Ingegneria Navale

Un veicolo ad effetto suolo per collegare la Francia alla Gran Bretagna

Uno degli operatori dei traghetti sulla manica, Brittany ferries, ha deciso di progettare un veicolo ad effetto suolo da usare per collegare la Gran Bretagna e la Francia. Questi veicoli saranno progettati dalla start-up REGENT (Regional Electric Ground Effect Nautical Transport) di Boston, MA. Questo veicolo ad effetto suolo funziona attraverso l’effetto “Wing in ground” quindi volano, ma non si alzano mai molto dal suolo o dalla superficie del mare. Anche se alcuni tipi di veicoli possono alzarsi a 150 m o oltre i 150 m, possono solo per alcuni momenti.

Il progetto di questo nuovo mezzo. Fonte: Brittany Ferries

Come funziona il veicolo a effetto suolo

Il veicolo a effetto suolo sfrutta un principio dell’aerodinamica molto noto, soprattutto nel mondo aeronautico. Quando gli aerei decollano o atterrano, ottengono un aumento di portanza molto vicino al suolo. Quindi si è deciso di sfruttare questo aumento di portanza localizzato vicino al suolo per poter far volare questi veicoli ad effetto suolo. Inoltre, questo significa che un veicolo a effetto suolo non richiede ali grandi come quelle di un aereo normale. Questo è quello che ha portato all’episodio del cosiddetto “mostro del mar caspio”.

Un A-90 Orlyonok. Fonte: Wikimedia Commons

La storia di questi mezzi

Il cosiddetto effetto suolo è diventato noto abbastanza velocemente una volta che l’uomo ha cominciato a volare attraverso la forza aerodinamica. Infatti, nel 1934 la NACA pubblicò un documento dal titolo “Ground effect on the takeoff and landing of aircraft” (L’effetto suolo sul decollo e atterraggio dei velivoli). Quindi l’effetto era già conosciuto negli anni ’30. La prima idea di un veicolo che sfrutti questo cuscino si deve proprio a un commento a questo scritto, da parte di Maurice Le Sueur. La ricerca sui veicoli ad effetto suolo contiunuò soprattutto in Germania e in Unione Sovietica, grazie ai lavori di Alexander Lippisch e Rotislav Alexeyev.

Lippisch cominciò a dedicarsi al progetto di questi mezzi dietro richiesta dell’imprenditore americano Arthur Collins. Questi infatti gli aveva richiesto una barca molto veloce. Da questa richiesta scaturirà prima l’X-112, seguito dall’X-113 e -114. Di conseguenza, possiamo vedere come in Germania si svilupparono prevalentemente ecranoplani “turistici” di piccole dimensioni. La storia si evolve con l’intervento di Hanno Fischer, che crea la Fischer Flugmechanik, da cui si avranno ulteriori evoluzioni del disegno originale di Lippisch.

L’X-112 in volo. Fonte: Wikimedia Commons

Alexeyev fu quello che introdusse il concetto di veicolo ad effetto suolo in Unione Sovietica. I lavori avvenivano nell’ufficio di progettazione centrale degli aliscafi. La marina sovietica intuì subito le potenzialità del mezzo, tanto che venne utilizzato dalla marina soprattutto nel mar Caspio. Nel mar caspio si generò l’idea del “mostro del mar caspio” perché le spie americane videro questo gigantesco mezzo con ali troppo piccole per essere un aereo. Questo li spinse a battezzarlo “mostro” perché non sapevano che utilità potesse avere. In Unione Sovietica questi veicoli ad effetto suolo divennero dei mezzi giganteschi adibiti al trasporto truppe, o al lancio di missili balistici.

Pro e contro

Questa nuova tecnologia sembra un’ottima trovata per sostituire i grossi traghetti o per offrire un veloce metodo di passaggio. Infatti, volando sopra l’acqua, questi mezzi non si trovano a dover vincere la resistenza che i traghetti veloci devono vincere. A seconda di come viene progettato, può anche uscire dall’effetto suolo e volare sopra agli ostacoli. Quella che la Brittany Ferries ha in mente è un veicolo con propulsione elettrica. Quindi non si avrà il grosso problema dei veicoli ad effetto suolo sovietici. Visto che portare questi veicoli a volare in effetto suolo è dispendioso, ci vogliono molti motori per cominciare a volare in effetto suolo. Questo rende il veicolo particolarmente dispendioso in termini di carburante, quindi un problema che non si dovrebbe porre in questo caso.

Inoltre, un problema che viene posto dall’organizzazione marittima internazionale è l’ambiente in cui lavorano. Hanno infatti imposto di utilizzare le stesse regole per evitare le collisioni imposte a una nave. Questo potrebbe portare molto stress mentale ai piloti, ma bisogna capire come essi verranno addestrati. Un altro problema che non viene posto è che questi veicoli devono lavorare in zone con poco traffico, pochi ostacoli e con mari calmi. Questo è infatti il motivo per cui dal governo sovietico vennero relegati al Mar Caspio. Probabilmente sarà un requisito non così stringente negli anni a venire.

Alessandro Mantani

Sono uno studente di ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano. Appassionato di tutto il mondo marino sin da piccolo, dalle barche a vela di piccole dimensioni alle gigantesce petroliere.

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