Il mare influisce sugli eventi meteo estremi | Il suo calore fa sì che si sprigioni più energia del dovuto: anche se si raffredda i rischi permangono
La temperatura del mare può influire sugli eventi metereologici estremi? La parola agli esperti che svelano il mistero.
Gli eventi meteorologici estremi hanno sempre avuto un forte impatto sull’ecosistema terrestre e umano. Dalle tempeste ai cicloni, dalle inondazioni alle siccità, questi fenomeni possono essere devastanti e imprevedibili. La loro intensità e frequenza, tuttavia, sembrano essere in aumento, complici i cambiamenti climatici che stanno modificando la normale alternanza delle stagioni. Conoscere e comprendere le dinamiche che li generano diventa essenziale per mitigarne gli effetti.
Le cause di questi fenomeni meteorologici possono essere molteplici. Da una parte ci sono le condizioni atmosferiche che, a seconda della pressione, delle temperature e dell’umidità, creano situazioni ideali per la formazione di tempeste o piogge intense. Dall’altra, ci sono le interazioni con gli oceani e i mari che giocano un ruolo fondamentale nel trasportare il calore e l’umidità necessari per alimentare fenomeni come i cicloni tropicali o le piogge torrenziali. L’energia proveniente dalle acque calde, infatti, è uno dei motori principali per la nascita di eventi meteorologici estremi.
Negli ultimi anni, gli studi scientifici hanno evidenziato come il riscaldamento globale stia alterando il comportamento di questi fenomeni. Ad esempio, la temperatura degli oceani e dei mari sta aumentando, favorendo la formazione di tempeste più potenti e in alcuni casi prolungate. Questo innalzamento della temperatura delle acque modifica anche la distribuzione delle piogge, portando a periodi di siccità alternati a piogge eccezionali, come è accaduto in varie regioni del mondo. Le acque più calde evaporano rapidamente, alimentando le nuvole con maggiore umidità, il che può innescare piogge torrenziali e inondazioni improvvise.
Oltre ai mari, anche la presenza di correnti d’aria a livello globale, come i “fiumi atmosferici”, gioca un ruolo cruciale. Questi flussi di umidità, che possono spostarsi per migliaia di chilometri, trasportano grandi quantità d’acqua dall’oceano verso l’interno delle terre, causando piogge intense e improvvise in aree che potrebbero non essere preparate a gestirle. Quando queste correnti interagiscono con le condizioni locali, come montagne o coste, possono creare temporali di forte intensità.
La variabilità del clima e le sue conseguenze
In Italia, e in particolare in Liguria, l’influenza di questi fenomeni è evidente soprattutto durante i cambi di stagione. Nonostante il calo delle temperature, infatti, non diminuisce il rischio di eventi alluvionali, che spesso sono il risultato di condizioni climatiche complesse. Questo avviene poiché la differenza tra la temperatura dell’aria e quella del mare gioca un ruolo determinante nel favorire o meno la formazione di forti temporali.
Secondo gli esperti, come spiegato da Barbara Turato, la dirigente responsabile del settore meteorologia e idrologia di Arpal, le temperature più basse del mare, pur rappresentando un sollievo dopo mesi di caldo intenso, non bastano a scongiurare il rischio di alluvioni.
Il rischio di alluvioni in Liguria
La Liguria, con la sua conformazione geografica stretta tra il mare e le montagne, resta infatti particolarmente vulnerabile. Anche con la temperatura del mare in discesa, i temporali possono essere intensificati dalle correnti di umidità provenienti da lontano. Questo significa che il rischio di piogge forti e alluvioni persiste, alimentato da una combinazione di fattori atmosferici e marittimi, che rende difficile prevedere con precisione l’impatto delle condizioni climatiche.
Un altro fattore che rende complessi i fenomeni meteorologici estremi è la capacità dei temporali di auto-rigenerarsi, come spesso accade durante l’autunno in Liguria. Questi temporali, detti autorigeneranti, possono stazionare su una stessa area per ore, scaricando quantità di pioggia eccezionali. La loro forza risiede nella capacità di attingere dall’umidità presente nell’atmosfera e di intensificarsi, rendendo ancora più difficoltosa la previsione e la gestione del rischio idrogeologico, con conseguenze potenzialmente disastrose per il territorio.