Di poche ore fa è la notizia riguardo la presenza di navi russe nello Ionio. Forse la chiusura dello stretto del Bosforo è la causa della presenza della flotta russa nei nostri mari; per molti è invece un tentativo di fare ulteriore pressione sulla NATO.
Già da qualche settimana la marina russa s’aggira nel Mediterraneo. Parlammo infatti del sottomarino nucleare in Sicilia seguito da altri mezzi navali. Non meno di 10 unità sono state avvistate con l’intento di scortare il sottomarino che intanto naviga presso le coste siciliane. Che sia o meno una coincidenza, si ritrovano a navigare nel Mediterraneo diverse tipologie di navi da guerra che insieme costituiscono una flotta completa e micidiale.
L’Italia è la nazione al momento più impensierita di tutte dato che ancora una volta la flotta russa s’aggira nelle acque italiane. Le navi da guerra russe hanno raggiunto il nostro Paese qualche giorno fa, avvistate a 400 miglia nautiche dalla Calabria. Oltre alle navi russe nello Ionio, sono in arrivo altre unità militari in navigazione nei pressi dell’isola di Creta.
Mentre una parte della flotta russa è impegnata nel Mar Nero, assalendo le coste e disperdendo pericolosissime mine navali; l’altra parte ha preso di mira il Mediterraneo. Le navi russe nello Ionio osservano e incalzano le tre grandi portaerei della NATO impegnate in una esercitazione. Infatti gli equipaggi delle portaerei Truman della US Navy, De Gaulle della Marine nationale e Cavour della Marina Militare italiana, sono in addestramento vicino Taranto.
Un’altra chiave di lettura è possibile ricordando la Convenzione di Montreux del 1936. La convenzione nacque col fine di regolamentare il passaggio di navi attraverso il Mar di Marmara, lo Stretto dei Dardanelli ed il Bosforo. La Turchia ha il diritto di bloccare il passaggio attraverso il Bosforo, se neutrale, alle navi militari delle nazioni in guerra. L’ex Unione Sovietica aderì alla convenzione e pertanto la flotta russa nel Mediterraneo è impossibilitata a raggiungere le basi nel Mar Nero.
Certo è che la Russia potrebbe spostare la flotta altrove, godendo dell’ospitalità delle basi alleate come quelle siriane. Le navi russe nello Ionio non sembrano intenzionate però a lasciare l’area nonostante la lunga permanenza in mare causi forti disagi. È stato segnalato ad esempio che per problemi logistici un sottomarino russo necessita di riparazioni e pertanto non è in grado di immergersi.
Si contano al momento tre sottomarini armati con missili cruise Kalibr. Questi ultimi sono tra le armi preferite dalla marina russa, causando danni e distruzione dal 2015. I missili Kalibr a lancio verticale possono dallo Ionio raggiungere l’Ucraina, disponendo di una gittata massima che raggiunge i 2.600 km. Li abbiamo visti in azione anche durante il conflitto, ampiamente utilizzati per polverizzare le infrastrutture militari ucraine.
Il ministro della Difesa rumeno e quello italiano valutano se inviare o meno navi militari italiane in Romania. Recentemente la flotta militare rumena ha intercettato ordigni alla deriva: esse rappresentano una minaccia altissima per le navi civili, incapaci di rilevare mine navali. I due cacciamine di bandiera italiana possono offrire un valido aiuto alla Romania mettendo in sicurezza le aree che seppur lontane dal teatro di guerra sono comunque minacciate.
La Cold Response 2022 è l’esercitazione attraverso cui la NATO valuta le proprie capacità di combattimento nell’Artico. Non è la prima volta che avviene, difatti l’esercitazione si tiene ogni due anni ed ha lo scopo di migliorare la difesa degli alleati. La Norvegia, in particolare, è tra le nazioni NATO maggiormente esposta alle odierne minacce. La Cold Response 2022 ha il primato di essere la più grande esercitazione mai condotta negli ultimi 30 anni. Partecipano 27 nazioni ed ha coinvolto 30.000 militari tra cui anche olandesi, francesi, statunitensi ed italiani. L’asprezza dell’ambiente Artico mette in difficoltà molte marine militari e difatti pochissime nazioni sono in grado di operare in tali condizioni.
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