Operazione di salvataggio in mare senza precedenti | Nel Golfo di Napoli, dopo mesi, finalmente, sono stati liberati
Dopo un lungo intervento, rimosse le reti fantasma che intrappolavano centinaia di specie marine nei fondali del Golfo di Napoli.
Le reti da pesca abbandonate, conosciute anche come reti fantasma, rappresentano una seria minaccia per l’ambiente marino. Queste reti, lasciate alla deriva o perse accidentalmente, continuano a intrappolare pesci e altre creature marine per lunghi periodi, compromettendo l’ecosistema.
Intrappolati senza possibilità di fuga, i pesci e altri animali marini finiscono per morire nelle reti, alterando l’equilibrio naturale e causando danni alla biodiversità. Oltre ai pesci, possono restare impigliati anche tartarughe, cetacei e uccelli marini.
Le reti fantasma non solo provocano la perdita di fauna marina, ma costituiscono anche un pericolo per i subacquei e le imbarcazioni. Incagliandosi sui fondali, creano ostacoli per le operazioni subacquee e possono danneggiare le eliche delle navi.
Per contrastare il problema, sono necessarie operazioni di recupero e smaltimento di queste reti, spesso condotte da squadre specializzate. Questi interventi aiutano a ripristinare la salute degli habitat marini e a garantire una pesca sostenibile.
La rimozione delle reti fantasma
Le operazioni di bonifica delle acque al largo di Bacoli hanno portato alla rimozione di due grandi reti da pesca fantasma, che erano rimaste incagliate in profondità tra i 25 e i 70 metri. Queste reti, ormai inutilizzate e abbandonate, rappresentavano una grave minaccia per l’ecosistema marino, intrappolando un gran numero di pesci e altre specie ittiche. L’operazione, coordinata dalla guardia costiera di Pozzuoli sotto la guida del comandante Edoardo Russo, ha visto la partecipazione del nucleo sub dei carabinieri, di volontari della Lega Navale e dell’associazione Sea Shepherd, a bordo della nave «Sea Eagle», specializzata nella rimozione di reti fantasma in tutto il territorio italiano.
La bonifica si è svolta in due aree specifiche: il Banco di Miseno e la secca di Penta Palombo. L’intervento non solo ha liberato i fondali marini da questi detriti pericolosi, ma ha anche permesso il rilascio in mare di centinaia di pesci, molluschi e altre creature marine rimaste intrappolate nelle reti. Questo tipo di operazioni è fondamentale per preservare la salute dell’ecosistema marino e garantire la sicurezza delle acque italiane, liberandole da minacce invisibili che danneggiano la fauna marina.
Le immersioni e la scoperta delle reti
Le reti fantasma sono state scoperte grazie a immersioni ricreative effettuate da alcuni sub nella zona del Banco di Miseno e della secca di Penta Palombo. La prima rete, lunga 80 metri, era posizionata tra i 26 e i 50 metri di profondità, estendendosi verso Procida. La seconda rete, di ben 105 metri, si trovava più in profondità, tra i 50 e i 70 metri. Entrambe erano incagliate nei fondali, rendendo il recupero un’operazione complessa che richiedeva l’intervento di sub esperti e l’utilizzo di attrezzature specializzate.
Oltre alle reti, sono state rimosse anche più di dieci nasse, dispositivi utilizzati per la pesca che, come le reti, rappresentavano una minaccia per le specie marine. Tutti gli animali marini trovati intrappolati, tra cui scorfani, ricci di mare e molluschi, sono stati liberati dai volontari che hanno collaborato all’operazione. Dopo il recupero, le reti fantasma e le nasse sono state trasportate e smaltite dal comune di Pozzuoli, contribuendo alla pulizia e alla tutela dei fondali marini della zona.