Da Odessa arriva l’allarme: i sonar russi uccidono i delfini. Secondo gli esperti, un particolare sonar installato sulle navi da guerra di Mosca fa strage di questi meravigliosi animali. Non sappiamo con certezza quanti delfini abbiano perso la vita perché gli scontri impediscono un’indagine accurata.
In un altro articolo parlammo dell’utilizzo dei delfini per scopi bellici. L’addestramento militare dei delfini e dei leoni marini per scopi militari risale agli anni ’60. Secondo il colonnello in pensione Viktor Baranets, il quale ha osservato l’addestramento militare dei delfini in epoca sovietica e post-sovietica, l’uso di delfini, rientrava nella corsa agli armamenti durante la Guerra fredda. Anche durante il conflitto con l’Ucraina, la Russia si serve di delfini per proteggere la sua flotta.
Se da un lato i russi sfruttano l’intelligenza di questi animali, dall’altro lato li danneggiano e portano alla morte. Troppi delfini perdono la vita a causa di questo conflitto e l’ecologo di Odessa Ivan Rusev lancia l’allarme:
“Da quando è iniziata la guerra lungo la costa del Mar Nero è un susseguirsi di rinvenimenti di delfini morti”.
Ivan Rusev è ricercatore del National Nature Park “Tuzlivski Iymany” e pubblica sul suo profilo Facebook immagini che ritraggono delfini morti affollare le spiagge del Mar Nero. Insieme ad altri animali, i delfini sfruttano il proprio biosonar posto presso lo sfiatatoio. Grazie a più depositi adiposi, i delfini sono in grado di interpretare le onde sonore provenienti dalle prede e ridurre le interferenze provenienti da altri rumori.
Secondo gli esperti, i sonar russi uccidono i delfini poiché gli strumenti russi danneggiano appunto l’ecolocalizzazione degli animali compromettendone l’orientamento. L’associazione animalista UAnimals fa eco a Ivan Rusev:
“Gli occupanti impiegano un sonar che uccide i mammiferi marini. I delfini nel raggio dei dispositivi di navigazione delle navi da guerra russe subiscono danni all’udito e questa è per loro una condanna a morte”.
Ovviamente non è possibile eseguire un’indagine accurata che porti a stimare il numero delle vittime. La guerra rende il Mar Nero un luogo pericolosissimo sia per la presenza di navi militari che di mine navali.
Un ragazzo che sta dedicando la sua vita alla natura: parliamo nuovamente di Sebastian Colnaghi, il “Green Influencer” siracusano che a soli 21 anni è già stato coinvolto nella scoperta di specie mai riscontrate prima in Sicilia, come la Vipera aspis hugyi monocromatica, detta anche “Concolor”. Ma non solo, appassionato di tutto ciò che riguarda l’ambiente, Sebastian ha organizzato delle giornate ecologiche per sensibilizzare le persone, ma soprattutto i giovani, sul tema dell’inquinamento nella sua amata Sicilia. Grazie a degli eventi creati su Facebook con l’hashtag #greenchallenge, la risposta a queste giornate è stata veramente emozionante.
L’Ateneo Federico II e l’istituto Anton Dohrn si uniscono in un accordo scientifico-didattico per affrontare insieme la sfida ambientale. L’incontro è avvenuto presso il Museo Darwin Dohrn a cui hanno partecipato docenti e studenti dell’Università di Napoli Federico II ma anche diversi professionisti del mare. Numerosa è stata la partecipazione degli studenti iscritti al Corso di Laurea in Ingegneria Navale, sia in presenza che da remoto. A questi ultimi era difatti particolarmente rivolto l’incontro che ha avuto per oggetto l’ecosostenibilità del trasporto marittimo.
Dagli anni cinquanta ad oggi, l’impatto antropico sulla fascia costiera italiana, proveniente da un elevato numero di attività industriali insediatesi sulla costa e da un aumento dei traffici marittimi, è in continua crescita. Lo sfruttamento a cui tali aree sono sottoposte ha determinato un degrado della zona costiera e della fascia marina antistante. I sedimenti giocano un ruolo fondamentale in quanto bacino recettore finale di tutti i contaminanti in un mare inquinato.
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