Che fine avrà fatto il famoso relitto del Titanic? Dormiente da ben 107 anni sembra stia lentamente scomparendo nel fondale…
La causa? Una grave malattia per il suo “Scheletro d’acciaio”, la proliferazione del batterio che dalla nave trae il suo stesso nome: Halomonas titanicae.
Affondato nella notte del 15 aprile 1912 a causa della collisione con un iceberg, il Titanic rimane il trasporto passeggeri più famoso della storia (Leggi: Storia delle navi da crociera, il Transatlantico).
Non molti sanno che il disastro sarebbe tuttavia potuto essere evitato. La nave soffriva infatti di un grave problema legato alla manovrabilità, con l’impossibilità di virare. L’analisi di questa condizione, spiegata dettagliatamente nell’articolo “Titanic: manovrabilità della nave dei sogni, dove si è sbagliato? ” riporta un secondo fatto poco conosciuto a livello mondiale. Citando l’articolo Il Titanic, l’inizio di una nuova era (Prima parte) , la partenza del Titanic fu intralciata da un piccolo incendio in una stiva del carbone e da una collisione mancata con la SS City of New York.
Ma la nave, come da titolo, non presenta solamente aspetti storici e pionieristici. A qualsiasi appassionato di macchine idrauliche, non possono passare inosservate le enormi eliche della nave. Con un diametro di 7.2 m erano considerate le più belle eliche del ‘900 (Citazione di: Le eliche più grandi al mondo).
Sepolto a quattro chilometri sotto il pelo libero, il Titanic fin dai primi anni della sua scoperta avvenuta nel 1985, possedeva uno scafo ed una struttura ancora ben conservata dagli agenti marini.
Negli anni seguenti però il metallo dello scafo aveva mostrato segni estesi di corrosione, portando la Dalhousie University di Halifax, in Canada ad effettuare ulteriori studi sul relitto nel 1991. Scoprirono quindi solamente nel 2010 la presenza di un particolare batterio: Halomonas titanicae.
L’Halomonas titanicae è un batterio estremofilo scoperto nel 2010 da Henrietta Mann e Bhavleen Kaur della Dalhousie University in Canada.
Appartenente al dominio dei procariòti fa parte della famiglia degli Halomonadaceae, batteri noti per la loro capacità di tollerare l’arsenico a tal punto da poterlo sostituire al fosforo nel proprio DNA.
Capace di degradare e riciclare efficientemente il ferro, l’Halomonas titanicae viene utilizzato per la demolizione di manufatti metallici affondati in mare quali navi o piattaforme petrolifere.
Di immediata visione sono le formazioni prodotte dalla Halomonas titanicae.
Denominate “Rusticles” sono degli agglomerati di ossido di ferro simili a stalattiti di struttura porosa. Sarebbero loro le principali responsabili della violenta corrosione che sta avendo lo scafo del Titanic. Tali infatti permettono il passaggio di acqua all’interno delle proprie porosità, favorendo la proliferazione di organismi e soprattutto batteri.
Il peso di tali comunità biologiche all’interno del quale pullula l’Halomonas titanicae venne stimato nella sezione di prua a circa 650 tonnellate! Da allora, dice lo studioso Roy Cullimore, sono cresciuti infestando l’albero di prua che potrebbe crollare entro due anni.
La struttura del Titanic, come è prassi per imbarcazioni di tale grandezza, fu realizzata in acciaio. Gli studi hanno esaminato un’inversione, non propriamente detta, del processo di produzione dell’acciaio. I microorganismi, principalmente l’Halomonas titanicae, spiega, lo stanno ritrasformando in ferro grezzo. Una volta digerito dai microbi, tale ferro entra nell’ecosistema marino venendo assorbito da animali o piante che lo utilizzano per la propria composizione.
All’erosione operata dal batterio Halomonas titanicae si aggiunge un processo di corrosione galvanica, causato dal potenziale elettrico elevato di alcuni elementi presenti nella lega (Piombo, bronzo, ottone). Tali elementi immersi in un elettrolita quale l’acqua salata creano un flusso di elettroni iniziante dal ferro, elemento con più basso potenziale elettrico.
Expedition Titanic è questo il nome della prima missione rigorosamente scientifica che determinerà lo stato e l’evoluzione del deterioramento.
Con l’utilizzo di un metodo sistematico per la raccolta dati e la creazione di un modello tridimensionale, derivante dalla mappatura degli stessi, sarà accessibile a chiunque l’esplorazione virtuale del relitto.
Pur conoscendo oramai quasi interamente la storia del Titanic, il crollo della struttura è previsto entro poche decine di anni. Correnti marine e Halomonas titanicae contribuiscono quotidianamente alla degradazione del relitto.
Che sia arrivato il momento di portarlo in superficie?
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