L’Ateneo Federico II e l’istituto Anton Dohrn si uniscono in un accordo scientifico-didattico per affrontare insieme la sfida ambientale. L’incontro è avvenuto oggi presso il Museo Darwin Dohrn a cui hanno partecipato docenti e studenti dell’Università di Napoli Federico II ma anche diversi professionisti del mare. Numerosa è stata la partecipazione degli studenti iscritti al Corso di Laurea in Ingegneria Navale, sia in presenza che da remoto. A questi ultimi era difatti particolarmente rivolto l’incontro che ha avuto per oggetto l’ecosostenibilità del trasporto marittimo.
A coordinare l’incontro sono il Prof. Amedeo Amoresano, docente di “Sistemi per l’Energia e l’Ambiente” ed il Prof. Antonio Aronne, docente di “Fondamenti Chimici delle Tecnologie”. La Dottoressa Claudia Gili, Direttore del Dipartimento Conservazione Animali Marini e Public Engagement, fa gli onori di casa presentando la struttura. Proseguendo, dichiara la sua profonda fiducia nella sinergia tra le discipline tecniche e scientifiche. Ricorda come nel corso degli anni l’attenzione verso gli oceani sia aumentata, portando alla nascita di nuove figure professionali sempre più specializzate e competenti in ambito marino. La dott. ssa Gili conclude il suo intervento definendo “innovativo” e “vincente” il progetto dei docenti federiciani.
Il Prof. Guido Boccadamo, Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria Navale, racconta invece il processo che ha portato alla consapevolezza ambientale, partendo dai gravi disastri fino alle normative attuali. La raggiunta maturità ci porta a giudicare severamente quanto fatto negli anni. Il passato, per il prof. Boccadamo, non è però solo motivo di ammonimento in quanto ci ricorda che è facile sbagliare:
Bisogna valutare attentamente tutto ciò che si fa, tenendo presente che il rispetto per l’ambiente è il motore del progresso.
Il Prof. Adolfo Senatore, anch’egli docente di “Sistemi per l’Energia e l’Ambiente”, si ricollega ai primi due interventi. L’ingegneria non è nemica dell’ambiente, il vero problema è la sensibilità alle tematiche ambientali. L’attenzione al benessere di mari e oceani è cambiata nel tempo e l’ingegneria si è adattata al meglio anno dopo anno. È chiaro che questo processo è ancora in atto e la sfida dei futuri ingegneri sarà appunto quella di trovare soluzioni più efficaci di quelle di oggi e coerenti con lo scenario del domani.
È grazie ad una conversazione, quasi casuale, che i docenti Amedeo Amoresano e Antonio Aronne hanno concepito un nuovo corso di laurea. L’ingegneria non può proseguire separatamente dalla chimica poiché sono “due facce della stessa medaglia”. Gli ingegneri devono conoscere la chimica e la biologia, in modo tale da comprendere i meccanismi che regolano la natura.
Il corso di Analisi e Gestione della Sostenibilità Ambientale del Trasporto Navale ha l’obiettivo di formare i futuri ingegneri affinché la natura sia rispettata. Il Prof. Antonio Aronne inizia la presentazione con dei ringraziamenti:
“Volevo ringraziare innanzitutto la dott. essa Gili e l’istituto Dohrn per averci ospitato. Voglio anche ringraziare tutto il corso di laurea di ingegneria navale napoletano che ha recepito una proposta didattica dirompente e innovativa”.
Il nuovo corso difatti non è facile da inquadrare negli schemi didattici a cui siamo abituati. È quasi utopia immaginare che un singolo argomento possa essere presentato agli studenti da attori diversi. È usuale che sia un docente solo a tenere le lezioni; contrariamente qui l’idea è di riunire più competenze simultaneamente.
“L’intervento didattico non può limitarsi all’andare in aula e parlare di alcuni argomenti con competenza. La sfida è duplice, su un piano scientifico che sostanzia quello didattico. I due piani non possono essere distinti perché non c’è didattica di alto profilo se manca competenza ed approfondimento”.
Il corso può dare spunto, in maniera trasversale, all’intera ingegneria industriale, essendo sempre più importanti le tematiche ambientali. Ancora oggi molti reputano la chimica una “materia di servizio” per l’ingegneria quando invece tale disciplina è fondamentale per lo sviluppo professionale. Non può più esserci sviluppo che non tenga conto della natura. La chimica è in grado di fornire il necessario senso critico che permette prima di capire la genesi di trasformazioni (o reazioni), poi di limitare e annullare gli impatti negativi.
Anche il Prof. Amedeo Amoresano interviene durante la presentazione del nuovo corso:
“Applicando ad esempio un’antivegetativa è fondamentale sapere come risponde l’ambiente. Il supporto dei ricercatori della Stazione Anton Dohrn è importantissimo perché spesso noi facciamo applicazioni ma non sappiamo quanto poi modifichiamo, anche in maniera irreversibile, l’ambiente”.
Possedere delle salde conoscenze consente la progettazione di sistemi migliori ma anche di dare una risposta ai problemi del futuro che oggi ignoriamo. Il corso porterà quindi alla nascita di una nuova figura professionale, ovvero un ingegnere in grado di fronteggiare a trecentosessanta gradi le tematiche legate all’ambiente.
Interviene durante l’incontro tra l’Ateneo Federico II e l’istituto Anton Dohrn anche Rosario Trapanese, CEO IMAT. L’Italian maritime Academy Technologies (IMAT) da anni addestra personale marittimo offrendo un ricco ventaglio di corsi, dalle basi fino all’addestramento per la gestione di merci pericolose, incendi e sistemi Offshore. Rosario Trapanese ha brevemente presentato l’azienda IMAT per poi palesare un problema che affligge il mondo navale. Le società di navigazione richiedono professionisti che si occupino della gestione ambientale di bordo, figure che purtroppo scarseggiano soprattutto in Italia.
Vincenzo Carola, CEO InSUPPORT sottolinea che è importante capire quanto dista lo studio accademico dalla realtà professionale. InSUPPORT è un’azienda che, tra le altre cose, si occupa di ricerca e progettazione. Per quanto possano presentarsi altamente tecnologici, alcuni dispositivi non trovano poi grande diffusione, questo perché il miglioramento ecologico apportato è insufficiente. Diventa fondamentale allora la presenza di figure tecniche che sappiano sviluppare sistemi soddisfacenti, sia dal punto di vista ambientale che commerciale. L’ambito navale è molto particolare perché tutto deve funzionare in maniera perfetta, eppure esiste e va ricercata quella piccola intuizione e modifica che genera un grande miglioramento.
Conclude l’incontro tra l’Ateneo Federico II e l’istituto Anton Dohrn, la Dott. essa Miriana Dedes, laureata in ingegneria navale e rappresentante degli studenti dell’Ateneo Federico II. La dott. essa ha iniziato il suo intervento parlando di Blue economy. Mentre la green economy tollera la produzione di CO2 entro un certo limite, la blue economy punta alle emissioni zero. Lo studio attento della natura permetterà alle attività umane uno sviluppo totalmente sostenibile. Il mare offre infinite opportunità e la tendenza giusta è quella che educa le nuove menti a cogliere tali vantaggi ma nel pieno rispetto della natura:
“Il BlueGeneration Program, finanziato da Islanda e Norvegia attraverso l’European Economic Area e la Norway Grants, mira a chiarire ai giovani tra i 15 e i 30 anni il potenziale di lavorare in uno dei settori della blue economy: turismo costiero, acquacoltura, energia oceanica, biotecnologia marina, cantieristica, trasporto marittimo e pesca”.
La dott. essa Miriana Dedes ha inoltre parlato di sistemi ibridi per l’abbattimento di CO2, SOx e NOx; l’introduzione della stampa 3D che evita i problemi legati al riciclo di metalli lavorati; sistemi a controllo remoto che a distanza consentono agli armatori di monitorare le navi.
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