Oltre al tremendo danno arriva una beffa per la Russia. Recentemente abbiamo raccontato l’affondamento della nave Moskva. L’ammiraglia risale ai tempi dell’URSS e venne costruita proprio in Ucraina. La perdita della nave è un colpo durissimo per Mosca che ancora cerca di tamponare quanto più possibile la sciagura. Plausibile è che la Moskva sia stata colpita dai missili ucraini Neptune anche se per la Russia l’affondamento fu invece provocato da un incidente a bordo e da condizioni meteo avverse. Mentre la flotta russa ancora cerca di riprendersi dalla perdita, qualcuno tira in mezzo le convenzioni internazionali.
La Moskva ha preso parte a tutte le maggiori operazioni navali tra cui il blocco del porto di Odessa. L’incrociatore ha fatto da punta di diamante nella flotta del Mar Nero durante questa guerra ed è stata decorata in passato con l’Ordine di Nachimov. L’ammiraglia ha guidato la flotta alla conquista dell’Isola dei Serpenti, i suoi sensori hanno fatto da “occhio” per la flotta e gli armamenti risultavano efficaci per contrastare gli attacchi aerei.
La strategia russa, a quanto pare, prevede l’impiego della flotta del Mar Nero per bloccare i commerci ucraini e fornire supporto alle armate terrestri. Per alcuni la nave trasportava missili Kalibr modello 3M14K, con una gittata entro i 4000 km. Missili di questo tipo permettono alla nave armata di poter distruggere obiettivi sensibili dalla lunga distanza. Secondo i media russi invece l’incrociatore disponeva di pezzi d’artiglieria con gittata intorno ai 20 km. Ovviamente c’è una bella differenza perché ingaggiare a distanze ridotte espone alla controffensiva avversaria (in questo caso quella ucraina).
Da questa considerazione quindi l’incrociatore non poteva chissà quanto pesare sulla scacchiera presentando comunque dei limiti. Alcuni giornali parlano di “teatralità” russa: la Moskva è stata inviata più per propaganda che per necessità. Tante lodi invece all’Ucraina che già nel 2013 ha iniziato la produzione dei missili Neptune da schierare contro eventuali invasori. I missili Neptune, con una gittata intorno ai 300 km, avrebbero colpito la nave russa con esito fatale.
I missili ucraini avrebbero fermato la Moskva prima dell’imminente invasione di Odessa. Il piano russo prevedeva di sfruttare la flotta per fornire supporto ai paracadutisti ma i Neptune hanno fatto il loro dovere. La nave quindi era diretta ad Odessa e difatti è affondata a circa 50 miglia dalla costa ucraina. Questo basta per sollevare una questione che, visti gli avvenimenti, è quasi una beffa per la Russia.
Secondo le convenzioni internazionali, una nave passa nelle mani della nazione che possiede le acque ove è avvenuto l’affondamento. Il gioiello della flotta del Mar Nero, eredità dell’Unione Sovietica e motivo di vanto per tutta Madre Russia, ora appartiene all’Ucraina. Al momento non è tra le priorità né della Russia né dell’Ucraina recuperare il relitto anche se ne varrebbe la pena.
La Cold Response 2022 ha il primato di essere la più grande esercitazione mai condotta negli ultimi 30 anni. Partecipano 27 nazioni ed ha coinvolto 30.000 militari tra cui anche olandesi, francesi, statunitensi ed italiani. L’asprezza dell’ambiente Artico mette in difficoltà molte marine militari e difatti pochissime nazioni sono in grado di operare in tali condizioni. Quella del Regno Unito è tra le pochissime forze militari capaci di dare il meglio in tali regioni ed è merito di un addestramento ad hoc che la RN conduce da oltre 50 anni.
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