Tartarughe marine, è una tragedia | Nessun uovo depositato ha un embrione al suo interno: si va verso l’estinzione
Tragedia per le tartarughe marine: nessun uovo deposto contiene embrioni, il rischio di estinzione si fa sempre più reale.
Le tartarughe marine sono una vera meraviglia della natura, non trovi? Parliamo di animali che viaggiano per migliaia di chilometri attraverso gli oceani, ritornando sulle stesse spiagge dove sono nate per deporre le uova. È una storia antica, che profuma di mistero e resistenza. Ma il problema, lo sappiamo, è che la loro esistenza è appesa a un filo. Negli ultimi decenni, le cose sono peggiorate parecchio per questi splendidi rettili marini. Spiagge trasformate, luci artificiali, plastica… la lista è lunga.
La verità è che il ciclo vitale delle tartarughe è un po’ una roulette russa. Le femmine scavano nidi profondi nella sabbia, affidando il futuro della specie alle uova sepolte lì dentro. Ma quante di queste uova riescono davvero a schiudersi? Pochissime, purtroppo. Predatori naturali come granchi o uccelli si fanno un bel banchetto e, poi, ci siamo noi con il nostro impatto. Coste trasformate in resort e temperature che cambiano come vogliono. Ecco, il clima è un altro bello scherzetto: influisce pure sul sesso dei piccoli. Insomma, tutto un equilibrio precario, e ogni variabile può fare la differenza.
Forse non ci pensiamo spesso, ma le temperature della sabbia, dove le uova vengono incubate, sono decisive. Se si alzano troppo, potremmo ritrovarci con più femmine che maschi, e questo è un bel problema per la riproduzione. Il riscaldamento globale non ci sta dando una mano, diciamocelo. Le tartarughe dipendono da un ambiente costante, e ogni cambiamento rischia di mettere a rischio intere generazioni. Da qui, l’importanza di proteggere le aree di nidificazione, con recinzioni, monitoraggi continui e il supporto di volontari che spesso lavorano con mezzi ridotti.
Ok, lo so, può sembrare un discorso pessimista. Ma c’è chi ci prova a cambiare le cose. Ci sono programmi di tutela, laboratori che analizzano le uova, e campagne per educare le persone a rispettare questi animali. Il problema è che non basta. Ogni stagione di nidificazione è una lotta, e anche se si moltiplicano le iniziative, le sfide sono enormi.
Le sfide delle nidificazioni fuori stagione
Un esempio recente? Quello delle nidificazioni tardive. Non è che sia una buona notizia, anzi. Succede spesso che questi nidi abbiano un tasso di successo molto basso. Prendi la storia di Stintino: un nido trovato a La Pelosa, 59 uova di tartaruga Caretta caretta deposte a settembre. Un periodo non proprio ideale, diciamo.
La situazione si è complicata subito: il giorno dopo, il nido è stato traslocato per via delle condizioni meteo. Le piogge e il mare agitato hanno reso il terreno inadatto. Gli esperti non avevano molta speranza, e alla fine hanno deciso di portare le uova nei laboratori del Cnr di Oristano, seguendo i protocolli di emergenza.
Tentativi di salvataggio e risultati attesi
Ora, le uova sono sotto osservazione in un ambiente controllato. Umidità altissima, temperatura regolata… tutto per dare una chance di vita agli embrioni. Solo che, ahimè, la prima verifica non ha dato buone notizie. Nessun embrione.
Non ha sorpreso più di tanto gli esperti: il momento dell’anno, le condizioni esterne… tutto ha giocato contro. Però ci dice molto sul quanto sia difficile per le tartarughe, e quanto sia ancora lunga la strada da fare per salvarle davvero.