Italia, il mare si sta riprendendo i suoi spazi | L’Adriatico ora fa davvero paura: le autorità in Emilia Romagna corrono ai ripari prima che sia troppo tardi
Le aree costiere sono le più esposte alle conseguenze del cambiamento climatico, e in Emilia Romagna si pensa a soluzioni innovative.
Ravenna è una città nota per il suo vasto patrimonio storico, i mosaici e la bellezza dei suoi paesaggi naturali. Tuttavia, come molte altre località costiere, si trova oggi a dover affrontare una sfida crescente: il cambiamento climatico. Le sue coste, così apprezzate per il turismo e la biodiversità, stanno subendo gli effetti dell’innalzamento del livello del mare e dell’erosione. Questi fenomeni mettono a rischio non solo l’ambiente naturale, ma anche la comunità e l’economia locale, fortemente legate al mare.
Negli ultimi anni, in diverse parti del mondo si stanno sperimentando soluzioni innovative per contrastare l’erosione costiera e proteggere le aree più esposte. Si tratta di strategie che coinvolgono sia l’aspetto tecnologico che quello ambientale, puntando a un ripristino degli ecosistemi naturali e alla creazione di nuove forme di difesa. Anche in Italia, in particolare lungo la fascia adriatica, questo tipo di interventi sta diventando sempre più necessario, con le coste della Romagna in prima linea.
Il cambiamento climatico è un fenomeno che ormai tocca ogni parte del mondo, ma le zone costiere sono tra le più vulnerabili. Le mareggiate, la perdita di sabbia e l’innalzamento del livello del mare sono problemi reali che minacciano la sopravvivenza di interi ecosistemi e mettono in pericolo le abitazioni e le infrastrutture vicine. La sfida è grande: come fermare o quantomeno rallentare l’impatto di questi cambiamenti senza alterare eccessivamente il paesaggio?
In questo scenario, la ricerca scientifica e la collaborazione tra istituzioni locali giocano un ruolo fondamentale. Progetti che coinvolgono università, parchi regionali e altri enti hanno l’obiettivo di sviluppare soluzioni sostenibili, in grado di proteggere le coste e allo stesso tempo preservare la biodiversità locale. È un compito complesso, che richiede una profonda conoscenza del territorio e un approccio multidisciplinare.
Un progetto pilota sulla costa ravennate
A Ravenna, poco a nord della foce del Bevano, sta prendendo forma un progetto che mira proprio a rispondere a queste sfide. Si tratta di un’iniziativa promossa dall’Università di Bologna, in collaborazione con il Parco regionale del Delta del Po, il Comune di Ravenna e la Fondazione Flaminia. Questo progetto prevede la costruzione di un reef, una sorta di scogliera artificiale composta da nidi di ostriche e sabellarie, posizionato a circa 150-200 metri dalla spiaggia.
Il reef, lungo 200 metri e largo cinquanta, verrà realizzato utilizzando brecce calcaree, che formeranno la base della struttura. Le ostriche europee della specie Ostrea edulis saranno i primi abitanti di questa scogliera, il cui scopo principale sarà proteggere la costa ravennate dall’erosione e dalle mareggiate. Ma la vera forza di questo ecosistema è nella sua capacità di auto-sostenersi nel tempo.
Un ecosistema in evoluzione
La costruzione di questo reef ha un obiettivo ambizioso: ripristinare un habitat sottomarino che secoli fa caratterizzava questa zona. Le ostriche, insieme alle sabellarie, note per essere dei “biocostruttori”, contribuiranno a cementare la scogliera, creando un ambiente favorevole per altre specie marine. In pochi anni, questo ecosistema potrebbe ospitare stelle marine, pesci, seppie e altre forme di vita che cercano rifugio e nutrimento in un habitat rigenerato.
Una volta stabilizzato, il reef potrebbe anche proteggere le spiagge, rallentando l’azione delle onde e favorendo l’accumulo naturale della sabbia. Secondo gli esperti, potrebbe essere una soluzione più efficace rispetto alle tradizionali scogliere artificiali, che spesso alterano il paesaggio costiero trasformando le spiagge in lagune salmastre.