Il Vasa fu una delle navi più imponenti dei XVII secolo: l’armamento pesante e la sua architettura ricca di sculture e decorazioni avrebbero dovuto rendere il celebre vascello un’arma molto temibile per le potenze rivali. Purtroppo non fu così.
Il vascello infatti dopo soli 1300 metri di viaggio si capovolse per una raffica di vento ed affondò nelle basse acque del porto di Stoccolma. Cosa ha portato a questo incidente? Ripercorriamo passo dopo passo gli eventi cruciali che hanno portato all’incidente.
La storia del Vasa ha inizio il 16 gennaio 1625, quando il re Gustavo II di Svezia incaricò l’ammiraglio Klas Fleming di sottoscrivere un contratto con Hendrik e Arend Hybertsson per la realizzazione di quattro navi da guerra. L’ordine iniziale prevedeva la costruzione di due navi con una chiglia da 33 metri ed altre due più grandi. Il 10 settembre la marina svedese perse dieci navi a causa di una forte tempesta; questo portò re Gustavo ad ordinare che le due navi più piccole venissero costruite per prime, con uno scafo più allungato, per rimpiazzare alcune delle unità perse.
Dopo l’impostazione di una chiglia da oltre 34 metri si scoprì che i danesi stavano costruendo una nave da guerra con due ordini di cannoni. Ordinato allora agli armatori di ingrandire ulteriormente una sola nave, in maniera tale da poter aggiungere un ulteriore ordine di cannoni al singolo previsto inizialmente. Il Vasa cominciava a prendere forma.
Prima del 1625 nessuno in Svezia aveva mai costruito una nave di quel tipo; non sono stati mai ritrovati progetti per la nuova versione del galeone, per cui probabilmente venne modificato ulteriormente senza che venisse consultato alcun disegno, col risultato che la chiglia risultasse piuttosto sottile in relazione alla lunghezza della nave.
Non solo forma e dimensioni, ma anche il numero e la tipologia di armi imbarcate mutò spesso. La versione iniziale del Vasa doveva imbarcare 32 cannoni da 24 libbre, la seconda versione invece 36 pezzi da 24 libbre, 24 da 12, otto mortai da 48 libbre più altre armi leggere.
Alla fine, dopo una lunga serie di modifiche, lo stesso re di Svezia ordinò che sul galeone ci fossero 64 cannoni da 24 libbre (32 per ponte). Quest’ultima soluzione aveva il vantaggio di fornire una maggiore potenza di fuoco, ma allo stesso tempo caricava maggior peso sul ponte superiore causando un sostanziale innalzamento del centro di massa della nave.
Sotto ordine di re Gustavo la nave venne arricchita con intagli di vari colori rappresentanti scene storiche, mitologiche e bibliche; il Vasa doveva superare le navi danesi sotto ogni aspetto. Gli artigiani dell’epoca realizzarono queste vere e proprie opere senza alcuna specifica dettagliata, seguendo il metodo tradizionale sviluppatosi negli anni fino ad allora. Purtroppo anche le imponenti sculture in legno di rovere ebbero un effetto negativo sulla stabilità della nave.
Nel XVII secolo non esistevano ancora metodi per calcolare le principali grandezze statiche di una nave, per cui gli stessi capitani dovevano imparare a conoscere le caratteristiche operative dei loro vascelli andando per tentativi, con gli enormi rischi che questo comportava. L’unico modo per avere una stima preliminare della stabilità di una nave era attraverso delle rudimentali prove di rollio. Nel caso del Vasa questa prova consisteva nel far correre trenta persone da un bordo all’altro della nave per osservarne l’ampiezza dell’oscillazione: il galeone fallì la prova dopo soli tre transiti sul ponte di coperta, i suoi problemi di stabilità erano evidenti. La nave tuttavia non poteva essere stabilizzata poiché non vi era spazio a sufficienza per stivare altra zavorra. E’ oggi noto che il Vasa imbarcasse 120 tonnellate di zavorra; ne avrebbe avuto bisogno più del doppio.
Il disastro del Vasa fu conseguenza di una serie di errori, l’ultimo dei quali fu l’eccessiva pressione da parte di Gustavo II a varare la nave prima possibile. A questo bisogna aggiungere il fatto che alcuni dei maggiori responsabili della costruzione della nave non conoscevano il risultato delle prove fatte, come testimoniato successivamente durante un’audizione formale.
L’11 agosto 1628 il Vasa lasciò il porto di Stoccolma; a causa di una raffica di vento di soli 8 nodi – alcuni ricercatori hanno stimato anche di meno – si inclinò pericolosamente sul lato sinistro, a tal punto che l’acqua raggiunse i portelli dei cannoni. La nave quindi imbarcò diverse tonnellate d’acqua in pochi minuti ed affondò, portando con sé 53 vite. Il capitano della nave, Hannson, il quale aveva diretto la prova di stabilità prima del viaggio inaugurale, arrestato per incompetenza e solo in seguito all’audizione liberato. Nessuno fu giudicato responsabile per l’incidente.
Tre secoli dopo il disastro è diventato una conquista scientifica e tecnologica. Nel 1956 Anders Franzén, ingegnere e storico navale svedese, scoprì il relitto del vascello a 33 metri di profondità praticamente intatto. La bassa temperatura del Mar Baltico e la sua modesta salinità hanno garantito un ottimo stato di conservazione, a tal punto che, dopo delle operazioni di pompaggio e sigillo di falle e portelli, il vascello tornò nuovamente a galleggiare.
Il galeone è stato profondamente restaurato ed oggi è parte del museo omonimo nella città di Stoccolma.
Articolo a cura di Renato Ceccarelli
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