È stata presentata questa settimana, presso la sede della IMO, la proposta di riduzione della velocità per i trasporti navali a livello internazionale.
A causa delle recenti regole dettate dalla IMO (per saperne di più clicca qui), molte sono le proposte attuabili per il raggiungimento dei goals fissati per il 2020.
Tra le maggiori opzioni disponibili (qui riportate in dettaglio) , ritroviamo interventi sull’industria petrolchimica e sull’impiantistica navale.
Un ulteriore ipotesi, è stata avanzata nelle sedi della International Maritime Organization: la riduzione della velocità da 27kn a 18kn
(limite per navi cargo).
Gli studi riporterebbero i benefici ambientali ed economici assoggettabili alla limitazione della velocità, in termini di riduzione dei consumi di carburante, stimata intorno al 59%-71%, e di tutti gli elementi “accessori” quali i lubrificanti.
Inoltre, tale alternativa, porterebbe ad una forte riduzione della CO2 prodotta dalle emissioni navali.
Essendo il dibattito ancora aperto su questa tematica, non sono tardate ad arrivare critiche e commenti sulla completa veridicità degli studi preliminari.
La prima, mostra come l’utilizzo del motore diesel alimentato con carica ridotta, comporterebbe una diminuzione dell’efficienza del 12%. Ciò smentirebbe la stimata riduzione dei consumi, che passerebbe dal 71% al 67%.
La seconda, più pesante, arriva direttamente dall’associazione che riunisce i principali retailers degli USA, quali Amazon:
Dobbiamo evitare che la sfida si sposti dal mare alla terra
La minaccia è rappresentata dalla sostituzione di gran parte delle spedizioni navali con il trasporto su gomma.
Di fatto una limitazione alla velocità, comporterebbe un forte ritardo nelle spedizioni e quindi un ingente aumento dei costi per il consumatore.
Si vedrebbero quindi penalizzare in primis tutte le aziende che commerciano a livello mondiale ed in secundis gli stessi armatori.
È necessario pertanto analizzare i costi/benefici di tale imposizione. Le nuove regole potrebbero inoltre comportare gravi conseguenze al trasporto di particolari merci quali la carne, soprattutto per i paesi sudamericani ed africani, a causa del sovrapprezzo.
Non mancano di certo studi a riguardo. Si ipotizzando modifiche alle componenti dei motori oppure limiti ad hoc per ogni tratta e le relative ingenti sanzioni per chi non rispetti tale normativa.
Le opposizioni inoltre, non arrivano solamente dalle parti penalizzate.
La Coalition for Responsible Transportation (CTR) denuncia infatti come tale provvedimento, distoglierebbe lo sguardo dalle vere soluzioni al problema emissioni navali. L’utilizzo dell’LNG, non dev’essere quindi messo in secondo piano da una soluzione, che come dichiarato dalla CTR, risulta controproducente verso gli stessi obbiettivi.
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