Guerra Russia-Ucraina

L’ammiraglia russa Moskva affonda: duro colpo a Mosca

L’ammiraglia russa Moskva lascia il campo di battaglia inghiottita dalle acque. L’incrociatore risale ai tempi dell’Unione Sovietica e difatti sotto l’URSS venne costruita. La perdita della nave è un colpo durissimo per Mosca che in tutti i modi cerca di dimostrare l’estraneità delle forze nemiche. Plausibile è invece che Moskva sia stata colpita dai missili ucraini Neptune. Secondo alcune dichiarazioni russe l’equipaggio era sbarcato ma non si hanno al momento notizie certe riguardo l’assenza di vittime.

L’ammiraglia russa Moskva distrutta da incendi ed esplosioni

Sappiamo che il destino dell’ammiraglia russa Moskva era incerto già nella giornata di giovedì 14 aprile: la sera dello stesso giorno Mosca divulga l’affondamento. L’incrociatore servì l’URSS dal 1983 col nome di Slava finché nel 2000 fu ribattezzata Moskva. Costruita in Ucraina, precisamente nei cantieri dell’attuale città Mykolaïv, il varo risale al 1972. La nave venne poi aggiornata dopo una pausa di quasi 10 anni, ottenendo il ruolo di ammiraglia nella Flotta del Mar Nero.

Durante la guerra in corso con l’Ucraina, la nave ha partecipato a tutte le maggiori operazioni navali tra cui il blocco del porto di Odessa. È davvero una perdita sofferta per la Russia che trova le cause in eventi accidentali e condizioni meteomarine avverse. Secondo alcuni è invece assai più probabile che l’incrociatore abbia subito attacchi missilistici e dunque nata per mano ucraina, per mano ucraina sia affondata.

Le ipotesi sull’affondamento dell’ammiraglia russa Moskva

Stando alla versione russa, l’ammiraglia russa Moskva ha subito danni a causa di un incendio. La successiva esplosione a bordo ha reso necessario l’intervento dei rimorchiatori. L’incidente è avvenuto a circa 75 miglia da Odessa e vani si sono rivelati i tentativi di portare a Sebastopoli l’unità. Mosca dichiara infine che l’ammiraglia russa Moskva ha perso stabilità durante la tempesta prima di affondare. Ad ogni modo per i russi le cause di questa esplosione sono ancora da chiarire.

L’esplosione avvenuta nella notte potrebbe invece ricondursi ad azioni ucraine. Kiev sostiene che la nave era ormai in procinto di ribaltarsi dopo una serie di gravi danni subiti. L’Ucraina attribuisce l’affondamento ai missili Neptune di produzione locale. Tali armi, con una gittata intorno ai 300 km avrebbero colpito in pieno la nave russa impegnata nell’occupazione dell’Isola dei Serpenti.

Altre teorie: dai droni alle mine navali

Secondo alcuni, qualcuno potrebbe aver aiutato gli ucraini ad “aggiustare la mira”. Molti droni NATO partono dalla Sicilia e controllano la situazione nel Mar Nero. Come riportato da più fonti, l’ammiraglia russa Moskva seguiva più o meno sempre la stessa rotta: errore fatale questo perché facilita l’intercettazione nemica. Forse però la stessa Ucraina ha fatto ottimo uso dei droni, in particolare del Tb2 turco. L’AUV è efficace nell’attirare il fuoco nemico, dunque distraendo gli avversari, ma è anche in grado di attaccare con ordigni a guida laser.

Non dimentichiamo inoltre che il Mar Nero è infestato da mine navali. In un recente articolo abbiamo parlato di una collaborazione tra Romania e Italia per rendere inoffensivi gli ordigni alla deriva. Le mine navali rappresentano una minaccia pericolosissima soprattutto per le navi civili, incapaci di rilevarle.
Il ministro della Difesa rumeno e quello italiano valutano difatti se inviare o meno navi militari italiane in Romania. Non si può trascurare la possibilità che l’ammiraglia russa Moskva abbia quindi innescato una mina navale.

L’incrociatore russo Moskva in navigazione nella baia di Sebastopoli sul Mar Nero

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Già da qualche settimana la marina russa s’aggira nel Mediterraneo. Parlammo infatti del sottomarino nucleare in Sicilia seguito da altri mezzi navali. Non meno di 10 unità sono state avvistate con l’intento di scortare il sottomarino che intanto naviga presso le coste siciliane. Che sia o meno una coincidenza, si ritrovano a navigare nel Mediterraneo diverse tipologie di navi da guerra che insieme costituiscono una flotta completa e micidiale.

L’Ateneo Federico II e l’istituto Anton Dohrn si uniscono in un accordo scientifico-didattico per affrontare insieme la sfida ambientale. L’incontro è avvenuto presso il Museo Darwin Dohrn a cui hanno partecipato docenti e studenti dell’Università di Napoli Federico II ma anche diversi professionisti del mare. Numerosa è stata la partecipazione degli studenti iscritti al Corso di Laurea in Ingegneria Navale, sia in presenza che da remoto. A questi ultimi era difatti particolarmente rivolto l’incontro che ha avuto per oggetto l’ecosostenibilità del trasporto marittimo.

Christian Cione

Studente magistrale di Ingegneria Navale presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Scrivo articoli inerenti allo scenario marittimo e cantieristico internazionale con maggiore attenzione verso tematiche ambientali e militari.

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Christian Cione

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