K-19: una ‘Hiroshima’ in mare aperto

Articolo a cura di Renato Ceccarelli.

Nel 1956 lo stato maggiore della marina sovietica emanò per volere di Nikita Chruščëv una specifica per un sottomarino a propulsione nucleare armato con missili balistici intercontinentali. Negli anni della guerra fredda, gli Stati Uniti e l’URSS competerono irrefrenabilmente nella corsa agli armamenti: tra i risultati di questa competizione vi fu il progetto 658 (nome in codice Nato: Hotel I) chiamato anche K-19.

Sviluppo

Gli Hotel I erano simili nella geometria della carena ai sottomarini d’attacco della classe November (progetto 627). La loro vela tuttavia, dovendo ospitare tre missili del tipo SS-N-4, fu riprogettata prendendo spunto dai sottomarini lanciamissili della classe Golf (progetto 629) dai quali prendevano anche lo stesso sistema di lancio (migliorato per i 658 m). Il K-19, costruito nei cantieri navali di Severodvinsk, fu il capoclasse degli Hotel.

Confronto tra un November (in alto) e un Hotel 1 (fonte: wikidata.org)

Dati Tecnici

Dislocamento (in immersione) 5080 t Equipaggio 125
Dislocamento (in superficie) 4095 t Velocità massima (in immersione) 26 kn (48 km/h)
Lunghezza fuori tutto 114 m Velocità massima (in superficie) 15 kn (28 km/h)
Larghezza 9,2 m Armamento 4 tubi da 533 mm

4 tubi da 406 mm

3 SRBM R-13 (SS-N-4)

Pescaggio 7,1 m Apparato motore 2 reattori VM-A tipo PWR da 70 MW ciascuno

2 turbine a vapore

Immersione massima

(operativa)

300 m

(250 m)

Autonomia operativa Virtualmente illimitata

Una realizzazione troppo frettolosa

Il K-19 fu costruito nell’arco di due anni in un periodo in cui l’Unione Sovietica si sforzò di eguagliare la potenza nucleare degli Stati Uniti, fino ad allora chiaramente in vantaggio strategico. Precipitato attraverso una serie di prove, il sottomarino accusò una lavorazione superficiale e subì, tra lo sgomento degli ufficiali in comando, vari incidenti fin dall’inizio della sua vita operativa.

Durante le prove in mare del 1961, mentre il sottomarino navigava alla sua massima profondità (300 metri), la plancia ricevette un rapporto sull’allagamento di un compartimento. La causa della perdita fu attribuita alla mancata sostituzione di una guarnizione in fase di costruzione; la lavorazione in quei giorni si rivelò davvero troppo scadente per un’arma strategicamente così importante e per la incolumità del suo equipaggio.

L’unità fu comunque commissionata il 30 aprile 1961. Il sottomarino aveva allora a bordo un totale di 139 uomini, inclusi ufficiali di reattore, medici, cuochi e diversi ufficiali osservatori che non facevano parte dell’equipaggio standard.

La missione e l’incidente

Subito dopo le prove in mare e la sua commissione, nonostante i numerosi dubbi sulla sua affidabilità, il 18 giugno 1961 l’unità navale salpò verso l’Atlantico Settentrionale per la sua prima missione. Dopo aver raggiunto l’Oceano Atlantico senza farsi scoprire dalle forze NATO, la missione prevedeva di testare i sistemi di lancio e di navigare sotto la banchisa artica passando a Nord delle isole Svalbard, fino al Mare di Barents dove si sarebbe dovuto simulare un attacco missilistico contro l’Unione Sovietica.

La rotta pianificata per il K-19

Il 4 luglio 1961 alle 4.15 (ora locale), mentre navigava lungo la costa sud-orientale della Groenlandia, il sottomarino subì improvvisamente un’avaria. Nel circuito di raffreddamento del reattore di dritta la pressione del refrigerante scese improvvisamente sotto la soglia di sicurezza, raggiungendo lo zero: l’effetto immediato fu un guasto delle pompe del circuito. Nonostante l’inserimento automatico dello SCRAM (l’arresto di emergenza del reattore) il nocciolo registrò un aumento incontrollato di temperatura che raggiunse gli 800°C.

Principio di funzionamento di un reattore nucleare ad acqua pressurizzata (PWR): le barre di materiale fissile [C] riscaldano l’acqua (che funge da moderatore [M] e refrigerante) fino a 300°C grazie all’elevata pressione (⁓200 bar) mantenuta nel circuito del reattore [V]. Nello scambiatore [B] l’acqua surriscaldata fa evaporare un secondo fluido di lavoro che alimenta la turbina [T] e passa nuovamente allo stato liquido nel condensatore [K]. La reazione di fissione viene governata attraverso delle barre di controllo [D]. (fonte: wikipedia.org)
Costretto a riemergere, il comandante Zateyev ordinò alla squadra dei tecnici di realizzare un sistema di raffreddamento di fortuna nel disperato tentativo di scongiurare la fusione del nocciolo e una temuta catastrofe nucleare. I membri dell’equipaggio incaricati ebbero successo (al grave costo delle loro stesse vite: 8 uomini persero la vita entro il mese successivo per avvelenamento da radiazioni, altri 14 perirono nei successivi due anni) riutilizzando componenti di altri impianti di bordo per sfruttare le riserve di acqua dolce. L’equipaggio tuttavia non era ancora salvo, i vapori radioattivi generati dal sistema di raffreddamento contaminarono pressoché tutti i compartimenti del K-19.

Ritornare verso penisola di Kola per portare a termine l’esercitazione sarebbe stato impossibile, dunque fu ordinato di fare rotta verso altre unità russe in esercitazione, evitando eventuali soccorsi da parte delle navi americane presenti nei pressi dell’isola di Jan Mayen (Zateyev non volle rischiare di consegnare tecnologia sovietica in mano alle forze NATO). In soccorso del K-19 arrivarono tre sommergibili alleati (l’S-270, l’S-159 e l’S-268): fu dato immediatamente ordine di abbandonare la nave, decontaminare per quanto possibile l’equipaggio e trasferirlo sulle altre unità per dirigersi direttamente verso la base di Murmansk.

L’epilogo

Nikolaj Zateyev (fonte: en.wikipedia.org)

Il sottomarino fu trainato fino a Poljarnyj, nella baia di Kola. Al momento dell’attracco il K-19 aveva contaminato la zona circostante entro un raggio di 700 m (anche gli operai che vi lavorarono nei due anni successivi vennero irradiati); l’originale compartimento reattori venne interamente rimosso e gettato nel mare di Kara in quella che è diventata la più grande discarica sottomarina di scorie nucleari. Buona parte dell’equipaggio (tra i quali l’ufficiale Archipov che successivamente scongiurò un attacco nucleare durante la crisi di Cuba) fu salvata grazie a terapie che prevedevano trapianti di midollo e trasfusioni.

L’inchiesta avviata dalle autorità militari sovietiche scagionò Zateyev e il suo equipaggio; secondo i rapporti ufficiali di fatto il guasto all’impianto del reattore fu causato da una cricca formatasi durante un processo di saldatura. Per motivi di segretezza tuttavia l’intero incidente rimase coperto fino agli anni della Glasnost’, la diagnosi ufficiale dei medici della marina infatti fu “sindrome asteno-vegetativa” anziché “avvelenamento da radiazioni”. Dopo le riparazioni, il K-19 rimase in servizio fino al 1991 col soprannome di ‘Hiroshima’, mentre Zateyev fu assegnato a incarichi di terra. Ragguardevole fu la decisione presa dall’ex presidente Michail Gorbačëv che il 1° febbraio 2006 propose la nomina dell’equipaggio del K-19 al Nobel per la Pace per l’impresa del 4 luglio 1961. Bisognerà aspettare il 2006 per la sua nomina formale.

Curiosità e Media

  • Le imprese dell’equipaggio russo sono state raccontate in forma rielaborata nel film ‘K-19, The Widowmaker’ diretto Kathryn Bigelow, con protagonisti Harrison Ford e Liam Neeson nei ruoli dei personaggi fittizi Vostrikov e Polenin. La narrazione del film sovrappone l’incidente del 1961 con un incendio avvenuto in realtà nel 1972.
  • *Nel 2000 Intermedia Film Equities ha noleggiato il K-77 per 200.000 dollari e l’ha rimorchiato a Halifax, in Nuova Scozia, come set per il film sopracitato. La sagoma sottomarino è stata modificata con della vetroresina per renderla simile a quella del K-19.
  • Si ritiene che al momento del varo, infrangendo una tradizione marinaresca, un uomo venne scelto per rompere la bottiglia cerimoniale sul retro del sottomarino. La bottiglia tuttavia scivolò lungo le lamiere e non si ruppe: da allora i più superstiziosi tra gli equipaggi russi ritennero il K-19 un sottomarino maledetto (in realtà le indagini condotte accertarono che l’incidente fu causato da una manodopera inefficiente).
  • L’ammiraglio in pensione Nikolai Mormul, fornì una spiegazione dell’incidente alternativa a quella ufficiale; secondo la contestazione quando il reattore fu avviato a terra, una squadra di costruzione non collegò un manometro al circuito di raffreddamento primario, causandovi quindi problemi nella gestione della pressione.

Fonti:

“K-19: The History.” National Geographic.

“K-19 Nuclear Submarine 1961 Incident” – Daniel Lowet, Stanford University

“Russia scraps ‘the Widowmaker’”. BBC News. 8 Agosto 2003.

“Gorbachev Proposes Soviet Sub Crew For Nobel Peace Prize.” Federation of American Scientists

Redazione

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