Cento anni ricerche senza esito positivo | All’improvviso sbuca dal nulla sui fondali marini: la scoperta è agghiacciante

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Scoperta sul fondo del mare (Pixabay Foto) - www.marinecue.it

Le ricerche non avevano dato alcun esito e nessuno poteva immaginare che la scoperta arrivasse per caso dopo tanto tempo.

Esplorare i fondali marini è un’attività che da sempre affascina l’uomo. Le profondità del mare custodiscono misteri e tesori che raccontano storie di un tempo passato, di navi affondate, di battaglie perdute e di vite che si sono fermate in fondo al mare. Ogni relitto rappresenta una traccia indelebile della storia, una testimonianza di eventi che hanno segnato il destino di intere popolazioni.

L’esplorazione subacquea è un viaggio nel tempo, una possibilità unica di rivivere vicende di guerre e commerci. I relitti, intrappolati in un silenzio perenne, offrono indizi preziosi agli archeologi subacquei che si immergono per studiarli. Con tecnologie sempre più avanzate e metodi di immersione complessi, oggi è possibile raggiungere profondità fino a pochi decenni fa inaccessibili, dove giacciono navi da guerra, mercantili e passeggeri.

Ogni immersione è una sfida: oltre a competenze tecniche avanzate, richiede una buona conoscenza storica per interpretare correttamente ciò che si osserva. I ricercatori devono collegare ciò che trovano sotto l’acqua con documenti d’archivio, mappe e testimonianze del passato, in un lavoro meticoloso e appassionato.

Tra le zone più ricche di storie sommerse, la Calabria occupa un posto di rilievo. Sotto le acque dello Ionio, relitti di epoche diverse offrono agli esploratori e ai subacquei una finestra sul passato che merita di essere riscoperta e valorizzata.

La scoperta del “Melo”

Il ritrovamento e l’identificazione del relitto della nave “Melo”, affondata nel 1917, rappresenta un’importante conquista per la comunità di appassionati di immersioni e per gli storici navali. Il relitto, situato a una profondità di quasi 90 metri, è stato oggetto di numerose esplorazioni prima di essere identificato con certezza.

Grazie a una ricostruzione storica dettagliata e a diverse immersioni condotte da un team di esperti subacquei il “Melo” ha finalmente un nome. Questa nave passeggeri, costruita nel 1887 nei cantieri britannici, ha navigato per decenni nel Mediterraneo, trasportando merci e persone lungo rotte vitali.

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Anemoni nel loro ambiente naturale (Pixabay Foto) – www.marinecue.it

Il valore storico del ritrovamento

Il ritrovamento del relitto del “Melo” è un esempio del contributo che l’archeologia subacquea può dare alla comprensione della storia marittima. La nave affondata durante la Prima Guerra Mondiale, dopo essere stata colpita da una mina austro-ungarica, rappresenta un’importante testimonianza del conflitto e del ruolo del Mediterraneo come teatro di battaglie navali.

Oggi, il relitto offre una rara opportunità di studiare una nave quasi intatta, con la sua struttura visibile dalle stive alla sala macchine, permettendo di raccontare una storia dimenticata da più di un secolo.