Ieri avevamo già ipotizzato un possibile intervento delle forze dell’ordine ed oggi riportiamo che queste hanno effettivamente sgomberato il porto di Trieste. Il presidente dell’autorità portuale Zeno D’Agostino descrisse come “intollerabile” quanto accadeva al porto ed era prevedibile un intervento duro della polizia.
Questo lunedì il Green Pass diventa obbligatorio sui luoghi di lavoro (motivo per cui circa mille persone protestano da giorni) e la situazione al porto viene con enorme difficoltà ripristinata.
Oggi la polizia ha raggiungo il Varco 4 del porto di Trieste per liberarlo dal presidio. I portuali erano lì pronti che aspettavano dandosi forza con cori e frasi che inneggiano alla libertà. Sfortunatamente per i manifestanti, le canzoni e le parole non sono bastate a fermare i poliziotti in tenuta antisommossa.
Nonostante gli inviti a lasciare il presidio, alla fine la polizia ha sgomberato il porto di Trieste azionando gli idranti. I manifestanti hanno provato a scoraggiare le forze dell’ordine giustificando le motivazioni del presidio ma queste non hanno sentito ragione. Pare che uno dei portuali sia rimasto lievemente leso ma un’ambulanza è prontamente giunta per soccorrerlo. Finisce così il primo intervento e spenti gli idranti, i portuali riprendono posizione con una folla di No Green Pass alle spalle per dar loro sostegno.
Nonostante gli idranti, i portuali non hanno ceduto e sono ritornati compatti. Sono seguiti altri inviti a lasciare l’area ma quelli, seduti in terra, non si arrendevano. Si ripete dunque la scena con gli idranti che fanno guadagnare terreno alla polizia ed un’altra persona che accusa dolore.
Andando avanti così è stato possibile separare i portuali in protesta, sempre seduti in terra, dalle centinaia di persone accorse in supporto. Accerchiato il gruppo di quelli seduti restava da spingere oltre il porto la folla inferocita.
La polizia ha agito in maniera lenta e controllata per respingere quasi un migliaio di persone. La strategia consisteva nell’utilizzare idranti e piccole cariche per far arretrare l’altro schieramento e poi rapidamente posizionare i mezzi occupando i metri guadagnati. A parole sembra facile ma in realtà c’è voluto molto impegno!
L’obiettivo, infatti, non era quello di impedire la manifestazione ma solo di liberare il porto affinché riprendessero le attività già a lungo interrotte. Sgomberato il porto di Trieste, i No Green Pass avrebbero potuto continuare la protesta senza però impedire le mansioni portuali. La polizia ha dovuto ad un certo punto anche sparare lacrimogeni sulla folla per nulla intenzionata ad arrendersi. Quelli dispersi sono poi corsi in strada per spostare lì la protesta, creando dunque altri disordini.
Le forze dell’ordine hanno seguito i No Green Pass che avevano spostato la protesta in Campi Elisi. Anche qui, idranti e lacrimogeni per mettere in fuga una folla di persone più salda che mai. Ovunque partivano cori del tipo “la gente come noi non molla mai” e coerentemente essi hanno mantenuto viva la protesta nonostante gli sforzi degli agenti.
Un gran numero di persone ha raggiunto piazza Unità d’Italia: raggruppate hanno poi mosso verso la vicina piazza della Borsa e lungo via Carducci. Il copioso corteo ha continuato ad avanzare per le strade, probabilmente senza una meta precisa. A preoccupare era però l’avanguardia dei manifestanti: un gruppo di persone incappucciate e armate di caschi.
Stefano Puzzer riottiene la leadership e guida tutti in piazza Unità d’Italia: lì circa 2000 No Green Pass siedono a terra silenziosi. Il leader dei portuali invita tutti a mantenere la calma in attesa di essere ascoltati:
“Noi siamo pacifici e dobbiamo rimanere pacifici fino alla fine: abbiamo diritti da far rispettare ma non con la forza come ci hanno mostrato stamattina”.
Intanto qualcuno prova a bloccare nuovamente il porto e posiziona cassonetti lungo la strada: sono di nuovo quelli incappucciati. Stefano Puzzer immediatamente prende le distanze dal gesto ed avverte che quelle persone sono infiltrate. La polizia tiene sott’occhio la situazione mentre il gruppo di infiltrati già si procura chiavi inglesi e strumenti simili.
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