E’ importante conoscere come attaccano i pirati e quali aree sono ad alto rischio. I pirati attaccano le navi da quando esiste l’arte della navigazione eppure la lotta alla pirateria resta un tema molto attuale. Recentemente gli attacchi da parte di pirati hanno subito un aumento preoccupante. In Italia è concesso alla società di proteggere le navi attraverso l’impiego di scorte armate, purché sia indispensabile. Equipaggiare il personale con armi da fuoco o imbarcare militari non sempre si rivela la scelta migliore, ecco perché bisogna ricorrere ad altri metodi. Diffusi sono i sistemi di difesa non letali; mentre si cerca di progettarne di nuovi, anche i pirati migliorano le loro tecniche di abbordaggio.

L’Italia e la lotta alla pirateria

In Italia la scorta armata è consentita solo se la nave attraversa zone di mare ad alto rischio. La scorta armata deve proteggere la nave, l’equipaggio ed il carico e rappresenta il metodo di difesa dalla pirateria più efficace. Sono molte le zone calde a causa della presenza di criminali ed è recente la sinergia internazionale per studiare come attaccano i pirati. Il senatore Paolo Amato promuove l’iniziativa secondo cui è possibile imbarcare militari. Risale al 12 luglio 2011 il primo disegno di legge col quale si stabilisce che la protezione può essere assicurata dai militari. In particolare, è la Marina Militare a fornire, con accordo a titolo oneroso, il personale qualificato per servizi di protezione e abilitato all’uso ed il trasporto di armamenti.

Sono molte le zone calde a causa della presenza di criminali ed è recente la sinergia internazionale per studiare come attaccano i pirati.
Centro Studi Internazionali

Il disegno di legge fu molto acclamato dalle società di navigazione che attendevano da tempo un tale provvedimento. È la pirateria somala quella maggiormente temuta perché continua a diffondersi in maniera preoccupante. È doveroso ricordare che la presenza di scorte armate a bordo impone agli armatori disposizioni simili a quelle in vigore sugli aerei. L’uso improprio delle armi può portare a gravi conseguenze, basti ricordare il caso della nave Enrica Lexie. I due fucilieri italiani (Marò) furono sequestrati dalle forze indiane con l’accusa di aver ucciso due pescatori locali. Iniziata con l’accusa indiana nel 2012, la controversia internazionale che ha coinvolto l’Italia durerà fino al 2020.

Come attaccano i pirati?

I pirati di oggi sono pescatori caduti in rovina, abitanti impoveriti ed ex miliziani. La pirateria è a tutto titolo un’organizzazione strutturata e favorita da criminali internazionali. Affaristi e tecnici esperti sono alle spalle di tutto ciò, pianificando gli attacchi e fornendo mezzi ed armamenti. Notando che la pirateria ha caratteristiche simili in tutto il mondo, le organizzazioni internazionali spingono per conoscere di più su come attaccano i pirati e in quali luoghi si rifugiano. Testimonianze e studi approfonditi riguardo i recenti attacchi e quelli avvenuti in passato hanno aiutato moltissimo. È emerso che tra le strategie di abbordaggio più diffuse tra i pirati c’è lo swarm attack, che possiamo tradurre come “attacco a sciame”.

Come attaccano i pirati durante lo swarm attack

Recenti studi hanno portato alla luce che tale metodo di attacco sta crescendo in tutto il mondo. Le offensive di tipo swarm attack sono difficili da contrastare perché imprevedibili e rapide. Anche le flotte meglio equipaggiate non riescono a difendersi, questo a causa del gran numero di imbarcazioni coinvolte. Sono proprio le piccole barche, in gran numero e con elevate velocità, a rendere inefficaci armi a lungo e medio raggio. I pirati, come se non bastasse, sono il più delle volte armati di esplosivi, lanciagranate e missili anticarro. La sola potenza di fuoco non è sufficiente: una nave deve essere scrupolosamente preparata a contrastare uno swarm attack per non essere sopraffatta.

Un equipaggio non è normalmente preparato a contrastare una flotta di imbarcazioni per questo è necessario informare i marinai su come attaccano i pirati ed addestrarli sul campo.
Sputnik News

La soluzione c’è: un addestramento mirato

L’azienda britannica QinetiQ con sede centrale a Farnborough, Regno Unito, propone una soluzione. La QinetiQ sviluppa tecnologie all’avanguardia nell’ambito della difesa ma è inoltre attiva nella ricerca in campo navale. Il responsabile dello sviluppo presso QinetiQ Target Systems è Jules Werner. Werner sostiene che la pericolosità dello swarm attack risiede nella mancanza di prevedibilità. Un equipaggio non è normalmente preparato a contrastare una flotta di imbarcazioni per questo è necessario informare i marinai su come attaccano i pirati ed addestrarli sul campo. Le simulazioni sono utili secondo Werner ma non abbastanza. La QinetiQ si propone per aiutare le forze armate ricreando scenari verosimili per preparare i militari a qualsiasi situazione critica.