Sommergibilisti e astronauti: una vita intensa in continuo lockdown
Sembrano davvero molto distanti sommergibilisti e astronauti quando in realtà non è proprio così. I sommergibilisti lavorano a profondità che possono raggiungere anche i 600 metri; gli astronauti operano anche a 400 chilometri dalla superficie terrestre: cos’hanno allora in comune? La risposta è molto semplice se si paragonano le strutture di sottomarini e navicelle spaziali. I veicoli sono molto simili e soprattutto angusti per ragioni fisiche e tecnologiche, ecco perché la vita a bordo di sommergibilisti e astronauti è molto simile.
Sommergibilisti e astronauti: attività complementari
L’attività di sommergibilisti e astronauti è definita complementare e duale dalla Redazione web del sito ufficiale per la Marina Militare. Il 9 Marzo, il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Ing. Giorgio Saccoccia, visita le strutture del Comando Flottiglia Sommergibili di Taranto. Durante l’incontro si è avuto modo di notare grandi somiglianze, tra le quali lo sviluppo delle Fuel Cell, lo studio dei segnali con metodi LOFAR e dei sistemi che controllano l’atmosfera interna. Gli apparecchi già descritti sono solo una parte dell’attrezzatura in comune necessaria all’attività di sommergibilisti e astronauti. L’aspetto più rilevante nell’elenco delle somiglianze è però le condizioni di vita del personale, in entrambi i casi addestrato per adattarsi in condizioni ed ambienti tutt’altro che confortevoli. Certo è che l’incontro ha testimoniato l’importanza del lavoro sinergico necessario per lo sviluppo comune.
La dura vita di sommergibilisti e astronauti
Sommergibilisti e astronauti hanno in comune moltissimo. La prima cosa che subito possiamo notare è l’adeguamento ad ambienti inospitali e la capacità di vivere a bordo con il minimo indispensabile. Il personale è addestrato per fronteggiare ogni eventualità e nell’uso di tutti i dispositivi utili alla missione. La confusione che siamo abituati a vedere nei film è pura apparenza poiché tutti a bordo sanno cosa fare e svolgono le proprie mansioni con efficiente precisione. Non si potrebbero affrontare le sfide e le insidie di un viaggio negli abissi così come nello spazio se mancassero capacità di adattamento, forza di carattere e la scrupolosa preparazione. La variazione di pressione e gravità, l’assenza di luce solare, la mancanza di alimenti freschi e la condivisione dei locali angusti, rumorosi e privi di privacy, rendono la vita a bordo estremamente faticosa.
La formazione da molta importanza alle condizioni fisiche di uomini e donne, i quali sono costretti a seguire allenamenti specifici e rigidi piani alimentari sia prima del viaggio che dopo. Tutto quanto abbiamo scritto stressa sia a livello fisico che mentale, senza considerare ulteriori minacce dall’ambiente esterno. Dopo lunghi viaggi e particolarmente stressanti si sono riscontrate sindromi di disadattamento biologico oltre che disturbi del sonno. Per gli astronauti, in particolare, occorre grande attenzione ai danni provocati da radiazioni cosmiche e gravità ridotta.
I sommergibilisti nelle profondità oceaniche
Il viaggio di un sottomarino può durare diverse settimane e in alcuni casi la missione richiede di navigare in completa immersione anche per un mese intero. I sistemi di navigazione e correzione della rotta puntano a prolungare il tempo limite di immersione riducendo gli errori di orientamento, ecco perché la difficoltà per l’equipaggio aumenta sempre di più. Un reporter del settimanale 7 si è imbarcato con l’equipaggio del Romeo Romei, raccogliendo le dichiarazioni dei marinai. Il più giovane a bordo da il suo parere sulla cosa più difficile da sopportare durante la missione:
“Non poter comunicare con l’esterno: niente cellulare né social. La mia fidanzata è un po’ triste perché non può vedermi né sentirmi per tanti giorni”.
Per l’ufficiale Iole Boccia la risposta è un’altra ed anche lei è del parere che tra sommergibilisti e astronauti esistono poche differenze:
“Non potersi fare una corsa! Ci sono solo due posti in cui una persona è così isolata dal mondo: sott’acqua e nello spazio”.
L’equipaggio è costretto a condividere il poco spazio privo di privacy, anche negli alloggi, i quali non sono altro che cuccette lungo le pareti. Sul Romeo Romei ci sono due bagni, una scarpiera e pochi armadietti in comune per tutti. Il capitano di fregata Manuel Minuto, direttore della Scuola sommergibili tiene a precisare:
“È una sorta di atteggiamento zen, di rispetto dell’altrui presenza e dell’altrui spazio. La disciplina non è legata alla divisa, è interiore. S’impara a bordo. Per questo la presenza femminile non ha cambiato le cose. Il rispetto è uguale per tutti”.
Gli astronauti lottano con la gravità
La somiglianza tra astronauti e sommergibilisti continua a palesarsi se analizziamo la vita a bordo di una stazione spaziale internazionale (ISS). A bordo gli astronauti devono svolgere attività quotidiane nonostante i disagi causati dall’assenza di peso. Condividere i pochi spazi ha anche in questo caso un’importanza fondamentale ecco perché gli astronauti devono essere perfettamente in sintonia! Tutto all’interno di una ISS fluttua e semplici azioni come lavarsi i denti o cucinare, risultano particolarmente difficili. Gli stessi oggetti che usano sono molto particolari, come ad esempio il dentifricio commestibile. Il momento del pasto è fondamentale per alleviare lo stress e socializzare.
Alcune curiosità sulla vita degli astronauti
L’astronauta dell’ESA (European Space Agency) Frank de Winne, dall’esperienza maturata durante la missione OasISS, ci spiega come viene preparato il pasto a bordo della ISS.
“Il cibo viene preparato con un metodo particolare, in quanto l’assenza di peso richiede alcuni accorgimenti per evitare che gli alimenti volino via dal piatto. Devono inoltre essere consumati determinati tipi di cibi, per contrastare gli effetti dell’adattamento all’ambiente spaziale. Gli astronauti possono scegliere quali cibi consumare purché i valori nutrizionali e le calorie rientrino nei parametri approvati: 2800 calorie al giorno. I vassoi di cibo sono preparati a terra per ogni astronauta e trasportati sulla ISS prima del suo arrivo. I vassoi vengono riposti in uno dei moduli e contrassegnati. Le confezioni rosse contengono cibi provenienti dalla Russia, quelle blu cibi provenienti dall’America e dai paesi europei”.
Fa sapere inoltre che gli astronauti spremono sui vassoi tutti gli alimenti attraverso un tubetto o un sacchetto; questo per evitare che residui e briciole rovinino l’equipaggiamento e gli apparecchi a bordo. Il rientro sulla Terra mette a dura prova il fisico ecco perché gli astronauti devono tenersi in forma. L’esercizio dura almeno 2 ore al giorno e si effettua con tapis roulant, funi, pulegge e cyclette senza ruote.
Cosa possiamo imparare da astronauti e sommergibilisti?
Il Covid19 ci ha già obbligati a vivere rinchiusi nelle nostre abitazioni durante il primo lockdown. La seconda ondata costringe molti di noi ad una seconda chiusura, gli altri ne temono lo spettro. Cosa possiamo fare per vivere nel miglior modo possibile questi giorni di isolamento? Ecco i consigli dal Comando Flottiglia Sommergibili di Taranto.
Concludiamo l’articolo con le parole di Manuel Moreno Minuto, capitano di fregata e comandante della Scuola sommergibili di Taranto.
“È fondamentale la tolleranza reciproca. E la cooperazione, che deve sempre passare sopra qualunque differenza di vedute. Occorre grande autodisciplina. Bisogna mettere da parte i personalismi. E imparare a comunicare in modo costruttivo, chiaro, senza sgarbataggini. Noi lo facciamo per spirito di corpo. E per un valore superiore: contribuire alla sicurezza del nostro Paese. Ecco, questo pensiero può essere una guida per tutti gli italiani in questo momento: ricordare che restiamo chiusi nelle nostre case perché non c’è una cura per il Covid-19. Così il mio isolamento aiuta a evitare i contagi degli altri. In queste settimane l’Italia sta dando prova d’essere un Paese migliore di quello che pensavo: c’è solidarietà, disciplina, sacrificio per gli altri. Come i sommergibilisti, siamo tutti sulla stessa barca“.