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No Green Pass a Trieste: una situazione “intollerabile”

Venerdì scorso cominciano le manifestazioni No Green Pass a Trieste, presso il varco 4 del porto. Molte persone, tra le quali appartenenti a diverse categorie di lavoratori e genitori, hanno partecipato al presidio e minacciano di proseguire la loro battaglia.

No Green Pass a Trieste: “proseguiremo ad oltranza”

Durante la conferenza stampa, una portavoce di No Green pass di Trieste afferma che tutti i partecipanti alla manifestazione sono convinti delle proprie posizioni e per questo non cederanno.

“Proseguiremo ad oltranza. Le mobilitazioni ed i presidi al varco 4 nascono da varie categorie lavorative e genitori. Tutti questi, con il Coordinamento del No Green Pass si assumono responsabilità di questa battaglia per la libertà di tutti contro questo ulteriore ricatto”.

Purtroppo la tensione è salita durante questi giorni ed è sfociata in atti non proprio pacifici. Alcuni giornalisti hanno infatti subito l’accerchiamento da parte dei manifestanti e sono stati aggrediti verbalmente. Fortunatamente pare che la situazione sia poi migliorata: il clima generale è tornato sereno ma è chiaro che la tempesta è dietro l’angolo.

I sindacati invocano la liberazione del porto dai No Green Pass a Trieste

I sindacati fanno fronte unito e chiedono la liberazione del porto, bloccato da venerdì per un presidio dei contrari al Green Pass a Trieste. A bloccare il porto sono lavoratori di diverse categorie e genitori infuriati. Ad arrabbiarsi però sono adesso anche i sindacati, per i quali è inaccettabile che le attività portuali siano compromesse da persone esterne.

“Il forte legame tra il porto, i suoi lavoratori e la città non può essere compromesso da chi con il porto non ha nulla a che fare”.

Questo si legge in una nota congiunta di Cisl, Cgil e Uil. Si parla di una maggioranza ostaggio di una minoranza. Il porto deve continuare ad essere operativo per evitare perdite alla città. Secondo i sindacati è necessario rispettare le manifestazioni dei No Green Pass a Trieste ma queste non devono danneggiare chi invece in quel porto ci lavora.

La doccia fredda con le dimissioni di Stefano Puzzer

Mentre il disordine aumenta, un ulteriore fatto alimenta il caos generale. Stefano Puzzer lascia il posto nel Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste (Clpt) e di vicepresidente.

Ieri, sabato 16 ottobre, Stefano Puzzer promise la liberazione del porto. La speranza di molti è durata però poco dato che lo stesso Puzzer ha poi cambiato idea. In un post su Facebook, Puzzer scrive di voler proseguire il presidio fino al 20 ottobre; a quanto pare una decisione pretesa da egli stesso e della quale si assume tutte le responsabilità.

Ovviamente l’ex vicepresidente si è ritrovato addosso una valanga di critiche. Le dimissioni erano inevitabili anche se non pochi hanno provato a convincere Puzzer a restare. La protesta continuerà davvero fino al 20? Intanto il presidente dell’autorità portuale Zeno D’Agostino già ha descritto come “intollerabile” la situazione al porto causata dai No Green Pass a Trieste.

La protesta No Grenn Pass a Trieste è agli sgoccioli

Si vocifera che la presenza dei No Green Pass non sarà più tollerata da domani, lunedì 18 ottobre. Del gran numero di No Green Pass nelle prime fasi della manifestazione restano ormai pochi ancora a battagliare. Ad alimentare la rivolta sono quasi quasi molti più “esterni” che portuali, ovvero genitori e lavoratori di svariate categorie. Le forze dell’ordine potrebbero quindi intervenire e cacciare con la forza i manifestanti.

L’indecisione di Stefano Puzzer, prima per la fine del presidio e poi improvvisamente contrario, deve aver scatenato più di qualche critica nei suoi riguardi. I portuali iniziano a vacillare nonostante l’invito a tenere duro, anche per il fatto che non tutti i manifestanti possono rinunciare con facilità allo stipendio durante i giorni di protesta.

Christian Cione

Studente magistrale di Ingegneria Navale presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Scrivo articoli inerenti allo scenario marittimo e cantieristico internazionale con maggiore attenzione verso tematiche ambientali e militari.

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