All’interno della Riserva Marina delle Galápagos (GMR), gli scienziati scoprono barriere coralline incontaminate. È la prima volta che vengono documentate antiche barriere di questo tipo in acque profonde all’interno dell’area. La scoperta è molto importante perché sprona verso nuove politiche ambientali. Considerando poi che la Terra è un “pianeta blu”, è facile pensare che esistano altri luoghi similari a diverse profondità ancora da scoprire!
La prima barriera osservata si trova a 400-600 m di profondità in cima ad una montagna sottomarina. Sono Michelle Taylor dall’Università dell’Essex, Regno Unito, e Stuart Banks dalla Fondazione Charles Darwin in Ecuador, a scoprire le barriere coralline incontaminate. Taylor e Banks fanno parte di un gruppo internazionale di scienziati riuniti per la spedizione Galápagos Deep 2023. La scoperta avviene durante una missione di ricerca con il sommergibile Alvin che da poco è stato migliorato per catturare immagini e video ad altissima definizione.
Per il Ministro dell’Ambiente dell’Ecuador, Jose Antonio Dávalo, il risultato sprona le istituzioni a creare un’area marina protetta nel Pacifico tropicale orientale:
“La ricchezza delle profondità ancora inesplorate del nostro oceano è un motivo in più per impegnarsi a raggiungere gli impegni della Global Ocean Alliance 30×30, che mira a proteggere almeno il 30% degli oceani del mondo entro il 2030, allineando le attività economiche sostenibili con la conservazione.”
Prima di questa scoperta si pensava che Wellington Reef, al largo della costa dell’isola di Darwin, nell’estremo nord dell’arcipelago, fosse una delle poche barriere coralline strutturali poco profonde delle Galápagos ad essere sopravvissuta all’evento El Niño del 1982-83. La nuova scoperta, effettuata durante le immersioni degli scienziati a bordo dell’HOV Alvin, dimostra che le comunità coralline riparate in acque profonde sono probabilmente persistite per secoli nelle profondità della GMR, sostenendo comunità marine ricche, diverse e potenzialmente uniche.
Il dottor Stuart Banks, ricercatore marino senior della Charles Darwin Foundation e osservatore nazionale di questa spedizione, aggiunge:
“L’aspetto affascinante di queste barriere coralline è che sono molto antiche e sostanzialmente incontaminate, a differenza di quelle che si trovano in molte altre parti degli oceani del mondo.”
Le AMP locali hanno un ruolo fondamentale perché sostengono il ciclo di carbonio. Studiare queste aree e facendone una finestra che affaccia sul passato, inoltre, permette di comprendere gli attuali cambiamenti climatici. Probabilmente esistono altre strutture coralline simili che attendono solo di essere scoperte e studiate. Il dottor Stuart Banks afferma di voler proseguire con i partner che sostengono la ricerca per conferire a questi luoghi il valore di patrimonio mondiale.
La nave Andrea Doria fu un transatlantico italiano il cui varo risale al 1951 e naufragato pochi anni dopo, ovvero nel 1953. Il drammatico incidente che stroncò la sua carriera ebbe forti ripercussioni sulla compagnia di navigazione Italia – Società di Navigazione (o Società Italia). La tragedia, infatti, spinse la compagnia ad applicare norme più stringenti in termini di sicurezza per le successive navi Michelangelo e Raffaello.
Le navi Michelangelo e Raffaello furono due transatlantici italiani. Il loro progetto deriva dall’obiettivo di gestire i flussi verso gli USA ma anche superare in tutto le altre navi passeggeri dell’epoca. Il governo italiano affidò la costruzione delle unità ai cantieri Ansaldo di Genova Sestri e CRDA di Trieste. Il progetto delle due gemelle presenta differenze rispetto alle navi similari del tempo per garantire una maggiore sicurezza in mare. Ultime in servizio con la compagnia Italia – Società di Navigazione (o Società Italia), dopo una breve vita, finirono col subire le conseguenze della guerra tra Iran e Iraq degli anni ’80.
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