La Russia verso il monopolio dei mari | A nulla sono servite le sanzioni inflitte: un escamotage da miliardi di dollari al mese
La Russia starebbe valutando nuove soluzioni per rispondere alle sanzioni imposte dall’Europa per la guerra. Cosa succede?
La guerra tra Russia e Ucraina, iniziata nel 2014 e intensificata nel 2022 con l’invasione russa, è il risultato di una lunga serie di tensioni geopolitiche, storiche e culturali tra i due Paesi.
La crisi ha avuto profonde ripercussioni non solo in Europa, ma anche a livello globale, coinvolgendo numerosi attori internazionali. Le sanzioni imposte alla Russia da parte dell’Occidente e i loro effetti economici sono solo uno degli aspetti che stanno influenzando l’evolversi del conflitto.
Le misure avrebbero avuto un impatto limitato, poiché la Russia avrebbe trovato nuovi sbocchi di mercato in Asia, soprattutto in Cina e India, e ha implementato strategie alternative per aggirare le restrizioni.
Il conflitto non è solo una questione militare, ma anche economica, con la Russia che tenta di preservare le proprie risorse energetiche per continuare a finanziare le operazioni belliche. Le tensioni tra Mosca e Kiev hanno anche scosso l’equilibrio energetico dell’Europa, che ha dovuto ridurre la dipendenza dal gas russo e cercare soluzioni alternative.
La flotta ombra: il petrolio russo sotto radar
Negli ultimi anni, la Russia avrebbe creato una “flotta ombra” composta da petroliere non formalmente identificate come russe, ma che opererebbero al servizio di Mosca per trasportare petrolio e altre materie prime.
Questo sarebbe reso possibile grazie alla triangolazione con Paesi terzi, come Dubai, che mascherano la reale provenienza del greggio. Secondo il Financial Times, questa flotta ha aumentato del 70% la sua capacità di trasporto in un solo anno, sfuggendo così alle sanzioni imposte dall’Occidente.
Gli incidenti navali, come quello avvenuto a marzo 2023 con la petroliera Andromeda Star, evidenziano i rischi crescenti per l’ambiente. Con una flotta costituita da imbarcazioni sempre più obsolete, l’eventualità di disastri ambientali su larga scala è sempre più concreta, soprattutto nelle aree trafficate come il Mar Baltico e lo Stretto di Gibilterra.
L’impatto delle sanzioni e il rischio ambientale
Le sanzioni imposte alla Russia hanno mirato a limitare l’esportazione del suo petrolio, imponendo un tetto di 60 dollari al barile. Le petroliere utilizzate sono spesso vecchie, con un’età media di 18 anni, e operano con una copertura assicurativa insufficiente. Il volume di petrolio russo trasportato via mare è aumentato da 2,4 milioni di barili al giorno a 4,1 milioni in un solo anno.
Questa situazione rappresenta un pericolo non solo per l’economia, ma anche per l’ambiente. L’uso di navi mal tenute aumenta il rischio di incidenti, fuoriuscite di petrolio e disastri ecologici che potrebbero costare miliardi agli stati europei.