Sardegna, è calamità naturale | 2 milioni di euro di danni: la colpa è della siccità e del mare troppo caldo
Un particolare settore produttivo della Sardegna ha subito milioni di euro di danni a causa di siccità e caldo anomalo.
Sardegna: bellezza pura, mare cristallino e coste da cartolina. Eppure, la vita lì non è solo relax e paesaggi da sogno. Le sue risorse naturali sono una parte fondamentale dell’economia locale e il biglietto da visita per chi arriva in città.
Quando ti avvicini al porto, la prima cosa che noti sono i galleggianti colorati che fanno da benvenuto: quelli indicano delle particolari coltivazioni, un segno distintivo e orgoglio della zona. Per molti abitanti, queste acque rappresentano vita, lavoro e tradizione. Ma come ogni tesoro naturale, anche queste risorse sono vulnerabili, e la natura, ahimè, a volte ci mette lo zampino.
Affinché questa coltivazione prosperi ci vuole un mare “in salute”. Serve ossigeno, un giusto equilibrio di sali e nutrienti, e l’assenza di impurità, tutti fattori messi a rischio dal clima. Anche se queste coltivazioni aiutano l’ambiente, limitando fenomeni come le mucillagini, bastano poche anomalie climatiche a sconvolgere tutto. E quest’anno, purtroppo, non è stato il migliore.
A giugno il presidente del Consorzio molluschicoltori di Olbia, Raffaele Bigi, era ottimista: sembrava che la stagione avrebbe regalato una produzione record, di quelle che fanno sognare. Però poi il caldo e l’acqua troppo salata hanno ribaltato tutto, e il bilancio non è stato affatto roseo.
Caldo torrido e siccità non lasciano scampo
Ed è stato proprio questo caldo pazzesco, quest’estate, a creare i guai. Durante agosto, col mare che sembrava una pentola in ebollizione, c’è stata una moria impressionante: dentro il golfo, si è perso il 100% delle cozze di Olbia. Uno shock. E con l’assenza delle solite maestralate – che di solito rinfrescano e ossigenano l’acqua – la situazione è degenerata, tanto che in totale si parla di un danno da quasi 2 milioni di euro. E tutto questo per un ecosistema fragile che, ogni anno, sembra fare i conti con l’imprevedibilità del clima.
Di fronte a queste difficoltà, non resta che sperare in un aiuto concreto. Infatti, il consorzio ha deciso di chiedere il risarcimento per calamità naturale. Le aziende non possono farcela da sole, e questo tipo di problemi, senza supporto, rischia di far crollare un settore intero.
La lentezza della burocrazia non aiuta
Qui subentra il nodo della burocrazia. Come spiega Bigi, le pratiche di risarcimento restano arenate nei meandri degli uffici, un problema che complica tutto e frustra gli operatori. È dal 2022, infatti, che aspettano di vedere qualche soldo per i danni passati. In più, ottenere anche i permessi per espandersi o per gestire le barche è un’impresa, e intanto i costi aumentano.
Per i mitilicoltori significa solo una cosa: andare avanti con le proprie risorse, finché queste non si esauriranno. Nonostante l’annata pessima, però, il consumo non cala; chi assaggia le cozze di Olbia apprezza ancora la qualità. Ma, chissà quanto durerà?