L’appellativo “uomini rana” riferito ai subacquei della marina militare italiana, fu coniato per la prima volta dai marinai della flotta inglese.
È la notte del 19 Dicembre del 1941, la corazzata inglese Vailant fluttua nel porto di Alessandria in attesa di nuovi ordini. Qualcosa attira l’attenzione di una sentinella, che posizionata a prua della corazzata, scruta lo scafo. Si intravedono una serie di bolle in superficie e alcune ombre scure sotto il pelo libero.
Ben presto scatta la sirena e in un lampo, decine di marinai inglesi puntano le armi in acqua. Un’acqua buia, ferma e inquietante, dalla quale escono allo scoperto 2 marinai italiani.
Si tratta del tenente di vascello Luigi Durand De La Penne e del capo-palombaro Emilio Bianchi.
I due indossano una particolare muta che gli inglesi non avevano mai visto prima, una muta verde scuro, lucida e con grosse pinne laterali.
“Frogmen” urlarono gli inglesi, spaventati dalla presenza del nemico sotto la prua della nave e camuffato da rana.
I due vennero interrogati e torturati, ma non rivelarono il motivo della loro incursione.
Poche ore dopo diversi boati risvegliano la vita in porto e le corazzate Vailant e Queen Elizabeth finiscono in mille pezzi sul fondo del porto. Miracolosamente i due incursori italiani riuscirono a salvarsi.
Si trattava di un’operazione segreta, organizzata dalla Marina Militare Italiana, con l’obiettivo di distruggere le corazzate presenti nel porto di Alessandria.
Operazione Alessandria era il frutto di mesi di addestramenti e innovazioni per ottenere il primo reparto al mondo di incursori subacquei. Un elite della Marina Italiana, formata da uomini il cui compito è piazzare grosse cariche esplosive sotto la carena della nave nemica e ritornare alla base senza essere visti. Da tale evoluzione nasce l’attuale Comsubin.
Una delle tecnologie che hanno favorito il progredire di questa eccellenza militare, è l’invenzione del “maiale”.
Si tratta di un mezzo subacqueo dalla forma a siluro, il cui nome tecnico è Siluro a lenta corsa.
Un mezzo perfetto per gli uomini rana, frutto dell’ingegno del Maggiore del Genio Navale, Teseo Tesei.
I primi siluri a lenta corsa, erano mezzi poco potenti, raggiungevano una velocità massima di 3 nodi e un’autonomia di 13 miglia marine.
Erano lunghi circa 7 metri e potevano ospitare a bordo una coppia di incursori perfettamente equipaggiati, casse di zavorra per variare la profondità, una bussola magnetica e le batterie per la navigazione.
Il mezzo degli uomini rana,costituito da una parte rimovibile di scafo, conteneva circa 230 kg di esplosivo Tritolite e il materiale necessario per l’innesco. Tale carica veniva fissata sotto carena della nave nemica in un punto ben preciso. Gli incursori avevano il tempo di tornare alla nave appoggio, ancorata distante dal porto nemico e assistere da lontano alla esplosione.
Negli anni le tecnologie hanno soppiantato il pesante mezzo usato dagli incursori della Seconda Guerra Mondiale. Vengono infatti impiegati oggi piccoli mezzi che permettono ai moderni uomini rana di percorrere grandi distanze subacquee in assoluto silenzio e senza essere rilevati dai radar di bordo del nemico.
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