Storia Navale

Il mostro di Loch Ness esiste? Le scoperte grazie al test del DNA

La leggenda circa l’esistenza del mostro di Loch Ness per secoli ha affascinato e attirato milioni di visitatori presso il lago scozzese. Molte sono state le ricerche condotte col fine di svelare il mistero ma tutte hanno fallito. Non avendo testimonianze che il mostro di Loch Ness esista, ciò non basta per affermare che la creatura leggendaria sia solo frutto della fantasia o delle credenze popolari. Il ritrovamento di una carcassa animale è tuttavia una svolta per la soluzione del mistero. Secondo alcuni il mostro di Loch Ness è un’anguilla, per altri uno squalo; altri ancora sostengono che sia una balena! Ma allora qual è la verità? Con l’analisi al DNA la verità è sempre più vicina.

Il mostro di Loch Ness portato alla superficie da una tempesta

Finora non è stato possibile confermare l’esistenza di Nessie ma le stesse ricerche non sono state sufficienti per escluderne la presenza. Sulla spiaggia di Aberdeen, in Scozia, è stata ritrovata una carcassa di notevoli dimensioni. La tempesta Ciara ha portato alla luce quello che potrebbe essere il mostro di Loch Ness. Le tempesta si è abbattuta con violenza sulla spiaggia di Aberdeen a 200 km dal lago leggendario; proprio su questa spiaggia è stata avvistata una strana carcassa. La grandezza dello scheletro ha fin da subito fatto pensare al mostro di Loch Ness ecco perché la foto di questi resti ha fatto il giro del mondo.

The Sun – La carcassa trovata sulla spiaggia riaccende l’entusiasmo

Era il 1934 quando Robert Kenneth Wilson passò alla storia per aver fotografato Nessie. La foto venne poi dichiarata falsa e soprannominata “la foto del chirurgo”. La foto sulla spiaggia di Aberdeen è però tutt’altro che falsa e tutti dal principio speravano che la carcassa già potesse finalmente rispondere ad uno dei più affascinanti quesiti del nostro pianeta: il mostro di Loch Ness è esistito veramente?

Gli scienziati non si sbilanciano parlando del mostro di Loch Ness

Moltissimi utenti sul web hanno da subito evidenziato l’affinità tra l’animale defunto ed il mostro di Loch Ness. A smorzare l’entusiasmo e la sorpresa generale è la cautela della comunità scientifica, la quale diffida dalla mitologia come dalla superstizione. La fotografia non basta da sola a svelare il mistero e gli studiosi sicuramente battono strade che vanno in tutt’altra direzione rispetto alla leggenda. La notizia ha tuttavia spinto numerose spedizioni sul lago, tutte mosse dal desiderio di saperne di più.

Tra tutte le varie ipotesi, quella più accreditata sostiene che l’ipotetico mostro di Loch Ness, sia un’anguilla di grandi dimensioni. Le ricerche condotte con mezzi subacquei e sonar continuano inoltre a non dare alcuna certezza sulla presenza di Nessie. Per dirla tutta non hanno avvistato animali che possano genericamente insospettire gli scienziati o favorire la credenza.

L’analisi del DNA sui campioni per fare luce sulla leggenda del mostro di Loch Ness

La soluzione al mistero sull’esistenza del mostro di Loch Ness è sempre più vicina. Gli studiosi hanno deciso di giocare la carta del DNA. Analizzando una serie di campioni è stato possibile eseguire diversi test del DNA. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Otago, in Nuova Zelanda ha preso a cuore la missione e con scrupolosa diligenza ha eseguito test a tappeto. Come prima cosa, il gruppo ha raccolto 250 campioni d’acqua ottenendo informazioni sul DNA contenuto in essi. Il passo successivo è stato quello di confrontare le informazioni con un database, in tal modo da riscontrare la presenza o l’assenza sia di pesci che di batteri.   

Il risultato di tale lavoro smentisce la presenza di enormi predatori come squali o pescecani, così come la presenza di antichi dinosauri. Dai racconti tramandati attraverso i secoli e dalle testimonianze scritte oltre mille anni fa, il mostro di Loch Ness ricordava molto i plesiosauri. Valeva dunque la pena confrontare i campioni anche con le informazioni attuali sugli animali preistorici.

Noi Dinosauri – Il plesiosauro rispecchia l’immagine collettiva del mostro di Loch Ness

Il mostro di Loch Ness probabilmente è un’anguilla di grandi dimensioni

Ma allora cosa c’è sul fondale del lago scozzese? Da cosa nasce la leggenda sul mostro di Loch Ness? I test condotti dai ricercatori dell’Università di Otago ci avvicinano enormemente alla soluzione. Dai campioni prelevati e analizzati si riscontrano frequenti tracce genetiche di anguille. Lessie era probabilmente un’anguilla più grande del solito. Le anguille, infatti, sono lunghe dai 60 agli 80 centimetri ecco perché Nessie dovrebbe essere un esemplare assai raro. Neil Gemmell ha condotto la ricerca e così commenta i risultati ottenuti:

“La maggior parte delle specie sono tanto piccole da essere avvistate con difficoltà, eppure esistono alcune di maggiori dimensioni.  A questo punto la domanda che tutti ci poniamo è se esiste qualcosa di abbastanza grande da spiegare le testimonianze che la gente ha fatto nel corso degli anni creando la leggenda di un mostro a Loch Ness”.

La scienza si serve della leggenda per divulgare la tecnica eDNA

Il mistero non è ancora svelato ma quanto fatto finora ci avvicina alla verità. Ancora una volta gli studi e le ricerche non bastano per negare o provare l’esistenza di Nessie. La comparazione del DNA difatti ha solo escluso alcune ipotesi e rafforzato quella dell’anguilla gigante. Il database è comunque uno strumento limitato per quanto ricco di informazioni possa essere. I dati confermano la presenza di anguille in maniera significativa ma di certo non definisce la dimensione di queste.

Il tracciamento esclude per affinità diverse specie ma questo non significa che il mostro di Loch Ness debba per forza essere contenuto in quel database. Se Lessie appartenesse ad una specie animale ancora non scoperta e analizzata, sicuramente i campioni servirebbero a poco. Risultati a parte, la vicenda ha dato l’opportunità alla scienza di testare l’eDNA, ovvero “environmental DNA”.

Nature Metrics – L’utilità dell’eDNA sta nel tracciamento completo delle forme di vita presenti nel luogo analizzato

Che cos’è l’environmental DNA?

Possiamo tradurre il termine “eDNA” come “DNA ambientale”. Il DNA ambientale è quello raccolto direttamente sul campo e dunque contenente diversi organismi. La tecnica eDNA prevede l’analisi di campioni estratti dal terreno o da fluidi come l’aria o l’acqua: si ottiene così una traccia genetica completa del luogo analizzato. Matthew Butler di Travel Channel spiega che la ricerca del mostro di Loch Ness è servita come pretesto per divulgare il metodo eDNA:

“La ricerca di Nessie è uno dei misteri più simbolici e amati al mondo, che cattura la nostra immaginazione e il senso di avventura. Questa ricerca scientifica volta a trovare risposte a ciò che potrebbe essere in agguato sotto quelle acque è uno scenario molto accattivante”.

Christian Cione

Studente magistrale di Ingegneria Navale presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Scrivo articoli inerenti allo scenario marittimo e cantieristico internazionale con maggiore attenzione verso tematiche ambientali e militari.

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