Fitoplacton, quanto ce n’è nelle acque del mare e qual è la sua importanza? Uno studio pubblicato sulla rivista di settore PNAS evidenzia a chiare lettere cosa sta succedendo e come si comporta il fitoplacton di fronte all’inquinamento ambientale. Al centro della questione ci sarebbe anche l’uso dei sistemi satellitari a scopo scientifico, in grado di analizzare i fondali con osservazioni mirate senza, però, costringere gli scienziati a continue emissioni. Perché è così importante sapere come si muovono questi microrganismi invisibili? C’è una vasta letteratura scientifica che spiega come il fitoplacton è la base alimentare per una serie di piccoli pesci. Dalla sopravvivenza di questi dipende la catena alimentare nel mare, mentre il compito dei predatori più grandi è quello di ridurre il numero di esemplari nelle specie che mangiano il fitoplacton. In questo ambiente sostenibile sulla carta è però intervenuto l’Uomo, con i cambiamenti climatici fuori controllo che ne conseguono. Come ha reagito questa base alimentare e cosa è in grado di indicare rispetto ai danni causati all’ambiente? Ecco cosa si è scoperto in questa interessante ricerca dedicata all’ambiente marino e al fitoplacton.
Il fitoplacton è una serie di specie unicellulari invisibili all’occhio umano, che sono però la base alimentare sul fondo degli oceani e dei mari. Questi microganismi sono anche delle cartine tornasole dei fondali marini, perché studiandoli gli scienziati sono in grado di capire qual è la temperatura e come si sta comportando l’habitat naturale di fronte ai problemi che stanno avanzando per via dell’inquinamento da parte dell’Uomo. Per riuscire a vedere il fitoplacton è necessario usare i satelliti nello Spazio. Infatti, questi strumenti sono in grado di scattare fotografie ad altissima risoluzione, che riescono poi a dare una resa dell’invisibile, cioè del fitoplacton presente negli oceani.
Una ricerca condotta con le sonde Argo ha calcolato quanto fitoplacton c’è sulla Terra. Il risultati sarebbero stati incredibili: parliamo di 343 milioni di tonnellate. Il responsabile del progetto Adam Stoer ha messo in evidenza come sapere quanto fitoplacton c’è sulla Terra e come vive negli oceani è importante per monitorare gli effetti dei cambiamenti climatici anche sulla terraferma. Lo studio scientifico è stato pubblicato dalla rivista PNAS. Stoer non avrebbe mancato di dare un accenno al ruolo che la tecnologia potrebbe avere in questi studi. Infatti, le sonde Argo sono state in grado di monitorare i dati su microorganismi dallo spazio, quindi aumenta l’importanza della capacità di analisi degli strumenti di intelligenza artificiale. Così i ricercatori hanno potuto analizzare circa 100 mila colonne d’acqua dai galleggianti e hanno potuto monitorare i risultati in oceano per circa un anno. L’alternativa sarebbe far passare di continuo delle navi con personale attrezzato e preparato per prendere dei campioni da analizzare poi in laboratorio, con risultati che potrebbero avere un maggior margine di errore. In più, anche i costi crescerebbero di conseguenza. I ricercatori di questo studio si sono, invece, affidati alle osservazioni via satellite, che hanno dato delle immagini colorate dell’oceano in base alla presenza del fitoplacton rilevata.
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