Commercio marittimo, il futuro è un ritorno al passato | Addio a carburanti e motori elettrici: d’ora in poi ci saranno solo queste navi

Nave portacontainer (Pixabay)

Nave portacontainer (Pixabay FOTO) - www.marinecue.it

Il commercio fa passi da gigante, così come la tecnologia, eppure potrebbe esserci un ritorno al passato. Scopri cos’è accaduto.

Il commercio marittimo è il cuore pulsante del commercio globale: ogni giorno, navi cariche di merci attraversano oceani e mari per collegare paesi e continenti.

La logistica di questo settore è complessa e affascinante. Porti, terminal e sistemi di carico e scarico operano in sincronia per ridurre i tempi di fermo e migliorare la distribuzione delle merci. 

Tuttavia, il settore marittimo non è immune a sfide importanti. Condizioni meteo, fluttuazioni economiche e tensioni geopolitiche possono influenzare le rotte e i costi, mentre l’impatto ambientale delle emissioni è una questione sempre più urgente. 

Oltre a essere un motore economico, il commercio marittimo ha anche un forte impatto culturale. Da secoli, infatti, rappresenta un ponte tra popoli, favorendo lo scambio non solo di merci ma anche di idee e tradizioni.

Un cambio necessario

Il trasporto marittimo è il cuore pulsante del commercio globale, un’infrastruttura vitale che permette di movimentare oltre l’80% delle merci nel mondo. Tuttavia, questo fondamentale sistema ha un lato oscuro: rappresenta il 3% delle emissioni di gas serra. Le conseguenze ambientali di questa realtà pesano sulla coscienza collettiva. Ogni giorno, le navi solcano i mari, ma lo fanno con un prezzo: l’inquinamento. L’Organizzazione marittima internazionale ha fissato un ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni a zero netto entro il 2050. 

Non possiamo ignorare la crisi climatica e il nostro impatto sull’ambiente. Carburanti alternativi come l’ammoniaca e il metanolo rappresentano una luce in fondo al tunnel, ma il loro costo elevato e la mancanza di infrastrutture adeguate ne ostacolano l’adozione. Anche il nucleare, una tecnologia in grado di risolvere gran parte dei problemi legati alle emissioni e all’autonomia delle navi, trova il suo freno in normative complesse e incertezze. In questo contesto, si fa strada un’idea antica ma sorprendentemente innovativa: il ritorno alle navi a vela. Un’opzione che, seppur non in grado di sostituire completamente i motori tradizionali, potrebbe rivelarsi una soluzione complementare e sostenibile.

Una nave portacontainer e cielo nuvoloso (Pixabay)
Una nave portacontainer e cielo nuvoloso (Pixabay FOTO) – www.marinecue.it

Un futuro più sostenibile

Le nuove tecnologie di propulsione a vento, come le vele e i rotori, rappresentano una speranza concreta per un futuro più verde. Le vele rigide, come quelle progettate nel sistema Wind Challenger, possono ridurre il consumo di carburante di un significativo 5-8% per viaggio, contribuendo a diminuire l’impronta carbonica delle navi. Allo stesso modo, le vele gonfiabili e pieghevoli sviluppate da aziende come Michelin promettono un risparmio ancora maggiore.

Tuttavia, la strada è ancora lunga. Rallentare le navi potrebbe sembrare un metodo semplice per ridurre le emissioni, ma implica una revisione radicale delle catene di approvvigionamento globali. La velocità è un imperativo nel commercio, e le aziende temono che rallentare le operazioni possa portare a perdite economiche significative.