La controffensiva ucraina fa un’altra vittima: la fregata Admiral Makarov va in fiamme nel Mar Nero. Circa un mese fa, la flotta russa perdeva la più importante unità a disposizione ovvero l’ammiraglia Moskva. Nonostante i tentativi russi di minimizzare l’accaduto, la perdita della Moskva è stato un colpo durissimo. Ora anche la fregata Admiral Makarov deve abbandonare la guerra con ulteriore indebolimento della flotta russa del Mar Nero.
È ovvio che la propaganda di Mosca fa di tutto per gettare acqua sul fuoco dato che perdere due navi fondamentali in breve tempo demoralizza i russi e incoraggia gli ucraini. Riguardo la Moskva, anziché ai missili Neptune, la Russia attribuì l’affondamento alla combinazione di maltempo e incidenti a bordo. Nel caso della Admiral Makarov anche esistono differenti versioni. Secondo Kiev, i missili ucraini hanno segnato la fine della fregata al pari della Moskva; al contrario Mosca smentisce tutto. Anche gli USA non sono in grado di fornire notizie riguardo lo stato della Admiral Makarov. Il portavoce del Pentagono John Kirby spiega che gli Stati Uniti fanno il possibile per saperne di più. Il caso della fregata resta attualmente un giallo nonostante le molte ricognizioni aeree statunitensi,
Secondo la versione dei media ucraini, un missile ha colpito la nave russa nei pressi dell’Isola dei Serpenti. Il deputato Oleksiy Goncharenko ha però prontamente smentito i primi rumors riguardo il presunto affondamento attraverso Telegram:
“Fonti russe non ufficiali riferiscono che la nuovissima fregata missilistica Admiral Makarov è in difficoltà. Stando alle prime notizie, la fregata non è riuscita a schivare un missile antinave ucraino Neptune. La nave è gravemente danneggiata eppure rimane a galla”.
Alcune fonti statunitensi fanno notare che la fregata russa era sicuramente nel mirino ucraino. La nave Admiral Makarov è la più giovane della classe Admiral Grigorovich. Proprio perché di recente costruzione, essa è equipaggiata con ottimi strumenti che le permettono di affrontare navi di superficie, sottomarini ma anche difendere la flotta del Mar Nero da attacchi aerei. Anche la Moskva era fondamentale per la sua contraerea. Persa la Admiral Grigorovich ancor più i russi soffriranno gli attacchi dal cielo e ricordiamo che gli ucraini si servono egregiamente dei droni TB2 made in Turkey. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha poi affermato che:
“la Russia non ha informazioni riguardo al presunto attacco a una nave da guerra russa nel Mar Nero”.
Sulla base di quello che sappiamo, le fregate russe hanno partecipato poco alle azioni navali. Il motivo è semplice: avvicinarsi troppo alle coste espone le unità alla controffensiva. Mosca ha posizionato la flotta oltre la portata dei missili Neptune, i quali hanno una gittata pari a circa 300 km. I Neptune partono da Kiev, dunque navigare a 100 miglia dalle coste tiene al sicuro la flotta del Mar Nero.
Gli ucraini non hanno però a disposizione solo i missili Neptune e come abbiamo anticipato si servono dei droni TB2. Dalla perdita della Moskva la contraerea navale russa è in difficoltà. I TB2 hanno approfittato distruggendo le difese antiaeree nemiche sull’Isola dei Serpenti prima di procedere a nuovi attacchi contro le navi. Per fare un esempio, proprio lunedì due motovedette russe sono state distrutte da missili a guida laser lanciati dai droni. Con la Admiral Makarov fuori gioco è ora più semplice condurre attacchi dal cielo contro le navi russe.
Da Odessa arriva l’allarme: i sonar russi uccidono i delfini. Secondo gli esperti, un particolare sonar installato sulle navi da guerra di Mosca fa strage di questi meravigliosi animali. Non sappiamo con certezza quanti delfini abbiano perso la vita perché gli scontri impediscono un’indagine accurata.
La società di navigazione norvegese Höegh Autoliners ordinò quattro navi di classe Aurora nel 2021. La classe di Ro-Roè tra le più ecologiche in costruzione. Quando è stato firmato il contratto erano già in previsione altri due ordini per un totale di 4 navi. La dirigenza Höegh ha deciso di raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di carbonio entro l’anno 2040.
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