Mare inquinato, la scoperta è scioccante | Basta solo un’ora ad un cittadino ricco per fare danni più di chiunque nella vita
Il confronto lascia sgomenti: determinate azioni dei cittadini ricchi inquinano più di quelle di una persona normale in tutta la vita.
Il mare, che bellezza infinita. Non è solo acqua salata, onde e orizzonti: è casa di pesci, storie, leggende e un’infinità di connessioni tra popoli e culture. Ma diciamocelo: non se la passa proprio bene. Da decenni le sue acque si trovano a fare i conti con problemi che lo stanno mettendo alle corde.
Inquinamento, cambiamenti climatici, plastica… un mix di sfide che ci tocca da vicino, anche se a volte facciamo finta di niente. Però, e qui arriva il punto, la colpa di tutto questo non è mica da spartire equamente.
No, c’è una bella differenza tra il contributo di un normale cittadino e quello di chi ha tasche piene e possibilità senza limiti. La disparità è così marcata che, se ci fermiamo a pensarci, un senso di ingiustizia sale a galla prepotente.
Quando si parla di emissioni e responsabilità, non basta contare quanto ognuno inquina. Certi stili di vita, eccessi di consumo e abitudini che i comuni mortali neanche si sognano, fanno danni che non si possono ignorare. Ecco perché guardare la questione da questa prospettiva fa capire quanto il divario tra i super-ricchi e il resto del mondo sia un problema, e non solo ambientale.
I super-ricchi e le loro emissioni: una questione che scotta
Oxfam, con il suo ultimo rapporto, mette in luce una verità difficile da digerire: in tre giorni di navigazione, un super-yacht di un miliardario emette tanta CO2 quanto una persona tra l’1% più povero del mondo in tutta la sua vita. Già questo è impressionante, ma c’è di più: basta un’ora e mezza d’uso di jet privati o di altri lussi e l’impronta ecologica di questi pochi raggiunge livelli che noi “normali” raggiungeremmo solo dopo anni e anni. Sì, è il potere delle cifre, ma dietro ci sono scelte quotidiane.
La crisi climatica non è un gioco. Dal 1990, l’1% più ricco del mondo ha lasciato un’impronta pesantissima: ha contribuito a un calo del PIL globale di miliardi e causato crisi alimentari che hanno colpito milioni di persone. E chi paga il conto? Ovviamente i Paesi più poveri. È una questione di etica, se ci pensiamo.
Cop29 e le decisioni che non possono aspettare
A pochi giorni dalla Cop29 di Baku, Oxfam lancia un appello: servono azioni concrete, non promesse vuote. È ora di tassare i grandi patrimoni, di eliminare progressivamente i combustibili fossili e di fermare i consumi di lusso che distruggono il pianeta. Parliamo di cose come super-yacht, jet privati, SUV giganti: non possiamo più fare finta che non siano parte del problema.
Il punto è che le risorse devono andare a chi ne ha più bisogno. I governi devono trovare il coraggio di prendere decisioni scomode ma necessarie. Si tratta di equità, di giustizia climatica. Non possiamo accettare che chi ha meno soffra di più per le scelte di pochi.