Il possibile ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO preoccupa Mosca. È a tutti evidente che l’invasione dell’Ucraina ha definitivamente smascherato la debolezza degli esistenti accordi su cui reggeva la pace. Se la guerra allora è ancora possibile nell’epoca in cui viviamo, occorre essere prudenti e cercare alleati. Così hanno ragionato la Svezia e la Finlandia, Paesi a lungo neutrali che oggi chiedono a gran voce un’alleanza militare.
La Russia, il cui progetto era quello di evitare l’avvicinamento dell’Ucraina al mondo occidentale, è l’unica artefice della propria sciagura. Putin sperava di scoraggiare l’avvicinamento agli USA delle nazioni confinanti e invece ha ottenuto l’esatto opposto.
L’entrata di Svezia e Finlandia nella NATO è un insindacabile schieramento militare. Ricordiamo che la Finlandia si dichiarò amica dell’Unione Sovietica nel 1948. La Finlandia e l’URSS firmarono un Trattato di amicizia attraverso il quale entrambe si impegnavano, tra le altre cose, a non entrare in alleanze che potessero minacciare la nazione amica. Con il crollo dell’Unione Sovietica venne meno il patto eppure la Finlandia continuò a mantenere buoni rapporti con la Russia. Nonostante l’ingresso nell’Unione Europea, Helsinki rassicurò Mosca rinunciando ad allineamenti militari.
La Svezia ancor più ha fatto proprio il concetto di pura neutralità. Tralasciando aiuti logistici ad ambo le parti durante la Seconda guerra mondiale, la Svezia non partecipa ad una guerra da quando terminarono le campagne napoleoniche. La sua è una neutralità “convenzionale” ovvero mutevole a seconda dello scenario mondiale. Nel 1949 rifiutò l’ingresso nella NATO ma nel 2015 aumentò le spese militari preoccupata proprio dalla crescente potenza bellica russa.
Come mai oggi rinunciano volentieri alla loro storica neutralità? Le due nazioni vedono l’invasione dell’Ucraina come un monito. È importante sottolineare che la decisione è fortemente appoggiata da entrambi i popoli: svedesi e finlandesi spingono i propri governi a cercare alleati. Il Ministro di Stato della Svezia Magdalena Andersson, dichiara che restare fuori dalla NATO rende molto vulnerabili i due Paesi. Danno forza a questa considerazione le parole di Sanna Marin, Ministro capo della Finlandia:
“È una Russia diversa, bisogna stare attenti e vigili. Non avremmo fatto questa scelta se non avessimo pensato che avrebbe rafforzato la nostra sicurezza nazionale”.
Possiamo solo immaginare lo sgomento di Putin quando apprende del possibile ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO. Di certo non si aspettava che le due nazioni, storicamente neutrali e per nulla ostili alla Russia, patteggiassero poi con il “nemico”. In un primo momento la Federazione Russa avverte che la risposta molto dipenderà da quanto effettivamente le forze NATO presidieranno i due Paesi.
Rispetto a quanto dichiarato, Mosca appare assai più infastidita e preoccupata dalla questione. Lo si può notare dal fatto che da oggi Helsinki non ha più gas russo e dai piani di militarizzazione dei confini nordici. Per il ministro della difesa russo Sergei Shoigu occorre agire in fretta con efficaci contromisure dato che la NATO porterà 40 mila soldati in Svezia e Finlandia. Anche la maggiore presenza in Europa dei bombardieri USA e delle navi americane nel Baltico preoccupa Sergei Shoigu.
Il ministro conferma che è già in atto la militarizzazione russa dei confini con Svezia e Finlandia. Entro fine anno saranno dispiegate 2.000 nuovi armamenti e veicoli moderni, verranno edificate 12 nuove basi nella Russia occidentale e 20 nuove navi da guerra sorveglieranno le coste.
Dopo aver chiuso i “rubinetti” del gas a Polonia e Bulgaria, la guerra energetica colpisce anche la Finlandia. Il Paese farà il possibile per cercare altre fonti energetiche, soprattutto sfruttando Il gas il gasdotto Balticconnector che arriva in Estonia. Il CEO della compagnia finlandese Gasum, Mika Wiljanen rassicura:
“Ci siamo preparati con cura a questa eventualità e saremo in grado di fornire gas a tutti i nostri clienti nei prossimi mesi”
Intanto la NATO fa la sua parte continuando a colpire la Russia portando avanti la cyber-guerra e fornendo armamenti all’Ucraina. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov avverte che la Russia adotterà “misure preventive” per bloccare l’arrivo a Kiev dei missili antinave Harpoon da parte USA.
Infine, Mosca sostiene che gli Stati Uniti stanno diffondendo informazioni false riguardo l’affidabilità degli armamenti russi. L’intenzione è quella di danneggiare il mercato delle esportazioni ma Alexander Mikheyev, amministratore delegato di Rosoboronexport, sventola di tutta risposta un portafoglio di ordini che vale 50 miliardi di dollari.
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