Il cimitero delle navi, fine corsa dell’ingegneria navale
Uno dei più grandi cimiteri di navi attualmente esistenti al mondo si trova nella baia di Nouadhibou, sulla costa nord della Mauritania. Attualmente questa zona ospita circa 300 relitti di navi di grossa stazza che, trainate da potenti rimorchiatori o dai propulsori di bordo, si arenano sulla costa e lentamente smantellate.
Il commercio del ferro, in queste zone, riverse un ruolo chiave nell’economia del paese. Infatti è presente una linea ferroviaria su cui viaggia il treno più lungo del mondo. Tale treno, lungo circa 2 km, permette di trasportare grandi quantità di ferro dalla costa all’entroterra, dove poi viene venduto alle aziende che ne effettuano il riciclo e la lavorazione oppure alle acciaierie locali ed estere.
Altri cimiteri di navi si trovano in paesi remoti del Pakistan e dell’India. Particolare importanza riveste la temuta Skeleton Coast, in Namibia, che tradotto significa “La baia degli scheletri” ad indicare le numerose imbarcazioni che quotidianamente vengono disassemblate.
In queste zone si mette a repentaglio la vita di numerosi lavoratori che, per meno di 4 euro al giorno, effettuano lavori di sezionamento senza alcun dispositivo di protezione. Infatti dopo aver smontato le navi in piccole parti, lamiere di pochi metri di dimensione, vengono trasportate sulle spalle senza l’ausilio di protezioni, spesso addirittura da bambini, fino al mezzo di trasporto.
Gli operai riducono la maggior parte delle navi in rottami divisi per materiale e trasportati, con mezzi di fortuna, fino alle acciaierie. Quando il valore economico del materiale non copre le spese di demolizione le navi vengono direttamente affondate sul posto, generando ingenti danni all’ecosistema locale e copiosi riversamenti di carburante e olio in mare.
In alcune zone le navi diventano parte integrante della barriera corallina locale. Si esegue tutto ciò per aggirare i costi dello smaltimento legale, costi elevati a causa delle restringenti normative comunitarie europee.
Secondo recenti dati statistici ogni anno vengono demolite illegalmente in paesi esteri circa 1000 navi di grandi dimensioni (tra cui navi da crociera, petroliere e porta container) di cui la metà provenienti da Paesi Europei.
Per contrastare il crescente numero di incidenti ai lavoratori e il crescente inquinamento, l’Ue ha emanato nel 2013 un decreto che obbliga i paesi europei a demolire le proprie unità nel paese di origine e offre incentivi economici alle compagnie. Ma il problema dei cimiteri delle navi è tutt’oggi ancora attuale e fortemente impattante.
Nell’attuale clima di attenzione verso l’ambiente e l’inquinamento, ridurre il numero di cimiteri di navi, porterà sicuramente alla riduzione dell’inquinamento marino mondiale, ma le politiche estere e la povertà delle zone asiatiche rappresentano una soluzione purtroppo semplice ed economica. E’ necessario che l’ingegneria navale compia passi di sviluppo nel campo del riutilizzo delle navi.