Raid Pavia-Venezia: Un ritorno che fa sperare gli amanti della motonautica
Il raid pavia venezia quest’anno si è corso lo scorso 6 giugno. Erano dieci anni che questa manifestazione sportiva non si correva. Il motivo di questo stop è dato dalle ultime partecipazioni a questa storica gara era la carenza di iscritti. Infatti nelle precedenti edizioni il numero di iscritti non si alzava al di sopra dei 30. Invece, nel 2021, già una settimana prima della gara, erano arrivati a 80 iscritti, con la speranza di arrivare a 100 iscritti per il giorno della gara. Bisogna ricordare che fino alla mattina di gara, le iscrizioni sono aperte.
Le condizioni meteo hanno però imposto un cambio di programma. Per il basso livello di acqua nella prima parte di percorso, la prima tappa non si è corsa da Pavia ma da San Nazaro d’Ognona. Fortunatamente la prima tappa è sempre stato un trasferimento e non una cronometrata. Di conseguenza, non si è persa una tappa, ma si è persa la scenografia di veder passare queste barche a Pavia. I chilometri percorsi saranno minori di quelli delle scorse edizioni, ma rimangono comunque oltre 400 km di gara. Come conseguenza del cambio di partenza quest’anno non ci sono state le immagini delle imbarcazioni in velocità sotto al ponte di Pavia.
Storia del raid
La prima edizione del raid si è corsa nel 1929. È figlia della mente dell’ingegner Vincenzo Balsamo. All’inizio l’organizzatore era la sezione milanese della Lega Navale Italiana. Negli anni ’30 l’organizzazione passa all’Associazione Motonautica di Pavia, a cui è rimasta fino ad oggi. A differenza di una gara in mare, una competizione come questo raid è molto più soggetta a problemi di carattere meteorologico. Infatti, il cambio di programma che è avvenuto nella competizione di quest’anno è successo più d’una volta. Negli ultimi dieci anni di competizione non si è corsa tre volte il raid per problemi di carattere idrico. Più precisamente le edizioni del 2003, 2007 e 2010 non si sono disputate.
In queste 69 edizioni, o 90 anni di vita, ci sono stati alcuni cambiamenti molto radicali e altre cose rimaste pressoché uguali. Infatti, il tracciato della gara è rimasto pressoché invariato, come il percorso delle speciali e delle cronometrate. Anche il tipo di competizione e trofei, sono rimasti quelli delle prime edizioni, con l’aggiunta di alcuni altri. Per esempio, la Coppa d’Oro Montedera viene vinta dall’equipaggio che ha raggiuto il record di velocità su uno dei tratti cronometrati. È interessante notare come per vincere questa coppa non serva nessun’altra prerogativa, paradossalmente l’equipaggio potrebbe ritirarsi subito dopo e non arrivare al traguardo.
Le imbarcazioni
La parte più interessante in assoluto di questo raid però sono sicuramente le imbarcazioni. In questi quasi cent’anni di edizioni il tipo di imbarcazioni è cambiato dal giorno alla notte. Questa affermazione si comprende maggiormente a guardare le percorrenze. Nella prima ediziona non si è superata la media di 35km/h, quindi tempi di percorrenza dell’ordine delle undici ore. I tempi si sono abbassati con il tempo fino ad arrivare alle cinque o sei ore di percorrenza delle barche tra gli anni 30 e 60. Adesso, con le imbarcazioni più moderne e potenti, si arriva a tempi di percorrenza delle due ore e velocità medie dell’ordine dei 200 km/h.
Le imbarcazioni sono cambiate tanto in questi anni. La categoria regina del raid è stata quella dell’idroscivolante o idroplano, fin dal suo debutto. In questi anni sono cambiati molto, ma il concetto rimane quello di un’imbarcazione a fondo piatto con ridottissimo pescaggio. In velocità l’imbarcazione plana sull’acqua. Questo spiega il motivo per cui si trovano molto più spesso nelle acque chiuse e non nelle imbarcazioni da corsa offshore. Nelle ultime edizioni hanno trovato spazio anche le imbarcazioni da Formula Offshore e da circuito (chiamata anche Formula Inshore). Inoltre, viene affiancata dalla categoria “storici”, per le imbarcazioni costruite prima del 1990.
L’evoluzione delle imbarcazioni del Raid
Le prime imbarcazioni a partecipare al raid sono stati i cosiddetti “idroscivolanti a elica aerea”. Questi primi idroscivolanti hanno una costruzione molto semplice. Sono infatti composti due scarponi al cui interno siedono i due membri dell’equipaggio collegati a un motore con elica di derivazione aeronautica. I motori utilizzati erano principalmente Alfa Romeo e Isotta Fraschini. Visto lo spazio libero sopra le teste dei piloti, si usavano sia motori in linea o a V che stellari.
Dopo la guerra si è passati agli idroplani. Queste imbarcazioni possono essere considerate delle evoluzioni degli idroscivolanti a vite aerea. Invece di poggiare sui due galleggianti o scarponi, quando sono in planata poggiano solo su tre punti. Da qui il nome di “Idrovolanti a tre punti”. A differenza della controparte americana del campionato H1 Unlimited, questi hanno motori più tradizionali. Infatti, dopo la guerra si è andati verso motorizzazioni automobilistiche. Molte hanno motorizzazioni di due litri, nell’ultimo periodo di derivazione formula ford o renault, molto distanti dalle turbine dei Chinhook. Un esempio molto interessante di questa categoria è sicuramente il Ferrari Arno XI, motorizzato da un V12 Ferrari derivato dal propulsore della Ferrari 375 F1