Plastiche in mare, arrivata la soluzione definitiva al problema | Scienziati hanno appena svelato che basta questo per discioglierle senza danni

Bicchiere di plastica nel mare

Plastica (Pixabay FOTO) - www.marinecue.it

Gli oceani sono bombardati da tonnellate di plastica e di altri rifiuti che inquinano, ma potrebbe esserci una soluzione inaspettata.

Gli oceani ospitano enormi distese di rifiuti, note come “isole di spazzatura”, immense aree in cui i detriti galleggianti si accumulano, intrappolati dalle correnti oceaniche. 

La più nota è il Great Pacific Garbage Patch, situato nell’Oceano Pacifico, tra California e Hawaii. Qui, milioni di tonnellate di plastica si muovono in un vortice continuo, frammentandosi in pezzi sempre più piccoli.

Questi detriti provengono da ogni parte del mondo, portati dai fiumi, dalle coste e dalle attività industriali. Sono rifiuti che impiegano centinaia di anni per degradarsi.

Il problema è enorme e richiede una presa di coscienza collettiva. Agire per ridurre l’uso della plastica è essenziale per preservare la bellezza e la salute dei nostri oceani e, con essa, del pianeta intero.

Una minaccia invisibile

Le nanoplastiche, piccole particelle di plastica che misurano meno di un millesimo di millimetro, sono ormai ovunque: dai fondali dei nostri mari ai ghiacci artici, queste particelle si sono diffuse fino a raggiungere ogni angolo del pianeta. Derivano dalla degradazione della plastica e sono talmente piccole da sfuggire ai tradizionali sistemi di filtrazione, accumulandosi progressivamente nell’ambiente e lungo la catena alimentare. A causa della loro minuscola dimensione, queste particelle possono facilmente entrare negli organismi viventi e raggiungere organi vitali come i reni, aumentando la concentrazione nel nostro corpo man mano che risalgono la catena alimentare. 

L’accumulo di nanoplastiche nei nostri corpi potrebbe provocare effetti a lungo termine ancora poco conosciuti, con rischi che toccano aspetti fondamentali come la regolazione degli ormoni e la salute riproduttiva. Per questo motivo, la scienza sta cercando soluzioni non solo per misurare e capire meglio l’impatto di queste particelle, ma anche per trovare metodi efficaci che possano davvero liberare l’ambiente dalle nanoplastiche.

Plastica
Oceani pieni di plastica (Pixabay FOTO) – www.marinecue.it

Delle soluzioni innovative

Per rimuovere le nanoplastiche dall’acqua, gli scienziati stanno sviluppando diverse tecniche innovative. Una delle più tradizionali è la filtrazione, che utilizza membrane speciali per trattenere le particelle plastiche. Tuttavia, questo metodo, efficace su piccola scala, non si adatta facilmente a grandi corpi d’acqua come oceani e laghi. Un’altra soluzione studiata consiste nel ricorrere a batteri o altri microrganismi in grado di degradare naturalmente le plastiche. Ma la novità più interessante è rappresentata da speciali solventi idrofobici, capaci di separare le nanoplastiche dall’acqua in modo rapido e non tossico. Questi solventi non si mescolano con l’acqua e, come l’olio, formano una fase separata, che può catturare e trattenere le particelle plastiche.

Il processo sfrutta l’affinità dei solventi per la plastica e si basa sulla cosiddetta estrazione liquido-liquido. La miscela di solventi e acqua crea strati distinti, portando a galla le particelle di plastica in modo naturale. I risultati di laboratorio sono promettenti: solventi come il timolo e il mentolo hanno dimostrato di funzionare in condizioni sia di acqua dolce che salata, e potrebbero essere utilizzati su larga scala per rimuovere le nanoplastiche.