Il rimorchiatore russo Vasily Bekh affonda dopo l’attacco missilistico ucraino. La nazione invasa sfrutta gli aiuti bellici provenienti dai Paesi che la sostengono e tra questi ci sono i missili antinave Harpoon. Che sia per merito di questi o dei missili Neptune (già noti per i disastrosi danni arrecati alla marina russa), un’altra nave di Mosca sprofonda lì tra gli altri relitti.
Sebbene la perdita di un rimorchiatore possa rappresentare una ferita di poco conto, in realtà è molto di più. La nave trasferiva soldati, armi e munizioni verso l’Isola dei Serpenti. Ostacolare tali trasporti non solo priva la Russa del carico ma assai importante per Kiev è indebolire la posizione del nemico nel Mar Nero.
A raccontare per la prima volta l’accaduto è l’account Twitter ufficiale del Ministero della Difesa ucraino; pochi minuti dopo un video dell’attacco viene diffuso sui social media.
La flotta sfruttava il rimorchiatore russo Vasily Bekh per trasportare militari, armi e munizioni. Essa era diretta verso l’Isola dei Serpenti che da lungo tempo è sotto il controllo degli invasori. Essendo l’isola collocata in un punto strategico e centrale, presidiarla vuol dire controllare il Mar Nero. Sicuramente portare lì rifornimenti e forze fresche rafforza la posizione ma è anche il primo passo per la pianificazione di incursioni costiere. Tagliare dunque i rifornimenti verso l’Isola dei Serpenti è tra le priorità della resistenza ucraina.
Dalle nostre fonti apprendiamo che il rimorchiatore russo Vasily Bekh subisce un doppio attacco. Il primo missile anti-nave colpisce in pieno il battello causando un’esplosione a bordo. Occorre un secondo missile per mettere fuori gioco la nave. I media russi parlano di 23 membri dell’equipaggio feriti e 10 dispersi.
Non si conosce con esattezza la tipologia delle armi anti-nave impiegate. Il Ministero della Difesa ucraino annunciò recentemente di essere in possesso dei missili Harpoon di produzione USA. A questi si aggiungono poi i missili Brimstone che invece provengono dal Regno Unito. In altri articoli parlammo già dei missili Neptune sviluppati dall’Ucraina stessa.
Ricordiamo che i missili Neptune privarono la flotta russa dell’ammiraglia Moskva. Nella metà dello scorso aprile l’incrociatore nato ai tempi dell’Unione Sovietica lasciò il campo di battaglia. Mentre a Kiev si festeggiava, la Russia fece di tutto per sminuire la perdita che già sollevava di molto il morale degli avversari.
Lo studio del Moskstraumen porta a risultati straordinari dopo svariati tentativi poco soddisfacenti. Il Moskstraumen è un maelstrom che si verifica nel nord della Norvegia. Le correnti e le onde di quel luogo hanno ostacolato i convenzionali strumenti di ricerca per anni ma le cose sono cambiate. I ricercatori norvegesi, in collaborazione con Nortek, hanno affrontato lo studio del Moskstraumen in maniera diversa rispetto al passato. L’azione delle onde e delle correnti in quel sito ha sempre messo in difficoltà i tradizionali metodi di raccolta dati. La tecnologia e il progresso hanno offerto un’alternativa a quanto finora fatto e permesso recentemente di ottenere ottimi risultati.
Le celle a combustibile (in inglese “fuel cells”) sono dispositivi in grado di generare in modo continuo elettricità. Una fuel cell trasforma l’energia chimica di un combustibile (ad esempio il metanolo) in energia elettrica e acqua. Tali dispositivi elettrochimici hanno acquisito nel tempo sempre più spazio e l’interesse continua a crescere anche in ambito navale. L’attenzione trova giustificazione nel fatto che l’impiego di fuel cells porta grandi vantaggi: miglioramento dell’efficienza energetica globale, riduzione delle emissioni, riduzione del rumore. Le celle a combustibile non solo possono alimentare navi e veicoli unmanned ma anche fornire energia elettrica in aree poco accessibili.
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