Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano: Genova in prima linea
The Ocean Race è impegnata nella nascita di una “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano”. Sarà possibile con essa stabilire delle norme internazionali che tutelino l’ambiente marino gravemente afflitto. Attraverso una serie di summit e workshop l’oceano avrà finalmente una voce. The Ocean Race ha ottenuto appoggio da Panama, Seychelles e Genova ma sicuramente il numero dei sostenitori crescerà.
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano: un progetto concreto
Il progetto è certamente ambizioso ma non impossibile. Le Seychelles sono un esempio di come sia possibile integrare la protezione degli oceani nella politica. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano raccoglierà un insieme di regole a cui nessun Paese potrà sottrarsi.
Assistiamo alla genesi di uno dei progetti più concreti per la difesa di mari e oceani. Danno il via al disegno, i 12 summit appositamente organizzati. Questi eventi saranno un’opportunità per approfondire i temi legati all’ambiente marino e alle sue problematiche. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano sarà poi presentata nel settembre 2023 in concomitanza con l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Si spera nel sostegno da parte di tutti i Paesi per uno sforzo collettivo.
Genova in prima linea per la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano
Si sono riuniti a Genova sportivi, scienziati, esperti di diritto e diplomazia. Il workshop tenuto questa settimana a Genova ha seguito l’incontro tenuto alle Seychelles. Marco Bucci, sindaco di Genova, ha promesso impegno a favore della causa, così come Juan Diego Vásquez, attuale senatore di Panama. I buoni propositi seguono la firma del Presidente di Panama, ovvero Laurentino Cortizo, il quale ha firmato i “Rights of Nature” proprio il mese scorso. La firma sta a significare che anche Panama riconosce i diritti della natura.
Genova ospiterà inoltre il gran finale di The Ocean Race previsto nel mese di giugno 2023 ma terrà anche un workshop dopo ogni summit. I workshop saranno utili per riassumere quanto elaborato durante i vertici e delineare così le linee guida per la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano. Gli incontri sono importanti in quanto riuniscono esperti e professionisti del mare. Quanto maturato è condiviso con ONG, OIG, aziende ed altre entità chiave in grado di influenzare le scelte di governo. Tra i personaggi chiave di questi summit menzioniamo Michelle Bender, Ocean Campaigns Director presso Earth Law Center e Mumta Ito, fondatrice di Nature’s Rights.
L’impegno comune è l’unica possibilità per salvare il pianeta blu
Richard Brisius, Race Chairman di The Ocean Race, ha ricordato le sofferenze del mondo marino. Il cambiamento climatico, l’inquinamento, eccessiva pesca, sono i peggiori nemici dell’oceano. I Paesi, per quanto facciano, non sono in grado di limitare i danni finché agiscono singolarmente. L’oceano è di tutti e tutti devono impegnarsi in egual misura per proteggerlo, ecco perché la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano è necessaria.
È sbagliato considerare l’oceano solo come un forziere colmo di ricchezze; esso è un sistema complesso che alimenta la vita dell’intero pianeta e va salvaguardato:
“Possiamo raggiungere questo obiettivo solo lavorando come una squadra, oltre i confini, attraverso competenze, con più prospettive diverse per ottenere i dialoghi necessari a guidare i diritti oceanici”.
A queste parole si aggiungono poi quelle di Mumta Ito, fondatrice di Nature’s Rights:
“Senza natura non ci sono persone ma non esistono quadri giuridici, come quello che stiamo proponendo, che hanno a cuore gli interessi della natura. Non possiamo proteggere i diritti della natura sfruttando al massimo l’oceano”.
Anche Michelle Bender ha parlato della necessità di cambiare il modo di pensare l’oceano. Il reale problema è considerare le acque come una risorsa da sfruttare. Tale percezione in qualche modo inquina anche le “buone” azioni che comunque sono orientate a salvare l’oceano perché svolte nell’ottica di potersene infine servire. La natura va considerata come un “essere” che vive proprio come vivono le persone.