Il Canale di Suez resta bloccato dalla portacontainer Ever Given

Il Canale di Suez resta bloccato ancora dalla nave Ever Given. Nonostante si fosse ipotizzato il ripristino della navigabilità entro un giorno, con oggi siamo già a 3 giorni di blocco. Il Canale di Suez chiuso rappresenta un’immensa problematica che grava sul commercio marittimo internazionale. La via d’accesso all’Oceano Indiano dal Mediterraneo è percorsa da centinaia di navi, le quali non possono far altro che attendere. Soprattutto il blocco delle petroliere, sia da Nord che da Sud, arreca i peggiori danni in termini finanziari.

Il Canale di Suez resta bloccato dalla Ever Given

La nave Ever Given è una enorme portacontainer di 224.000 tonnellate, lunga 400 metri e larga 59 metri, partita dalla Cina in direzione di Rotterdam. A causa dell’incaglio, avvenuto il 23 marzo alle ore 6:40 italiane, il Canale di Suez resta bloccato mettendo in crisi il commercio marittimo. Pare proprio che sia stata una forte raffica a spingerla di traverso: le sue dimensioni sono bastate ad occupare l’intero canale artificiale!

Per ripristinare la via d’acqua che collega Mediterraneo e Oceano Indiano si lavora da giovedì mattina, interrompendo i lavori solo la notte. Fortunatamente l’equipaggio della Ever Given è sano e salvo, non si segnalano feriti o tracce di inquinamento. Non sarà concessa la navigazione finché la nave non sarà in grado di muoversi.

I lavori per sbloccare il Canale di Suez

Si lavora senza sosta con ogni tipo di mezzo da lavoro compresi elicotteri. Poche ore fa le draghe hanno terminato la rimozione di sabbia e fango intorno alla Ever Given che sarà rimorchiata da più navi. La portacontainer è incagliata diagonalmente e poggia sulla sponda del Canale. Ad ostacolare i lavori sono le condizioni metereologiche, prima tra tutte la tempesta di sabbia che ha abbassato la marea. Alle operazioni di rimorchio collabora la SMIT Salvage, azienda olandese che conosciamo molto bene. Nel 2012 la SMIT Salvage aiutò il nostro Paese per il rimorchio della crociera Concordia, naufragata presso l’Isola del Giglio il 13 gennaio di quell’anno.

Secondo Peter Berdowski, amministratore delegato della Royal Boskalis Westminster, azienda con consociata proprio la SMIT Salvage, la Ever Given è come una balena spiaggiata. Il principale problema è dovuto al peso della nave: le oltre 200 mila tonnellate mettono in crisi i rimorchiatori impegnati nei lavori. Bisognerà in qualche modo alleggerire la portacontainer: si inizia dalle casse di zavorra ma probabilmente occorrerà rimuovere parte del carico pagante. Chi pensava di terminare le operazioni in un giorno ha dovuto per forza di cose ricredersi: occorre almeno una settimana. I mezzi ci sono ma già arrivano le critiche verso chi gestisce le operazioni. Un capitano intervistato dalla CNN ha ammesso in forma anonima che la situazione poteva risolversi già entro la giornata di ieri.

Il Canale di Suez resta bloccato ancora dalla nave Ever Given. Nonostante si fosse ipotizzato il ripristino della navigabilità entro un giorno, con oggi siamo già a 3 giorni di blocco.
La Repubblica

Il Canale di Suez resta bloccato ed il traffico internazionale ne paga le conseguenze

L’incaglio della Ever Given ha messo in attesa una gran quantità di navi: petroliere, RoRo, portacontainer e varie navi da carico sono ferme. Ogni giorno attraversano il Canale moltissime navi portacontainer, rappresentando circa un terzo del traffico mondiale nel settore e quasi il 7% del traffico mercantile totale. Chi gestisce il Canale di Suez ha reso noto che nel 2020 quasi 19.000 navi lo hanno attraversato: una media di oltre 50 navi al giorno. Ad oggi si contano oltre 150 navi in fremente attesa; alcune hanno già fatto ritorno nel porto di Suez. Finché il Canale di Suez resta bloccato, le perdite si accumulano con conseguenze disastrose.

Per gli analisti di S&P Global Platts, società che fornisce dati sulle materie prime, anche il più breve ritardo può causare congestione. Importante conseguenza di questo blocco è l’aumento del greggio, rimbalzato a circa 60 dollari americani al barile. Il prezzo del petrolio sta dunque salendo ed paesi esportatori fanno sapere che non intendono aumentarne la produzione. La pandemia da COVID19 pesa sull’altro piatto della bilancia e per le restrizioni imposte il prezzo probabilmente ritornerà a quello di partenza. L’incertezza sul termine dei lavori peggiora però la situazione: nella migliore delle ipotesi basteranno pochi giorni ma qualcuno già parla di settimane.