Gli abissi marini hanno svelato un pesce preistorico | Si pensava fosse estinto ed invece è lì da 10 mila anni
Una scoperta sorprendente: il pesce preistorico riscoperto negli abissi non si è estinto, come precedentemente ipotizzato.
Nel corso della storia, diversi pesci si sono pensati estinti, ma recenti scoperte hanno dimostrato il contrario. Tra questi, il celacanto è uno dei più noti. Questo pesce osseo è stato creduto estinto da circa 66 milioni di anni, fino al suo ritrovamento nel 1938 al largo delle coste sudafricane.
Un altro esempio è il pesce goblin, noto per la sua apparenza insolita. Si credeva che fosse scomparso da tempo, fino a quando non è stato avvistato nel 2002 nelle profondità dell’Oceano Pacifico. Questo pesce, con la sua testa traslucida e la bocca appuntita, ha affascinato i ricercatori, dimostrando che ancora ci sono segreti da svelare nelle acque profonde.
Queste scoperte non solo arricchiscono la nostra conoscenza della biodiversità marina, ma ci insegnano anche che ci sono ancora molte specie da scoprire.
La scoperta di queste specie riaccende l’interesse per le acque profonde e ci ricorda quanto poco conosciamo ancora degli ecosistemi marini, nonostante i progressi della scienza e della tecnologia.
La scoperta del pesce lumaca
Recentemente, un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Australia Occidentale ha fatto una scoperta straordinaria durante un progetto di esplorazione oceanografica: hanno identificato una nuova specie di pesce lumaca, denominata Pseudoliparis belyaevi, nelle profondità della fossa oceanica delle Izu-Ogasawara, in Giappone. Questo pesce, che vive a ben 8.336 metri sotto il livello del mare, presenta un aspetto che ricorda un mollusco privo di conchiglia o un girino. Le immagini catturate durante l’esplorazione hanno mostrato questa specie nuotare nei pressi dei resti di un grande mammifero marino, suggerendo che possa svolgere un ruolo di spazzino nell’ecosistema.
Per realizzare queste riprese, il team di scienziati ha utilizzato sommergibili senza equipaggio, equipaggiati con telecamere in grado di resistere a pressioni enormi, circa 800 volte superiori a quelle a livello del mare. Grazie a bracci robotici, i ricercatori hanno potuto attirare i pesci con esche, consentendo di catturare immagini sorprendenti della vita che abita queste acque estreme. Le osservazioni hanno rivelato che la lunghezza media di questa nuova specie è di circa 11 centimetri e che molti esemplari sono ciechi, ma dotati di un eccezionale senso dell’olfatto.
L’importanza dell’esplorazione degli abissi
Il professor Alan Jamieson, leader della spedizione, ha sottolineato come la principale motivazione per esplorare queste profondità derivi dal disinteresse generale verso gli organismi che abitano le acque profonde. Nonostante la loro ecologica importanza e la biodiversità unica, i ricercatori che si dedicano a queste specie rappresentano una minoranza. Jamieson ha osservato che le profondità oceaniche coprono il 65-70% della superficie terrestre, eppure solo il 5% è stato effettivamente esplorato.
Questa mancanza di attenzione nei confronti delle creature marine è spesso motivata dalla necessità di giustificare le spese di ricerca con risultati “vendibili” alla stampa. Tuttavia, i ricercatori australiani sostengono che comprendere meglio gli abissi sia fondamentale per prevenire conseguenze devastanti sugli ecosistemi, influenzati dall’uso che l’umanità fa del mare. Jamieson ha avvertito che l’inquinamento e altre attività umane stanno già avendo effetti negativi sulle profondità oceaniche, e ha espresso la speranza che il pesce lumaca possa stimolare una maggiore curiosità e attenzione verso le misteriose creature degli abissi, affinché si possa agire per preservare questo ambiente prezioso.