Mangiare pesce è fondamentale, ma non è salutare | Quello pescato è contaminato: anche gli ambientalisti sposano gli allevamenti

Pescato vario (Pixabay foto)

Pescato vario (Pixabay foto) - www.marinecue.it

L’acquacoltura sarà fondamentale per la sostenibilità alimentare, in un periodo in cui il settore della pesca è afflitto da tanti problemi. 

Mangiare pesce è sempre stato considerato un toccasana per la salute. Studi scientifici e raccomandazioni di esperti di tutto il mondo hanno sempre sottolineato i benefici di una dieta che includa pesce, grazie al suo contenuto di omega-3 e proteine di alta qualità. Tuttavia, dietro la crescente richiesta di prodotti ittici, si nasconde una sfida cruciale per il nostro pianeta e le sue risorse.

Il mare, per secoli, ha fornito gran parte del pesce che consumiamo. La pesca tradizionale, infatti, è stata per lungo tempo il metodo principale per procurarsi il pescato. Ma negli ultimi decenni, la situazione è cambiata. Il sovrasfruttamento delle risorse marine ha portato a un drammatico calo degli stock ittici, mettendo a rischio molte specie e alterando profondamente gli ecosistemi marini.

Questa situazione critica è aggravata dalla crescita della popolazione mondiale e dalla sempre più alta domanda di pesce a livello globale. Mentre il consumo di pesce per persona è più che raddoppiato dagli anni Sessanta, la capacità degli oceani di soddisfare tale richiesta si è drasticamente ridotta. In molti mari del mondo, tra cui il Mediterraneo, si osservano segni evidenti di esaurimento delle risorse, creando uno scenario incerto per il futuro della pesca.

In questo contesto, l’acquacoltura si sta rivelando una soluzione sempre più centrale. Grazie all’allevamento di pesci, molluschi e crostacei, è possibile garantire una fornitura costante di prodotti ittici senza gravare ulteriormente sugli oceani. Anche le associazioni ambientaliste, una volta contrarie agli allevamenti, stanno rivalutando il ruolo dell’acquacoltura, specialmente se regolata da norme rigide e orientata verso la sostenibilità.

Il ruolo dell’acquacoltura nella produzione globale

Oggi, l’acquacoltura ha raggiunto un traguardo storico, superando la pesca di cattura come principale fonte di pesce per il consumo umano. Secondo i dati più recenti, nel 2022, l’allevamento ittico ha rappresentato il 51% della produzione mondiale di animali acquatici, pari a 94,4 milioni di tonnellate. Questo cambiamento epocale è un segnale di come il settore sia destinato a giocare un ruolo sempre più importante nella nostra alimentazione.

Tuttavia, questa rapida crescita comporta anche delle sfide. Nonostante i successi registrati, la produzione non è ancora in grado di soddisfare completamente la domanda interna, soprattutto in Paesi come l’Italia, dove il consumo pro capite di prodotti ittici è tra i più alti d’Europa. Solo una minima parte delle specie allevate riesce a coprire il fabbisogno nazionale, rendendo necessario importare una significativa quantità di pesce dall’estero.

Pesce d'allevamento (Pixabay foto)
Pesce d’allevamento (Pixabay foto) – www.marinecue.it

Il futuro dell’acquacoltura e il bisogno di innovazione

Guardando al futuro, la sostenibilità dell’acquacoltura sarà fondamentale. Oltre a garantire una maggiore produzione, è essenziale che gli allevamenti si sviluppino in modo responsabile, rispettando l’ambiente e gli standard di qualità. Ad esempio, l’Italia, con i suoi 800 siti produttivi, ha ancora margini di crescita, ma necessita di superare gli ostacoli burocratici che ne limitano l’espansione, come la scarsità di concessioni per l’allevamento in mare aperto.

L’acquacoltura, se ben gestita, potrebbe rappresentare una valida alternativa per affrontare la crisi della pesca, fornendo prodotti sani e sicuri, e contribuendo a ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione alimentare. E salvaguardando anche dal rischio di contaminazione derivante dall’inquinamento.