Ulisse, un ingegnere navale ante litteram

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Quello che andiamo ad analizzare in questo articolo è un passo del V libro dell’Odissea, dove Ulisse costruisce una zattera, aiutato dalla ninfa Calipso. Non è raro rimanere affascinati dalla bellezza poetica di alcune immagini presenti in letteratura, immagini che diventano ancora più impattanti, quando forniscono anche degli importanti spunti di riflessione. Non ci limiteremo, però, ad esprimere delle riflessioni di tipo storico-letterario del brano in questione, ma aggiungeremo anche delle considerazioni ingegneristiche sull’imbarcazione dell’eroe omerico “dal multiforme ingegno”.

Il V libro dell’Odissea e le abilità cantieristiche di Ulisse

Il libro V dell’Odissea di Omero narra l’inizio dell’epopea di Ulisse. Dopo aver trascorso sette anni sull’isola della ninfa Calipso, la ninfa gli offre l’immortalità in cambio della sua compagnia. Ma il protagonista desidera tornare ad Itaca, la sua patria. Per questo motivo, la ninfa, pur dispiaciuta, gli offre il suo aiuto. Con l’ausilio di diversi strumenti, Odisseo (nome greco di Ulisse) costruisce una zattera che gli consentirà di affrontare il lungo viaggio che lo separa dalla sua terra. A questo punto dell’opera (versi 228-264), compare una delle prime minuziose descrizioni delle abilità cantieristiche possedute dal nostro eroe. Si riporta la traduzione italiana del passo a cura di Giuseppe Aurelio Privitera:

Quando mattutina apparve Aurora dalle rosee dita,

subito Odisseo mise un mantello ed una tunica;

invece la ninfa s’avvolse un gran drappo lucente,

sottile e grazioso, si cinse ai fianchi una fascia

bella, d’oro, e pose un velo sul capo.

Allora preparò la partenza al magnanimo Odisseo.

Una scure grande gli diede, da impugnare a due mani,

di bronzo, affilata a due tagli: v’era infisso

un bel manico di legno d’ulivo;

gli diede inoltre una lucida ascia. S’avviò

verso l’orlo dell’isola dov’erano gli alberi alti:

l’ontano ed il pioppo e, alto fino al cielo, l’abete,

stagionati, secchi, che galleggiassero lievi.

Dopo che gli ebbe mostrato dov’erano gli alberi alti,

se ne andò verso casa Calipso, chiara fra le dee,

ed egli cominciò a recidere tronchi: lavorava rapidamente.

Ne abbatté in tutto venti, li sgrossò con la scure di bronzo,

li spianò a regola d’arte e li fece diritti col filo.

Intanto Calipso, chiara fra le dee, portò le trivelle:

egli fece in tutti dei fori e li strinse l’un l’altro,

connesse la zattera con caviglie e chiavarde.

Come è grande il fondo di un’ampia nave da carico

che un uomo dell’arte fabbrichi cavo,

così grande Odisseo lo fece per l’ampia zattera.

Vi pose e fece dei fianchi fissandoli con fitti

puntelli: li completò poi con tavole lunghe.

Vi fece l’albero e, legata ad esso, l’antenna:

inoltre fece il timone per poterla guidare.

La ristoppò tutt’intorno con giunchi di salice,

a riparo dal flutto: molto legno vi sparse.

Calipso, chiara fra le dee, portò intanto dei teli

per fare le vele: ed egli fece bene anche quelle.

Legò in essa le sartie, le drizze e le scotte;

poi, per mezzo di stanghe, le trasse nel mare lucente.

Era già il quarto giorno e tutto egli aveva finito:

al quinto la chiara Calipso lo fece partire dall’isola,

dopo averlo coperto di vesti odorose e lavato.

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Odisseo e Calipso

Considerazioni storico-letterarie del brano proposto

In questi versi, Omero descrive la costruzione della zattera in maniera molto dettagliata, evidenziando la maestria e la capacità di Ulisse nel realizzare un mezzo che gli consentirà di raggiungere la sua patria. È impossibile non rimanere a bocca aperta di fronte ad una ricostruzione cronologica così precisa e dettagliata. Ulisse abbatte, sgrossa, spiana, trivella, congiunge i pezzi, li puntella, rintoppa e, alla fine, vara la sua creazione nel mare. Inoltre, dietro tutti gli utensili di cui si serve l’eroe omerico, si cela un significato importante. L’ascia e la scure, utilizzate da Ulisse, rappresentano un riferimento alla tecnologia ed alla conoscenza artigianale degli antichi Greci, che erano già in grado di utilizzare gli strumenti più avanzati per la costruzione di barche e navi.

Inoltre, l’immagine dei venti tronchi, recisi rapidamente, evoca una sensazione di immensa forza, sottolineando la destrezza del protagonista nel maneggiare gli strumenti. Il trapano utilizzato per arieggiare il legno rappresenta invece un riferimento alla precisione ed alla cura nella lavorazione dei materiali. Infine, la presenza dell’albero maestro per il sostegno della vela rappresenta un’ulteriore dimostrazione della conoscenza tecnica e della maestria degli artigiani dell’epoca. La vela rappresentava infatti un elemento fondamentale per la navigazione, in quanto consentiva di sfruttare al meglio la forza del vento per avanzare più rapidamente.

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Odisseo e le sirene

Il significato simbolico della zattera di Ulisse

Un altro aspetto fondamentale da sottolineare è che la costruzione della zattera rappresenta un momento fondamentale nella storia di Ulisse, in quanto segna l’inizio del viaggio verso la sua patria. La zattera diventa quindi un simbolo della determinazione e della forza di volontà del protagonista. Ulisse, nonostante le difficoltà e le avversità, decide di affrontare il mare e di raggiungere la sua meta. Ulisse è un eroe “nuovo” rispetto agli standard a cui ci siamo abituati nell’Iliade. Per la prima volta, Omero ci mostra che le asce e le trivelle non sono utili solo alla distruzione di rocche o all’uccisione di nemici, ma che possono essere utilizzate anche in maniera intelligente e consapevole.

Considerazioni ingegneristiche sull’imbarcazione costruita da Ulisse

La descrizione della costruzione della zattera nell’Odissea rappresenta un interessante esempio di ingegneria navale antica. Gli antichi greci erano già capaci di costruire imbarcazioni funzionali e adatte alla navigazione in mare aperto. Anche se le tecnologie e i materiali utilizzati sono cambiati, i principi fondamentali della costruzione navale rimangono ancora validi. Ancora oggi, costituiscono un importante punto di riferimento per la progettazione delle navi moderne.

Innanzitutto, in base a quanto riportato nel passo, possiamo notare che Ulisse ha utilizzato diverse specie di legno per costruire la sua zattera: ontano, pioppo e abete. Queste sono tutte specie di legno leggero e resistente, le quali, per giunta, possono essere facilmente lavorate con strumenti come la scure di bronzo. Inoltre, Ulisse ha scelto di utilizzare legni stagionati e secchi, che quindi possono garantire una maggiore resistenza all’acqua, oltre a ridurre ulteriormente il peso. La leggerezza del legno utilizzato è una caratteristica fondamentale, poiché migliora la galleggiabilità dell’imbarcazione. Altro aspetto interessante è che la zattera costruita da Ulisse sembra essere progettata con una forma allungata e con un fondo cavo. Probabilmente la forma serviva a garantire una maggiore stabilità e un minor attrito con l’acqua.

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Calipso porge ad Odisseo una scatola con le provviste per il viaggio

Ulisse ha inoltre utilizzato tavole lunghe per completare i fianchi della zattera, che ha poi collegato tra loro con caviglie e chiavarde. Fondamentalmente, si tratta di piccoli pezzi di legno utilizzati come connettori. Questi sistemi di fissaggio sono stati adoperati fin dall’antichità per unire tra loro elementi di legno in modo stabile e duraturo. Questo metodo di unione è una tecnica comune ancora oggi nella costruzione di imbarcazioni e persino nell’edilizia. Ulisse ha inoltre costruito un albero ed un’antenna per la sua zattera, che sono stati legati con sartie, drizze e scotte. Questi elementi hanno il compito di regolare la posizione e l’orientamento della vela, creata da Ulisse utilizzando dei teli portati dalla ninfa Calipso. Infine, Ulisse ha utilizzato giunchi di salice per ristoppare la zattera, ovvero per riempire eventuali fessure tra i diversi elementi di legno e proteggerli dall’acqua.

In sintesi, possiamo dire che la zattera costruita da Ulisse presenta una progettazione ed una costruzione semplici ma efficaci, che utilizzano materiali leggeri e resistenti e che sono stati assemblati in modo stabile e duraturo.

Articolo a cura di Marco Luciani