Uno degli effetti collaterali positivi del lockdown causato dal Covid è stato sicuramente la rigenerazione della natura, in particolare dei mari, sono centinaia le foto che ritraggono mari limpidi come non lo sono mai stati. Purtroppo, solo questo non basta, c’è bisogno di agire e anche in fretta per salvare gli oceani dall’inquinamento. Per contrastare il riscaldamento climatico e l’inquinamento dovute alla plastica servono decenni, ma c’è chi ancora crede nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica riguardo questo tema, con l’impegno di ognuno di noi, i mari possono ritornare a vivere in meno tempo.
8 giugno: si festeggia la Giornata Mondiale degli Oceani, il tema scelto per quest’anno è “Innovazione per un oceano sostenibile”. Il WWF istituisce questa giornata nel 1992, firmata da 192 paesi più l’Unione Europea a Rio de Janiero, per perseguire e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla salvaguardia dell’ambiente, in particolare degli Oceani. Quest’anno l’evento si svolgerà virtualmente realizzato in collaborazione con Oceanic Global, la programmazione della giornata e i successivi eventi che si terranno durante tutta la settimana (dall’8 al 14 giugno 2020) toccheranno molteplici tematiche: tecnologia, infrastrutture marine sostenibili, cambiamenti climatici. Inoltre,oggi, sulla pagina facebook del WWF sarà possibile scoprire e conoscere il mare insieme ad un team di esperti.
Gli oceani sono i polmoni del nostro pianeta e forniscono la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo, ma afflitto da una grave malattia: l’inquinamento! Il WWF ha calcolato che ogni anno 570 tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mediterraneo, entro il 2050 si stima che il peso delle plastiche presenti nei mari sarà superiore a quello dei pesci. Sandro Carniel, oceanografo, spiega che le minacce per i mari sono essenzialmente due:
Il riscaldamento globale: così come si scalda l’atmosfera, si scalda anche il mare, all’incirca di un decimo di grado a decennio. Le conseguenze sono molte, innalzamento del livello del mare con conseguente erosione e allagamento delle coste; lo stato superficiale dell’oceano, più caldo, forma una sorta di barriera che non favorisce la presenza di ossigeno in profondità. Il mare più caldo ingaggia una quantità maggiore di energia: tifoni, uragani e tempeste sono eventi ancora più distruttivi.
La seconda è legata essenzialmente all’azione dell’uomo: con l’introduzione di plastiche, non solo quelle visibili a occhio nudo nelle quali gli animali possono restarvi intrappolati, ma soprattutto le microplastiche (sono il risultato del degrado dei rifiuti più grandi), le quali possono essere facilmente ingerite, causando non solo la morte degli animali, ma devastando anche la catena alimentare. Da non sottovalutare anche i disastri ambientali causati da navi e da sversamenti in mare di sostanze tossiche, per evitare un costoso smaltimento sostenibile. E’ in corso infatti l’ennesimo disastro ambientale, in Siberia, dove a causa del cedimento dei pilastri della cisterna di una centrale elettrica, oltre 20 mila tonnellate di gasolio sono state riversate nel fiume Ambarnaya, a poche decine di chilometri dal mar glaciale artico.
Il valore economico di tutti gli oceani, che coprono il 70 % della superficie terrestre, ammonta ad oltre 24 trilioni di dollari:
Il mare non solo ha un valore economico altissimo, ma può produrre tantissima energia, ed è cosi che nasce il progetto “Energia blu” dal mare. La tecnologia è avanzata e diventa sempre più promettente la strada per estrarre energia dal mare. In Europa la disponibilità di risorse energetiche marine è maggiore lungo la costa Atlantica, ma il mar Mediterraneo non è da meno. In particolare le aree con il più alto potenziale di energia dalle onde sono le coste occidentali della Sardegna, il Canale di Sicilia, la Corsica, le aree costiere dell’Algeria e della Tunisia, dove il flusso medio di energia oscilla tra i 10/13 kW/m.
Sono dodici i progetti europei (7 per l’energia dal mare e 4 dalle maree) più promettenti. I sistemi per l’estrazione di energia dalle maree utilizzano la turbina ad asse orizzontale, mentre per le onde non esiste un sistema predominante, infatti sono molti gli impianti e le tecnologie impiegate per provare a raggiungere il primo posto. Vari studi, stimano che per il 2050 gli Oceani possano ritornare sani.
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