La corrosione galvanica è un fenomeno più o meno accentuato, che dipende dalla zona di mare in cui si naviga.
La maggior parte delle barche, anche da diporto, presentano alcuni elementi di protezione contro tale fenomeno. Si tratta di elementi in zinco puro, che in seguito a complesse reazioni chimiche, degradano proteggendo lo scafo.
La corrosione galvanica fu analizzata, per la prima volta, da Alessandro Volta nel XVIII secolo. Lo studioso realizzò la prima pila della storia, ponendo in contatto elementi di rame e zinco immersi in acido solforico. Dalla reazione di questi elementi avviene l’ossidazione di uno dei metalli e la riduzione dell’altro.
Si tratta di reazioni dette di “ossidoriduzione”, in cui l’ossigeno si combina con uno dei metalli, dando origine al corrispettivo ossido. Un esempio è la ruggine che si forma su un pezzo di ferro immerso a lungo in mare.
Questo è il principio alla base del funzionamento degli elementi di zinco protettivo per lo scafo.
La soluzione elettrolita che favorisce la corrosione galvanica è proprio l’acqua di mare.
Si stima che in un anno circa 43.000 tonnellate di ferro ossidano in mare proprio a causa del fenomeno di corrosione galvanica. Una quantità enorme di metallo, paragonabile ad un transatlantico che si scioglie.
La corrosione galvanica è maggiormente presente in zone di mare dove è forte la presenza di attività vulcanica marina, ad esempio il Golfo di Napoli.
Molto accentuata è anche nella vicinanza dei porti, dove è più facile che siano presenti scarichi marini ferrosi (oggi illegali).
Per limitare i danni allo scafo (nel caso di scafo metallico) e al motore, è importante una corretta manutenzione degli anodi di zinco.
Tali elementi vanno sostituiti dopo ogni carenaggio o quando si è corroso il 70% dell’anodo. Nel caso in cui, dopo un’estate in mare, la nostra barca presenti ancora gli anodi intatti, vuol dire che le correnti galvaniche non sono convogliate all’anodo ma a qualche altro elemento metallico dello scafo, è il caso di intervenire subito.
Si tratta di una piccola spesa a fronte di un grande pericolo.
La corrosione galvanica non riguarda solo le parti immerse della barca, ma si verifica anche per gli spazi dell’opera morta.
È fondamentale infatti, evitare il contatto tra metalli diversi sulla barca ( es. alluminio-acciaio inox) o interporre tra di essi parti in plastica o isolanti.
L’aria che copre la superficie del mare è infatti ricca di umidità e sali minerali, si tratta di un potente elettrolita che favorisce l’ossidazione.
A ciò si aggiunge la naturale corrosione dovuta alla presenza di ossigeno puro in aria.
Quando sulla superficie esterna e sulle strutture non è facile applicare anodi e non si possono adoperare materiali inossidabili, come ad esempio l’acciaio inox, si ricorre alle vernici protettive. Motivo per il quale le sovrastrutture delle navi necessitano spesso di verniciatura dal personale di bordo, soprattutto in corrispondenza di ringhiere e passamani, che sono zone di ristagno dell’acqua e della condensa di salsedine.
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