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Le tensioni tra Russia e Ucraina pesano sul prezzo dei combustibili

Le tensioni tra Russia e Ucraina causano grande incertezza e ciò influenza, tra le altre cose, anche il prezzo dei combustibili. L’Ucraina è per l’Europa la “via dei combustibili”: è una tappa essenziale considerando le rotte che portano petrolio e gas nel Vecchio Continente.

Il clima teso ad est non porta nulla di buono. Basti pensare al fatto che il gas proveniente dalla Russia è tra le principali fonti energetiche europee. La Germania, la più forte economia dell’Unione Europea, dipende fortemente dal gas russo: oltre la metà della nazione è così alimentata.

I timori di una possibile guerra hanno come conseguenza forti oscillazioni delle quotazioni negli hub sia olandesi che britannici. In Olanda è stato registrato un aumento del gas naturale pari a +8,17% mentre in Britannia ammonta a +7,58%. In caso di conflitto, l’Europa perderà oltre il 30% di metano russo con conseguenze disastrose.

Il prezzo del Brent Crude oscilla a causa delle tensioni tra Russia e Ucraina

Brent Crude” è un’espressione utilizzata per indicare un particolare petrolio. Il greggio in questione è quello estratto per lo più dai giacimenti presenti nel Mare del Nord ed è anche il più richiesto se paragonato ad altri petroli locali. La fortuna del Brent Crude deriva dal fatto che è leggero e “puro”, ciò ne facilita la raffinazione.

Le tensioni tra Russia e Ucraina influiscono pesantemente sul prezzo del petrolio e difatti il prezzo del petrolio Brent inizia ad oscillare intono ai 94 $. Nei precedenti giorni il prezzo è salito vertiginosamente, aumentando di oltre il 4%. Nella giornata del 15 febbraio è calato in picchiata da 96 $ a circa 92 $; poi ha iniziato una lenta risalita.

Secondo alcuni è plausibile che il petrolio potrebbe superare i 100 $ alla fine di questa settimana; per qualcun altro il prezzo aumenterà ulteriormente. La pensa così la società di servizi finanziari J P Morgan secondo cui il prezzo del petrolio potrebbe sfiorare i 120 $.

Vale la pena osservare che oltre al Brent, i giacimenti nel Mare del Nord producono altre tipologie di petrolio ovvero il Forties, l’Ekofisk e l’Oseberg. Tali varietà di greggio sono poi indicate, nell’insieme, col termine “BFOE” che sta appunto per Brent Forties Oseberg Ekofisk.

Germania e Giappone provano a porre rimedio alle tensioni tra Russia e Ucraina

Dicevamo che la Germania è enormemente dipendente dal gas russo. La preoccupazione è tale che il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ultima i preparativi per incontrare il prima possibile il presidente Vladimir Putin. Al centro dell’incontro che avverrà a Mosca c’è il gasdotto Nord Stream 2, un condotto di vitale importanza per la nazione tedesca. Il Nord Stream 2 collega direttamente la Russia con la Germania e attraverso il Mar Baltico è garantito l’approvvigionamento di gas. Dopo l’incontro a Mosca seguirà una visita del cancelliere tedesco in Ucraina: basterà il dialogo a sanare le tensioni tra Russia e Ucraina?

In tutto questo il Giappone promette di inviare carichi di GNL all’Europa. Dopo la confusione della settimana scorsa, finalmente il Giappone ha chiarito la sua posizione: fornirà quanto più gas possibile alle nazioni europee a patto che gli stessi giapponesi ne abbiano a sufficienza. Al momento nessun carico è stato ancora deviato e le previsioni meteo non sono molto incoraggianti. Pare che il Giappone dovrà affrontare temperature più basse di quelle registrate a febbraio, il che ovviamente aumenterà la domanda interna.

A quanto pare una catastrofe preannunciata

È proprio il gasdotto Nord Stream 2 ad essere un’arma sottile ma potenzialmente devastante. La pipeline si sta rivelando un coltello il cui manico è ovviamente nelle mani russe. Il governo USA si è sempre mostrato ostile verso la realizzazione del gasdotto e in generale alla forte dipendenza europea dal gas russo. La previsione era corretta e l’Europa è un ostaggio che può fare ben poco anche perché sull’infrastruttura non vigono sanzioni, nonostante i tentativi americani di introdurle.

Già Donald Trump mise in guardia le nazioni europee così come anche le nazioni più ad est come la Polonia e la Slovacchia. Le maggiori potenze dell’UE non hanno voluto sentir ragione ed ora, a causa delle tensioni tra Russia e Ucraina, si ritrovano in una situazione drammatica per non dire catastrofica.

Christian Cione

Studente magistrale di Ingegneria Navale presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Scrivo articoli inerenti allo scenario marittimo e cantieristico internazionale con maggiore attenzione verso tematiche ambientali e militari.

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