Guerra Russia-Ucraina

Navi militari italiane in Romania per la caccia alle mine

Il ministro della Difesa rumeno e quello italiano valutano se inviare o meno navi militari italiane in Romania. Recentemente la flotta militare rumena ha intercettato ordigni alla deriva: esse rappresentano una minaccia altissima per le navi civili, incapaci di rilevare mine navali.

Una coppia di navi militari italiane per la Romania

Le due navi militari italiane che dovrebbero raggiungere la Romania sono del tipo cacciamine. Verso la fine di marzo 2022, il ministro della Difesa rumeno Vasile Dîncu ha incontrato l’omologo italiano Lorenzo Guerini. L’incontro è avvenuto presso la 57a base aerea Mihail Kogălniceanu col fine di discutere su rilevanti questioni in merito alla sicurezza.

La presenza di mine nel Mar Nero ha particolarmente preoccupato i due ministri. Sappiamo infatti che il Mar Nero è infestato da ordigni galleggianti e certamente ciò minaccia tutte le navi in transito, soprattutto quelle civili. Proprio la settimana scorsa, la marina rumena ha detonato una mina navale dal diametro di 50 cm. La pericolosità sta nel fatto che questi devastanti esplosivi viaggiano senza controllo trasportati dalle correnti. Tutte le nazioni che affacciano sul Mar Nero rischiano di contare vittime innocenti pur non partecipando militarmente al conflitto tra la Russia e l’Ucraina.

In un altro articolo abbiamo ampiamente descritto la pericolosità di una mina navale. Esse non sono tutte uguali e pertanto risulta difficile prevedere le conseguenze di potenziali esplosioni. Fortunatamente anche le contromisure, di pari passo, sono diventate più efficaci. Le navi militari italiane sono equipaggiate con sistemi di rilevamento capaci di contrastare le diverse tipologie di mine. Le due navi cacciamine italiane possono offrire un valido aiuto alla Romania mettendo in sicurezza le aree che seppur lontane dal teatro di guerra sono comunque minacciate.

Non si discute solo sulla possibilità di inviare navi militari italiane

Il Ministero della Difesa rumeno rilascia un comunicato stampa nel quale sono elencati gli argomenti trattati durante l’incontro. Oltre alla preoccupante situazione che affligge il Mar Nero, si è parlato in toto del conflitto tra l’Ucraina e la Russia. La timidezza iniziale della NATO sta man mano cedendo il passo ad un atteggiamento più coraggioso. L’intraprendenza è volta a consolidare e rinforzare le difese dei Paesi alleati.

La NATO si sta occupando soprattutto di mettere in sicurezza gli Stati membri più ad oriente. La presenza militare degli alleati nel Mar Baltico e nel Mar Nero è quindi fondamentale per il raggiungimento di quell’obiettivo prefissato. La disponibilità che il nostro Paese ha dimostrato pianificando l’invio delle due navi militari italiane è coerente con i disegni dell’alleanza. Ecco cosa riporta l’Ufficio stampa del Ministero della Difesa rumeno:

“In questo contesto, il ministro Lorenzo Guerini ha annunciato l’intenzione dell’Italia di inviare, nel prossimo futuro, due cacciamine per agire nel Mar Nero insieme alle forze navali rumene col fine di intercettare e neutralizzare le mine”.

Cacciamine italiano a Taranto
(Foto di Giovanni Soprano)

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La Cold Response 2022 ha il primato di essere la più grande esercitazione mai condotta negli ultimi 30 anni. Partecipano 27 nazioni ed ha coinvolto 30.000 militari tra cui anche olandesi, francesi, statunitensi ed italiani. L’asprezza dell’ambiente Artico mette in difficoltà molte marine militari e difatti pochissime nazioni sono in grado di operare in tali condizioni. Quella del Regno Unito è tra le pochissime forze militari capaci di dare il meglio in tali regioni ed è merito di un addestramento ad hoc che la RN conduce da oltre 50 anni.

Le navi della classe Cape sono un’evoluzione della precedente classe Bay in uso dall’ADF. Queste navi avevano un’autonomia di 1000 miglia nautiche e velocità massima di 20 nodi. Nel 2010 le prime navi della classe Bay hanno cominciato a dare segni di età; di conseguenza è stata ordinata la classe Cape per rimpiazzarle. La prima nave è entrata in servizio con l’ADF nel 2013.

Christian Cione

Studente magistrale di Ingegneria Navale presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Scrivo articoli inerenti allo scenario marittimo e cantieristico internazionale con maggiore attenzione verso tematiche ambientali e militari.

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