L’ingegneria non è solo la disciplina che traduce in realtà quelli che sono i modelli matematici prima e fisici poi, ma verte sull’analisi di modelli predittivi e di strumenti preventivi e di protezione. Ossia, non si limita al mero progetto di un qualcosa ma deve anche analizzare a fondo l’utilizzo e la progettazione di tutto ciò che concerne la sicurezza e dispositivi di salvataggio del mezzo in esame. L’esempio più banale in tal senso è dato dagli impianti anti-incendio che, nel caso del mondo marino, spaziano dagli impianti sprinkler, ossia quelli pressurizzati ed apprezzabili in qualsiasi edificio pubblico, a quelli a schiuma o ad anidride carbonica. Pertanto, esiste un’intera branca dell’ingegneria che studiando lo storico degli incidenti verificatisi nel corso degli anni provvede ad adottare le soluzioni non solo più efficaci ma anche le più semplici da utilizzare, soprattutto per le navi da trasporto passeggeri, dove la maggior parte delle persone a bordo non sono costituite da personale addestrato ed esperto; pertanto, è indispensabile tener conto anche dei fattori panico e confusione. Ecco i principali dispositivi di salvataggio nelle navi.
Proprio per questo, la scelta della posizione e della tipologia del mezzo di salvataggio da adottare e installare non è casuale ma è frutto di uno studio ben preciso ed approfondito. Per prima cosa va specificato che il termine “operazione di salvataggio” indica l’attività svolta per soccorrere e mettere in sicurezza, quindi trasportare in un luogo sicuro, una persona in pericolo. È indispensabile sottolineare che questa attività deve essere svolta con il minor rischio possibile per chi salva, evitando la messa a repentaglio di ulteriori vite umane.
Sebbene il concetto appena esposto sia di per sé di semplice comprensione è lampante come la sua messa in atto sia ben lontana dall’essere semplice, dipendendo da fattori esterni difficilmente controllabili, come quelli atmosferici. È evidente la difficoltà di soccorrere naufraghi in balia di un mare in tempesta. Anche in questo caso, proprio per evitare ambiguità o confusione, i registri hanno messo in atto una serie di norme e regole da attuare necessariamente per garantire la sicurezza della persona in pericolo e del soccorritore.
Prima di proseguire è doverosa una ulteriore precisazione che solo apparentemente può sembrare banale: il rischio non sarà mai annullato del tutto ma l’unica cosa che si può fare è ridurre la probabilità che quell’evento nefasto si verifichi. Per usare delle parole forti, si progetta, si prendono le dovute precauzioni e si prega.
In questo caso le normative di riferimento sono due: la SOLAS, Safety Of the Life At Sea, Capitolo VII, Life-Saving appliances and arrangement, e la International Life-Saving Appliance, LSA Code. Proprio la presenza di normative che normano la sicurezza della nave, della navigazione e dei passeggeri, ha fatto sì che tutti questi concetti diventassero parte integrante della progettazione di una nave e non una fase ad essere successiva e, quindi, indipendente. Alla luce di ciò è indispensabile seguire i seguenti passaggi:
Andiamo ora ad analizzare alcuni dei dispositivi di salvataggio e delle regolamentazioni che devono rispettare.
Quando si va a parlare di sicurezza e dispositivi di salvataggio è doveroso nominare per primo il salvagente, essendo quasi sicuramente l’unico dispositivo con cui ognuno di noi ha una certa familiarità. Nel caso di nave passeggeri il numero minimo di salvagenti da imbarcare dipende dalla lunghezza della nave stessa: 8 salvagenti per navi di lunghezza inferiore ai 60 metri, 12 tra i 60 e 120 metri, 18 tra i 120 e 180, 24 tra i 180 e 240, 30 per lunghezze superiori ai 240 metri.
Nel caso di cargo ships si passa da un minimo di 8 per navi sotto ai 100 metri ad uno di 14 per navi di lunghezza superiore ai 200. La differenza tra i due requisiti è lampante. Si nota come per le navi commerciali i requisiti sono meno stringenti per via del fatto che si presuppone che l’equipaggio sia ben addestrato a gestire situazioni di pericolo e rischio per la vita. Oltre al numero di salvagenti la normativa fornisce indicazioni anche in merito ai requisiti tecnici da avere, alcuni dei quali sono:
Anche di tal caso deve avere una resistenza all’incendio per un periodo di almeno 2 secondi. In più, deve essere facilmente indossabile da almeno il 75% delle persone, completamente non avvezze a questo tipo di sistemi, dopo una rapida guida e in un periodo di un minuto senza assistenza. Infine, deve resistere ad una caduta in acqua di almeno 4.5 metri di altezza.
Deve essere costruita con un materiale resistente all’acqua, deve essere facilmente indossabile in due minuti senza assistenza, deve resistere all’ingresso di acqua per cadute non inferiori di 4.5 metri, deve resistere all’incendio per almeno 2 secondi. In più, se non realizzata con materiale non intrinsecamente isolante, deve garantire che la temperatura del corpo di chi la indossa non scenda di più di due gradi nella prima ora di utilizzo in acqua calma alla temperatura di 5°C. Similmente, se realizzata con materiale intrinsecamente isolante, la temperatura del corpo non deve scendere di più di due gradi nelle prime sei ore di utilizzo in acqua calma ad una temperatura compresa tra gli zero e due gradi Celsius.
Deve essere realizzata in materiale resistente all’acqua e deve garantire una spinta di almeno 70N, deve essere equipaggiata con un telefono VHF e deve essere indossata, senza assistenza, in due minuti, garantendo resistenza ad una caduta in acqua verticale di almeno 4.5. Infine, deve garantire sufficiente protezione termica a seguito di un salto in acqua che la immerga completamente e, nel caso di temperatura dell’acqua calma di 5°C la temperatura del corpo non deve precipitare di oltre 1.5°C per ora, dopo la prima mezz’ora.
Deve possedere una conduttanza termica non superiore di 7800 W/m2K, coprire l’intero corpo di chi la indossa ad eccezione del viso e garantire protezione per una temperatura dell’aria compresa tra i -30°C e i +20°C. Oltre ai requisiti dei dispositivi di protezione individuali sono previste anche normative per quelli collettivi. Conclusa l’analisi della sicurezza e dei dispositivi di salvataggio personali, cioè basati sulla singola persona, passiamo ora a condurre un’analisi generale di tutto ciò che concerne invece l’abbandono della nave e la sopravvivenza in mare aperto.
Ogni zattera di salvataggio deve essere costruita per resistere alle condizioni marine per 30 giorni e deve poter resistere ad una caduta in acqua di 18 metri e a ripetute cadute da almeno 4.5 metri di altezza. Infine, deve poter navigare ad una velocità di 3 nodi.
Alla luce della trattazione appena condotta è evidente come compito dell’ingegneria sia quello di non lasciare nulla al caso, premurandosi di dotare le navi, ma anche ogni altro mezzo di trasporto, di adeguata sicurezza e dispositivi di salvataggio idonei a garantire la sopravvivenza delle persone, esperte e non, anche in caso degli eventi più tragici possibili.
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