Quello navale è sempre stato un settore estremamente restio ai cambiamenti, ancorato alla tradizione e al motto “se funziona, perché cambiare?”. Eppure, alla luce dei danni evidenti dei cambiamenti climatici e della necessità di dare una frenata, anche brusca, alla quasi irreversibile strada che abbiamo imboccato, anche un settore così statico è stato attraversato da un fervente vento di innovazione che ha portato a degli sviluppi tecnologici di notevole interesse.
Il mondo marino ha così rivolto lo sguardo e l’attenzione all’aspetto impiantistico, in particolar modo a quello propulsivo: ne sono un valido esempio le applicazioni del gas naturale e dell’idrogeno . Eppure, recenti studi ed esperimenti hanno individuato in un nuovo combustile il possibile futuro della propulsione navale: l’ammoniaca.
Per prima cosa, è necessario capire il perché si sta rivolgendo l’attenzione ai gas: da un lato l’elettrico, che resta comunque la soluzione di più immediata applicabilità, non è capace, da solo, di sviluppare potenze utili a movimentare navi di grandi dimensioni; dall’altro l’idrogeno, su cui il mondo della ricerca continua ad investire notevolmente, necessita di fin troppo spazio a bordo, riducendo pertanto sia la “comodità” di lavorare nell’apparato motore che il volume da destinare al carico pagante (senza poi tenere in conto dei notevoli sistemi di sicurezza necessari). Ecco, dunque, che il mondo della ricerca ha individuato nell’ammoniaca una terza possibile via.
La prima domanda che viene da porsi è: perché l’ammoniaca? Perché bruciare ammoniaca non genera anidride carbonica, inoltre, a parità di volume con l’idrogeno, accumula un maggiore quantitativo di energia. Infine, similmente a quanto accade per l’uso dell’idrogeno, anche questa può essere usata all’interno del motore a combustione navale, senza, pertanto, effettuare un troppo radicale mutamento della tecnologia esistente.
Ovviamente, come sempre accade, non è tutto oro quel che luccica. Infatti, il suo uso è effettivamente vantaggioso purché si ottenga una sua produzione mediante soluzioni e tecnologie a ridotto impatto ambientale, pertanto attraverso l’uso di fonti pulite come quelle rinnovabili. Questa strada, che porta l’ammoniaca ad essere appellata come verde, purtroppo, è estremamente costosa.
Conclusa la precedente overview è possibile ora analizzare i passi che le aziende stanno compiendo in questa direzione.
Degno di nota è il progetto ENGIMMONIA, finanziato dal programma Horizon 2020 dell’Unione Europea, il cui obiettivo è la ricerca e l’applicazione di soluzioni innovative e a ridotte emissioni di carbonio per tre differenti navi: una portacontainer, un traghetto ed una petroliera. In questa iniziativa, degno di nota è il ruolo del RINA, che ne è addirittura coordinatore.
Altrettanto importante è il progetto europeo Ship Fuel Cells, anche conosciuto come ShipFC, il cui fine è quello di andare ad installare le prime fuel cell di ammoniaca a bordo di una nave offshore.
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