Decarbonizzazione è la parola d’ordine di questo nuovo periodo della storia. Sono molte le scelte che si possono fare per decarbonizzare la navigazione. La scelta che Costa ha intrapreso per la decarbonizzazione si può riassumere in due parole: biocarburanti ed energia da terra. Costa, nell’ambito dell’impegno alla riduzione dell’emissione di anidride carbonica ha creato un dipartimento interno per la decarbonizzazione.
La nave AIDAprima è la prima nave di grandi dimensioni a utilizzare un biocarburante. Questa nave, come molte delle navi di recente costruzione, ha un sistema propulsivo dual fuel. Il doppio carburante di questi motori permette a questa nave di andare sia a diesel, che a Gas Naturale Liquefatto. Al posto di questi si può usare del biodiesel o del biogas per ridurre le emissioni. La nave AIDAprima è stata, il 21 luglio 2022, la prima a utilizzare del biocarburante marino in occasione della sua sosta a Rotterdam. Nel porto neerlandese, la società Goodfuels ha rifornito la nave con un biocarburante ottenuto dalla miscelazione di materie prime vegetali e dal gasolio marino. Le materie prime vegetali che possono essere utilizzate sono di vario tipo, dall’olio da cucina esausto agli oli vegetali.
Il biocarburante comunque, almeno al momento, contiene ancora delle percentuali di gasolio ottenuto dal petrolio. Questo è perché i motori, almeno quelli con alcuni tipi di iniezione, sono tarati su gasoli ottenuti dal petrolio e mal funzionerebbero con miscele 100% vegetali. Questo per via della differente viscosità di questi tipi di gasoli, e che non si adattano alle miscele con differenti viscosità. Inoltre, Costa pensa di utilizzare il cosiddetto carburante rigenerato. Questo carburante è un prodotto da usare come sostituto del diesel, ottenuto dagli scarti di lavorazione del biodiesel. In questo modo si può ottenere un carburante a zero sprechi, in cui anche gli scarti vengono riutilizzati per movimentare mezzi.
Ottenere energia direttamente da terra quando si è in porto permette di ridurre di molto il consumo di carburante e l’emissione di anidride carbonica. La spiegazione è semplice. La nave, in questo modo, non deve tenere accesi i motori in un regime di funzionamento non ottimale della nave. La produzione di energia elettrica a terra, del tipo che si utilizza anche in casa, è più flessibile e solitamente lavora in un regime più efficiente di una nave ormeggiata. Il problema di questa tecnologia è che è richiesta un’imponente infrastruttura a terra. Non serve solo una grande infrastruttura portuale. Infatti, se tutte le navi di un porto si attaccassero tramite cordoni ombelicali, come fanno gli aerei parcheggiati in aeroporto, il porto richiederebbe alla rete elettrica un contributo non indifferente.
Infatti, bisogna pensare alla quantità di energia che le navi ormeggiate richiedono. Soprattutto quando si parla di navi passeggeri. Un altro problema a cui si deve pensare quando si propone questa soluzione è che si tratta di una soluzione viabile solo per alcune navi, almeno al momento. Infatti, vi sono molte navi in navigazione ad oggi che sono state costruite in tempi abbastanza lontani. Per rendere queste navi capaci di ricevere energia elettrica attraverso cordoni ombelicali, bisogna che queste navi siano restaurate o modificate. Si tratta comunque di una soluzione molto lungimirante, tanto che Costa non è la prima a utilizzare questo stratagemma. Già la compagnia di navigazione Grimaldi, con il varo della classe Green 5th generation, di cui l’unità capoclasse è la Eco Valencia ha cominciato a utilizzare questa tecnologia. Bisogna però che anche i porti si adeguino e ottengano queste tecnologie.
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