Per capire l’importanza di un sonar bisogna analizzare la funzione di un sommergibile. Il primo sommergibile italiano risale al 1890 ad opera di un ingegnere del genio navale della marina italiana. Tale sommergibile era detto Delfino, ma già precedentemente negli Stati Uniti e in Gran Bretagna c’erano stati tentativi di progettazione. Un importante innovazione nei sommergibili sono il periscopio e la bussola giroscopica per l’orientamento subacqueo. Prima ci si orientava solo con mappe e tracciamenti cartacei, spesso imprecisi.
L’arrivo degli eventi bellici (I e II guerra mondiale) portarono un repentino miglioramento delle caratteristiche strutturali e tecniche dei sommergibili. La corsa all’innovazione tecnologica portò infatti allo sviluppo di sommergibili sempre più efficienti. Si può dire che oltre alla guerra concreta, si ebbe una guerra tecnologica senza precedenti.
Il punto di svolta si ha con l’invenzione del sonar.
Sistema che permette di sentire i suoni sott’acqua e captare la presenza di altre unità nemiche o di ostacoli.
Anche in questo campo sono stati fatti enormi passi avanti in poco tempo.
Una volta si usavano i sonar attivi, cioè l’emissione di un segnale e l’attesa del riflesso per l’identificazione del nemico. Tali sistemi sono usati anche dalle navi da superficie. Il segnale veniva captato prima dalla nave che identificava il sottomarino emittente, prima che egli stesso ricevesse il segnale di ritorno. In questo caso decade il vantaggio dell’effetto sorpresa sul nemico. Oggi si usano i sonar passivi, che identificano subito il nemico ma non riescono a identificarne la distanza. Per completezza bisognerebbe quindi triangolare il segnale.
Un sonar oggi utilizzato è la cortina trainata che fuoriesce dalla poppa del sommergibile anche per 300 metri.
Ciò permette di triangolare i rumori senza interferenza del motore del sottomarino stesso.
Si tratta di un sistema ingombrante e che in caso di attacco può essere velocemente sganciato per evitare impedimenti alla fuga.
Infatti a differenza di altre unità, il sottomarino ha come unica arma di difesa, la fuga. Esistono dispositivi che illudono i siluri e disturbano il segnale ma hanno effetto limitato.
Il sottomarino si muove a bassa velocità, sia per ridurre i consumi e aumentare l’autonomia e sia perché i rumori della navigazione interferiscono con i rumori e i segnali.
Un sommergibile che incrementa la propria velocità provoca un aumento di cavitazione dell’elica e quindi esposizione al nemico e perdita di invisibilità. Il sommergibile si muove a velocità massima in immersione solo quando deve evitare un siluro. Il siluro infatti ha una velocità di circa 50 nodi, nel superiore a quella del sommergibile.
La guerra sottomarina come la ricordiamo nel film Caccia a Ottobre Rosso è solo un lontano ricordo. Infatti le bombe da profondità sganciate alla cieca da navi da superficie esistono solo nei film. Nella realtà nessun’arma può essere sprecata sia a causa dei costi, sia per la sicurezza. Ecco la funzione essenziale del sonar da profondità, che permette di identificare il sommergibile nemico, tracciarne la rotta e inviare una serie di siluri che permettono di centrarlo dalla superficie.
I sonar utilizzati dalla Marina Militare sono coperti da segreto di stato, quindi le evoluzioni e le innovazioni oggi presenti sono note solo ad una ristretta gamma di tecnici e progettisti.
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