A discapito del suo aspetto esteriore, questa non è né una delle navi più antiche in servizio in una marina, né una delle navi più antiche in servizio alla marina ellenica: primati rispettivamente della HMS Victory e della HS Georgios Averoff, incrociatore protetto di classe Pisa. In realtà questa nave è stata varata nel 1987. Ma questo non ne inficia l’importanza tecnica e storica. La HS Olympias è la trireme dei giorni nostri.
Questa nave è una ricostruzione di una trireme di epoca della Seconda Guerra Persiana (480-479 a.C.) e Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.). In realtà bisogna considerare come queste navi siano cambiate molto poco da quando sono apparse sulla scena della storia a quando si sono trasformate in dromoni e galee.
Le triremi sono nate in Ionia, le colonie greche sulla costa egea dell’Anatolia. Come si può ben vedere, la trireme discende dalla pentecontera. Questo tipo di navi era il prototipo di nave dell’età arcaica greca, sia per la marina mercantile che militare. La trireme è l’evoluzione militare di questo tipo di nave, si passa dai 50 posti per vogatori, venticinque per lato, ai 170 vogatori su tre livelli della trireme.
La trireme acquista importanza nell’età classica greca, quando Atene si dota di una flotta di triremi nel 483 a.C. dietro forte suggerimento di Temistocle. Questa flotta sarà di vitale importanza negli scontri navali della Seconda guerra persiana, quali Salamina e Capo Artemisio (480 aC). Da qui diviene la spina dorsale della Talassocrazia ateniese.
Nel periodo successivo si è teso al gigantismo, ad ingrandire le flotte e le navi, fino alle dimensioni di quinqueremi, gigantesche navi a cinque ordini di vogatori. Con l’ultima grande battaglia navale della storia, ritorna “a gamba tesa” l’importanza della trireme. Infatti, nella battaglia di Azio, le triremi guidate dall’ammiraglio Agrippa, ebbero gioco facile sulle navi egizie di Cleopatra e di Antonio, molto più grosse e meno maneggevoli.
La Hs Olympias rappresenta un esempio di archeologia sperimentale. È una nave costruita sulla base di documenti storici per valutare le potenzialità tecniche di questa classe di navi e le prestazioni, per poi confrontarle con quelle riportate dalle fonti storiografiche. In questo caso, però, ci sono alcuni scostamenti dalla trireme ateniese.
Ad esempio, l’Hypozomata (ὑποζώματα), una grossa cima utilizzata per mantenere in tensione lo scafo, ed evitare flessione dello scafo, visto il collegamento dello scafo a tenoni e mortase, che mal sopportano sollecitazioni di flessione e tensione. Nelle triremi ateniesi, questa cima era di canapa, ma fibre naturali o sintetiche di proprietà elastiche simili a quelle di questo materiale erano difficili da trovare e quindi si è deciso per un Hypozomata di cavi d’acciaio. Questo materiale ha portato a un comportamento diverso della nave perché la cima di canapa esercita una tensione costante, mentre l’acciaio varia la sua tensione con il moto ondoso.
Negli anni tra il 1985 e il 1994 si sono eseguite delle prove in mare con 170 vogatori volontari. È stato provato attraverso l’uso dei vogatori volontari che anche attraverso personale non particolarmente qualificato, raggiunse la velocità di 9 kts, e raggio di virata di 180° in un minuto e in non più di due volte e mezzo la lunghezza della nave. Di conseguenza, si sono rivalutate le affermazioni fatte da cronisti e storici greci sulla manovrabilità di queste imbarcazioni.
Visto che l’equipaggio utilizzato era poco addestrato, alcune prestazioni descritte dai cronisti appaiono sempre più verosimili. Ad esempio, nell’anabasi, Senofonte ci racconta di una traversata da Eraclea a Bisanzio in una giornata di navigazione in trireme. Se si considera la giornata di navigazione attorno alle 16 ore (viaggiavano per lo più di giorno e durante la bella stagione), le 160 miglia di distanza verrebbero coperte ad una velocità media di 10 kts.
A cura di Alessandro Mantani
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