza del Mare, in collaborazione con l’associazione pugliese “Albatros Progetto Paolo Pinto”, si impegna a rendere fruibili in modo completo e indipendente i percorsi subacquei. L’iniziativa, che si svilupperà nei prossimi tre anni, punta a creare itinerari archeologici accessibili a tutti. Il progetto prevede la formazione di istruttori e guide specializzate nei centri di immersione locali.

Albatros Progetto Paolo Pinto” ha vent’anni di esperienza nelle immersioni per subacquei non vedenti, avendo sviluppato una didattica specifica basata sull’autonomia consapevole. Il metodo, ideato da Manrico Volpi, utilizza strumenti innovativi come un riconoscitore per identificare 114 specie marine endemiche e numerosi reperti archeologici. Questa metodologia permette ai subacquei di interagire direttamente con l’ambiente sommerso in sicurezza e autonomia.

Archeologia marina
Archeologi subacquei (screenshot Rai/YouTube) – www.marinecue.it

Una soluzione inclusiva

Una novità del progetto riguarda l’utilizzo della stampa 3D per creare modelli tattili dei siti subacquei siciliani. Questi modelli, presentati durante i briefing pre-immersione, permetteranno ai subacquei non vedenti di esplorare i reperti toccandoli con mano. Questo approccio è stato già testato con successo in altre località italiane, come i fondali pugliesi e il lago di Bolsena.

Questo modello potrebbe diventare un punto di riferimento a livello internazionale per l’inclusività nei percorsi culturali e la valorizzazione del patrimonio sommerso, soprattutto dove non è possibile toccare le opere così da proteggerle.