Con l’avvento del supporto satellitare, la possibilità di prevenire incidenti marittimi è migliorata in modo significativo.
L’importanza di garantire la sicurezza delle imbarcazioni che solcano i mari è diventata sempre più evidente negli ultimi anni, soprattutto dopo diversi incidenti che hanno coinvolto navi commerciali e militari. I mari, per quanto vasti, nascondono insidie nelle zone costiere poco conosciute, dove secche e scogli non segnalati possono trasformare una traversata sicura in un disastro.
La tecnologia, in questo contesto, ha fatto grandi passi avanti nel tentativo di prevenire situazioni pericolose. Un ruolo fondamentale viene oggi svolto dai satelliti, che stanno rivoluzionando il modo in cui viene monitorato il fondale marino. Da tempo, infatti, le navi si affidano a sonar e mappe tradizionali per navigare in sicurezza, ma queste tecnologie presentano dei limiti, soprattutto in aree dove i rilievi sono incompleti o datati. In queste zone, l’imprevedibilità diventa una variabile difficile da gestire.
Le aree costiere sono particolarmente pericolose poiché spesso si trovano fuori dalle rotte principali del traffico marittimo e, pertanto, risultano meno monitorate. Di conseguenza, diventa facile incappare in bassi fondali non segnalati. Questi rischi non riguardano solo le navi mercantili ma anche quelle militari e turistiche. Con l’aumento delle attività economiche e turistiche in regioni marine meno conosciute, la probabilità di incidenti marittimi è in crescita.
Molte delle zone più remote non vengono battute spesso e sono raramente soggette a monitoraggi frequenti. Tuttavia, i rischi possono essere contenuti grazie alle nuove tecnologie di osservazione della Terra che sfruttano le immagini satellitari per mappare i fondali con una precisione inedita.
Negli ultimi anni, un’importante svolta è arrivata grazie all’uso della Satellite Derived Bathymetry (SDB), una tecnica che permette di ottenere informazioni dettagliate sulle profondità marine utilizzando immagini ottiche fornite dai satelliti. Grazie a questa tecnologia, è possibile ottenere dati precisi fino a 30 metri di profondità, a seconda della trasparenza dell’acqua, senza dover mettere a rischio l’incolumità del personale né utilizzare strumenti costosi come sonar o laser.
Questa tecnica si basa sull’analisi della luce riflessa dal fondale marino, che viene catturata dai satelliti. Ciò consente di mappare anche aree difficili da raggiungere con mezzi tradizionali, come le zone off-limits o troppo pericolose per le navi. In questo modo, le navi possono avere accesso a dati aggiornati che riducono drasticamente il rischio di incagliarsi.
Le informazioni ricavate con l’SDB hanno già permesso di mappare un terzo delle coste mondiali, fornendo dati accurati e aggiornati alle autorità marittime e alle imprese di navigazione. Questi dati risultano fondamentali per identificare pericoli come secche e scogli che potrebbero non comparire sulle carte nautiche tradizionali, soprattutto in aree remote come il Mar Rosso, il Golfo di Oman e il Mediterraneo orientale.
Con l’avvento di questi strumenti, la possibilità di prevenire incidenti marittimi è migliorata in modo significativo. Le navi che operano in zone costiere rischiose possono ora contare su una tecnologia che fornisce mappe dettagliate in tempo reale, contribuendo a ridurre gli incidenti e aumentando la sicurezza generale in mare.
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